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Cronaca

Palermo, ritrovato nel capoluogo siciliano il turista americano che era scomparso

Per ricercare il 55enne era stato attivato dalla Prefettura di Catania un piano ad hoc con il coinvolgimento di carabinieri, polizia, pompieri, forestali e soccorso alpino Guardia di Finanza

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Il turista 55enne americano James Thomas Mattina di cui non si avevano notizie dalla tarda serata di venerdì, è stato rintracciato questa mattina poco prima delle 9 a Palermo, non lontano dal consolato americano. Per ricercare il 55enne era stato attivato  dalla Prefettura di Catania un piano ad hoc che prevedeva la ricerca dello scomparso tre i boschi dell’Etna lungo la dorsale  nord-occidentale del vulcano.  L’ultima volta che il turista era stato visto è stato a Bronte, poco dopo le 21.30 di venerdì sera, nei pressi di un bar dove i componenti di una pattuglia dei carabinieri  della locale stazione avevano dialogato con l’uomo; il tutto prima che ancora fosse lanciato l’allarme ossia domenica pomeriggio dal titolare del residence “Serra La Nave” in territorio di Ragalna dove il turista alloggiava.

Ieri pomeriggio il comando provinciale dei carabinieri ed i vigili del fuoco avevano inviato una nota di ricerca, invitando chi avesse informazioni utili a comunicarle alla compagnia di Paternò. Su coordinamento della Prefettura, si era quindi attivato un piano di ricerca, coinvolgendo anche la guardia di finanza, il corpo forestale, i volontari della Protezione Civile e la polizia locale, nonche i vigili del fuoco di Paternò, Adrano e Randazzo.  Operazioni sospese questa mattina, quando è giunta la notizia del ritrovamento a Palermo. A lavoro le forze dell’ordine per cercare di capire come l’uomo sia  giunto nel capoluogo siciliano se attraverso un mezzo pubblico (treno o autobus) oppure qualcuno gli avrebbe dato un passaggio fino a Palermo.

 

Cronaca

S.Gregorio di Catania, controlli sulle armi dopo l’omicidio di Carlo La Verde

Le verifiche hanno portato al rinvenimento di diverse armi regolarmente detenute da alcuni parenti del giovane deceduto, ma irregolarità nella comunicazione dei cambi di domicilio. Denunciate tre persone legate da vincoli familiari con la vittima

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Proseguono i controlli dei carabinieri a San Gregorio di Catania, dove quasi un mese fa si è consumato il tragico omicidio del 23enne Carlo La Verde, colpito da un colpo di pistola sparato dal padre. Un episodio che ha profondamente scosso la comunità locale e che ha portato i militari dell’Arma a intensificare ulteriormente i controlli con particolare attenzione al possesso e alla detenzione di armi nella zona.

In mattinata, dunque, i carabinieri della Stazione di San Gregorio hanno concluso una verifica su vari obiettivi, tra cui anche l’abitazione di famiglia della vittima.

Il controllo, che ha interessato il rispetto della normativa sulla detenzione di armi da fuoco, ha portato al rinvenimento di diverse armi regolarmente detenute da alcuni parenti del giovane deceduto. In particolare, i controlli hanno fatto emergere irregolarità nella comunicazione dei cambi di domicilio delle armi, che risultavano formalmente ancora custodite nell’abitazione teatro del delitto, nonostante i rispettivi detentori avessero da tempo cambiato indirizzo.

Durante l’ispezione, inoltre, i militari hanno scovato e posto sotto sequestro un ingente quantitativo di munizioni: ben 1.530 cartucce di vario calibro, delle quali non era mai stata presentata denuncia di detenzione.  Alla fine tre persone  legate da vincoli familiari con la vittima, sono state denunciate a piede libero:  si tratta di una pensionata di 83 anni domiciliata a Catania, di una donna di 58 anni residente nello stesso comune, e di un 50enne  tutti indagati per aver omesso di aggiornare le autorità circa la variazione del luogo di detenzione delle armi e per detenzione abusiva di munizionamento.

