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Tragedia nel bolognese, muore un 39enne originario di Paternò

L’uomo che ha perso la vita è Giuseppe Pesce, di 39 anni. Lascia una moglie e una figlia

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Dolore e sgomento a Paternò, con la città colpita dalla notizia di un nuovo, tragico, incidente stradale mortale.

A morire il 39enne Giuseppe Pesce, originario di Paternò ma residente da circa 15 anni in Emilia Romagna, nel piccolo Comune di Baricella.

L’incidente è avvenuto ieri sera (venerdì 7), alle 22 circa, mentre Giuseppe Pesce percorreva con la sua Peugeot 208 via Saletto, a Bentivoglio.

Secondo una prima ricostruzione della dinamica, l’auto con alla guida Pesce, uscita fuori strada per cause da accertare, dopo essere finita nel canale di scolo che costeggia l’arteria stradale si è ribaltata più volte su sé stesso, terminando la sua traiettoria in un campo.

Giuseppe Pesce era il nipote del compianto cantastorie paternese Nino Busacca. Lascia una moglie ed una figlia di un anno.

“A nome della città, nonchè da amico della famiglia Pesce, esprimo il più profondo cordoglio per la prematura scomparsa di Giuseppe” ha detto il sindaco di Paternò Nino Naso non appena ha appreso la notizia della morte del 39enne.

Eventi

Paternò, celebrata giornata contro la violenza sulle donne

Organizzata dal comune e dall’I.C. “GB Nicolosi”, la giornata ha coinvolto tutti gli istituti comprensivi del territorio e l’associazione “Laura Vive in Me” con la mamma coraggio Giovanna Zizzo

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Anche Paternò in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” ha detto no ad un “fenomeno” che sembra, al momento, difficile da eliminare. La violenza contro le donne è una piaga che colpisce tutti i Paesi del mondo, Italia inclusa, e che si manifesta in vari modi: dalla violenza domestica alla violenza sessuale fino a sfociare nel femminicidio. I dati raccolti dal dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno parlano di 97 femminicidi commessi sul territorio nazionale dal 1° gennaio al 10 novembre 2024, 83 dei quali consumati in ambito familiare/domestico, 51 donne uccise per mano del partner o dell’ex partner.

A tal proposito questa mattina, al complesso monumentale San Francesco alla Collina, Paternò ha ribadito il suo NO alla violenza contro le donne. Un messaggio forte lanciato dall’amministrazione comunale, dalle scuole e dall’associazione “Laura Vive in Me”, trasformando questa giornata in un momento di riflessione e impegno collettivo. Organizzata dal Comune di Paternò e dall’I.C. “GB Nicolosi”, la giornata ha coinvolto tutti gli istituti comprensivi del territorio e l’associazione “Laura Vive in Me”. L’evento si è aperto con un emozionante flash mob realizzato dagli studenti dell’I.C. “GB Nicolosi”, seguito da una conferenza che ha ospitato gli interventi del Sindaco Nino Naso, dell’Assessore all’Istruzione Francesca Coluccio, dell’Assessore alla Cultura Giovambattista Caruso e di Giovanna Zizzo, rappresentante dell’associazione “Laura Vive in Me”.

Giovanna Zizzo ha condiviso una testimonianza toccante, raccontando la sua esperienza personale di madre colpita dalla tragedia dell’omicidio della figlia. “Con parole cariche di dolore e forza, ha affrontato il tema della violenza con una profondità che ha lasciato il segno, sottolineando l’importanza di non arrendersi e di trasformare il dolore in un messaggio di speranza e impegno per il futuro” si legge in una nota del comune.

La mattinata è proseguita con un intermezzo musicale a cura dell’I.C. “Don Milani”, una lettura poetica eseguita dagli studenti dell’I.C. “G. Marconi” e momenti di riflessione curati dall’I.C. “Lombardo Radice – Virgilio” e dall’Istituto Paritario “Mamma Provvidenza”. Alle ore 11 ha preso il via un’estemporanea grafico-pittorica coordinata da Melita Clemenza, Dirigente dell’I.C. “GB Nicolosi – Giovanni XXIII”.  La giornata si è conclusa con la premiazione dei lavori realizzati dagli studenti, valutati da una giuria composta da ragazzi del Liceo Artistico “M. Rapisardi”, dal Sindaco Nino Naso e dalla Presidente della Commissione Istruzione Rosanna Lauria. Durante la cerimonia sono intervenute anche le Dirigenti Scolastiche Maria Grazia D’Amico (I.I.S. “Mario Rapisardi”) e Giusy Morsellino (I. S. “Francesco Redi”).

“Un’iniziativa che ha voluto “togliere la voce al silenzio” e accendere una luce sulla necessità di combattere ogni forma di violenza. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, rendendo questa giornata un momento indimenticabile” si chiude cosi la nota stampa del comune di Paternò.

 

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Cronaca

Aci S.Antonio, Finanza fa luce su sistema di distrazione di beni aziendali e frode fiscale

Disposto il sequestro preventivo della società “Arcaplast S.r.l.”, comprensivo delle quote societarie, dei conti correnti e dei beni strumentali per un valore complessivo di quasi 400 mila euro, reato contestato bancarotta fraudolenta

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I Finanzieri del comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza dell’intero compendio aziendale della società “Arcaplast S.r.l.” con sede legale in Aci Sant’Antonio, comprensivo delle quote societarie, dei conti correnti e dei beni strumentali per un valore complessivo di quasi 400 mila euro; reato contestato bancarotta fraudolenta.

È stata, inoltre, disposta la nomina di un amministratore giudiziario per la gestione della società sequestrata. Le indagini, condotte dalla compagnia di Acireale avrebbero consentito di far emergere un sistema di frode a danno dei creditori, in particolare dell’erario. Le indagini hanno preso avvio a seguito di una indagine avviata dalla Procura con l’obiettivo di esaminare le dinamiche relative al dissesto finanziario della società fallita. Dalle indagini sarebbe emerso un disegno fraudolento che avrebbe visto il coinvolgimento del rappresentante della società fallita, Orazio Mattia Bella, con precedenti per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il meccanismo di frode si sarebbe basato su uno schema operativo finalizzato a sottrarre beni e risorse dalla società fallita per trasferirli a una nuova entità giuridica, a prezzo irrisorio rispetto al loro valore, con l’obiettivo di eludere le responsabilità patrimoniali e fiscali.

L’illecita alienazione avrebbe riguardato il patrimonio aziendale della società fallita, comprendente know-how, dipendenti, fornitori e clienti, trasferito integralmente alla nuova impresa. In tal modo, la “New Company” avrebbe potuto proseguire l’attività imprenditoriale con i beni della fallita senza tuttavia farsi carico dei rilevanti debiti e passività accumulati. Tale cessione sarebbe stata quantificata in quasi 3 milioni di euro, con un danno patrimoniale complessivo di circa 1,5 milioni di euro a carico dei creditori, in particolare dell’Erario.

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