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Cronaca

Paternò, gruppo “Voce” su esito lavori consiglio comunale: “Ennesima occasione mancata”

“Negato ogni spazio alle realtà del territorio, alle associazioni e ai cittadini. Non un confronto, ma un atto politico tendente più alla denigrazione del Sindaco che alla ricerca di soluzioni relative ai problemi di sicurezza del nostro paese” dicono i componenti di “Voce”

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“Il consiglio comunale “aperto” andato in scena giovedì si è rivelato l’ennesima occasione mancata” A dirlo i componenti del gruppo politico “Voce” che criticano l’esito dei lavori del consesso civico di giovedì sera a Paternò, convocato, in seduta straordinaria, urgente e aperta, dal presidente del consiglio Marco Tripoli su richiesta del sindaco Nino Naso. Assise civica chiamata ad affrontare la problematica legata alla sicurezza in città. Presenti il presidente ARS Gaetano Galvagno e il deputato nazionale Francesco Ciancitto.

Le critiche del gruppo “Voce” seguono quelle espresse, nelle scorse ore, dal PD e dall’associazione “L’Aria Nuova”.

“ Un consiglio “aperto” in cui, oltre alla giunta ed i rappresentanti istituzionali esterni, è stato negato ogni spazio alle realtà del territorio, alle associazioni e ai cittadini. Non un confronto, ma un processo sommario, un atto politico tendente più alla denigrazione del Sindaco che alla discussione delle effettive modalità di risoluzione dei problemi di sicurezza del nostro paese- scrive il gruppo “Voce” che parla di un consiglio in cui sono state fatte proposte “superficiali”.

“Da oltre un anno siamo impegnati concretamente con le comunità straniere di Paternò, costruendo percorsi veri di inclusione, lavorando al fianco di realtà sociali e religiose, ascoltando i bisogni, favorendo il dialogo e la convivenza. Lo abbiamo fatto anche scrivendo ufficialmente all’amministrazione una lettera con proposte precise, dettagliate e realizzabili. Lettera che, ad oggi, è stata del tutto ignorata”.

Nella lettera i componenti del Gruppo “Voce” hanno chiesto se l’amministrazione ha intenzione di istituire un tavolo permanente con le associazioni impegnate sul tema; se esiste una strategia di intervento già delineata o se ne stia elaborando una;  se il comune abbia partecipato a bandi nazionali o regionali e se intenda farlo; se l’amministrazione sia disposta a collaborare con associazioni iscritte al Registro, come Penelope, ad esempio attraverso l’utilizzo di spazi pubblici; quale sia lo stato del dialogo con la Prefettura in merito allo sgombero della zona di Ciappe Bianche;  se è stato attivato un dialogo con la Protezione Civile Regionale per la gestione di emergenze (maltempo, accoglienza temporanea); se c’è l’intenzione di cercare maggiori fondi per la Bisaccia del Pellegrino e le associazioni caritative che operano sul territorio.

“A queste domande non è mai arrivata alcuna risposta. Dopo mesi di riunioni con ANPAS, CGIL, Bisaccia del Pellegrino e altri attori sociali, tutto si è fermato a ottobre 2024- dice “Voce” – Non solo non sono arrivate risposte, ma neanche è stato fatto nulla per accedere ai numerosi fondi PNRR disponibili per interventi sull’integrazione, sull’emergenza abitativa, sulla marginalità. Le occasioni c’erano, ma non sono state colte. L’amministrazione chiede “responsabilità”, però non ci ha voluto ascoltare quando l’abbiamo chiamata in causa” .

Da qui la proposta sulla questione del gruppo “Voce”: “La nostra proposta: sicurezza, legalità, integrazione. È giusto rafforzare i controlli sul territorio. È giusto garantire la sicurezza. Ma è altrettanto giusto costruire percorsi di integrazione veri, stabili, condivisi. È giusto coinvolgere la comunità islamica locale – in gran parte composta da musulmani sunniti – perché diventi parte attiva nella costruzione di una convivenza fondata sul rispetto reciproco, sulla legalità, sulla collaborazione tra cittadini, forze dell’ordine e istituzioni. Noi di “Voce” non ci fermiamo”.

 

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