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S.M. di Licodia, questione “Belvedere” approda in consiglio comunale

A chiedere attenzione, con atti concreti, è stata la consigliera Simona Pinzone che ha riferito in aula di un’aggressione verificatasi negli scorsi giorni

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Non è stata solo bagarre, ieri, all’interno del consiglio comunale di Santa Maria di Licodia, ma anche richiesta di attenzione e di azioni concrete da parte della politica locale per una maggiore sicurezza all’interno della Villa Comunale Belvedere. A sollevare la questione, in apertura di seduta, è stata la consigliera Simona Pinzone, la quale ha voluto porre l’attenzione su alcuni fatti di violenza accaduti negli scorsi giorni all’interno della villa comunale, ai danni di una famiglia. «Attraverso il mio intervento vorrei condannare gli atti di violenza che in questi mesi si sono verificati al Belvedere» ha detto Pinzone. «Oltre alle panchine, in queste ultime settimane sono venuta a conoscenza anche di alcuni atti di violenza e intimidazione rivolti a persone le quali, comunque, non hanno voluto denunciare. Per questo – ha concluso Pinzone – invito il consiglio ad attuare azioni concrete fornendo la mia disponibilità, anche come professionista. È necessario intervenire come comunità educante per cercare di arginare questi comportamenti, magari anche attraverso la creazione di una tavola rotonda con persone specializzate che possano realizzare un piano educativo efficace». Sul posto, immediatamente dopo i fatti a cui fa riferimento la consigliera Pinzone, sono intervenuti i Carabinieri della Stazione di Santa Maria di Licodia che ormai da diverso tempo portano avanti sul territorio comunale una serrata e capillare opera di controllo anche serale e notturna, finalizzata alla riduzione ed alla repressione dei reati commessi da possibili malintenzionati.

Un villa Belvedere, che comunque negli ultimi mesi – dopo la sua riapertura – riesce spesso a far parlare di sé, ma in negativo. Uso improprio delle giostre, danni alle panchine tra cui quella rossa in memoria delle donne vittime di violenza, rifiuti abbandonati in ogni dove, hanno fatto da protagonisti all’interno delle pagine di cronaca locale. A condividere le parole della consigliera, anche il sindaco Giovanni Buttò il quale ha ribadito come «tutta la comunità è contro a questi atti. In passato avevo minacciato di togliere l’altalena, ma sarebbe stata una situazione temporanea. Sono costantemente in contatto con il Comandante dei Carabinieri della Stazione di Santa Maria di Licodia che con i suoi uomini controllano egregiamente il territorio, anche stazionando all’interno della villa, ma giustamente non possono stare sempre lì dentro. Noi siamo dalla parte della civiltà».

Certamente, come più volte anche da noi ribadito, un ruolo importane mirato alla diminuzione di tali atti di violenza e rabbia verso cose e persone va svolto dalle famiglie, che rappresentano insieme alla scuola le prime agenzie educative delle future generazioni. Non di secondaria importanza potrebbe essere anche l’attuazione di un’azione sinergica con gli altri attori della vita sociale licodiese quali istituzioni politiche, forze dell’ordine del territorio, parrocchie e mondo dell’associazionismo che devono operare su più fronti, ognuno per le proprie peculiarità, a trasmettere messaggi di legalità e non violenza.

Cronaca

Biancavilla, in manette 19enne reo di aver dato fuoco ad auto del vicino di casa

L’arrestato non avrebbe “digerito” il fatto che il vicino avesse parcheggiato una Fiat 126 sotto la finestra della propria abitazione

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A Biancavilla un 19enne è stato arrestato per incendio doloso per aver dato fuoco all’auto, una  Fiat  126, del vicino di casa posteggiata davanti la finestra dell’abitazione del fermato, a piano terra;  infastidito sarebbe andato in una stazione di carburanti con una bottiglia di plastica e compra della benzina che poco dopo utilizzerà per appiccare il fuoco all’auto, che sarà distrutta dal rogo. In particolare, intorno alle 02.00 di notte, una pattuglia dell’Arma, si è recata in Piazza Cavour dove si trovava l’auto in fiamme.   Immediato a quel punto, dopo aver messo in sicurezza l’area, la richiesta d’intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Adrano, che una volta arrivati hanno subito spento l’incendio, riferendo che la combustione del veicolo era da considerarsi dolosa.

I militari intervenuti hanno subito iniziato le indagini per identificare il responsabile del rogo,  ascoltando le testimonianze di alcune persone presenti durante le concitate fasi dell’incendio per la ricostruzione dei fatti. Gli investigatori sono riusciti ad acquisire dei chiari elementi indiziari che potevano far sospettare del giovane vicino del proprietario della 126.  Inquadrato quindi l’episodio, sono scattate le ricerche dell’uomo, presunto piromane, dapprima presso la sua abitazione dove, chiaramente, non è stato trovato, e successivamente in tutto il territorio, senza tralasciare i luoghi dove il 19enne era solito andare.

Ore, quindi, di pressante e incessante attività che, alla fine, sono risultati operativamente efficaci.  Alle 3.30 circa infatti il ragazzo, vistosi braccato e non avendo modo di evitare il suo arresto, si è presentato spontaneamente in caserma, ammettendo di aver appena incendiato l’autovettura del proprio vicino il quale, poco prima, avrebbe solo commesso lo sbaglio di posteggiare la piccola utilitaria nei pressi della finestra di casa, posta al piano terra.  Continuando nel suo racconto, il giovane poi ha spiegato di non aver avuto alcun indugio, quindi senza neanche chiedere di spostare il mezzo al suo dirimpettaio, aveva deciso di prendere una bottiglia di plastica dalla propria abitazione, di recarsi in un vicino distributore di carburanti, di riempire la bottiglia di benzina, per poi fare la strada a ritroso e incendiare la vettura. Fortunatamente non si sono registrati feriti, anche se l’incendio ha causato l’annerimento della facciata dell’abitazione e la completa distruzione del veicolo, tenuto in ottimo stato dal proprietario, appassionato di auto d’epoca.

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Cronaca

Paternò, stranieri dentro la scuola “Falconieri”, la dirigente scrive alla Procura

Si tratta di cittadini extracomunitari che alloggiano nella parte in disuso e vandalizzata dell’immobile, vigili urbani e carabinieri effettuano sopralluogo dentro l’edificio per eseguire sgombero

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A Paternò cittadini extracomunitari alloggiano all’interno di un’area in disuso del plesso Falconieri di via Gaudio; la loro presenza preoccupa i genitori degli alunni delle 14 classi (dieci della primaria e quattro dell’infanzia) del comprensivo “G.Marconi”; aule che si trovano in quella parte proprio del plesso Falconieri riqualificato e messo in sicurezza negli anni precedenti. Genitori che si professano preoccupati per tale situazione.

A segnalare il tutto sono stati i componenti dell’associazione “Andiamo Avanti”, i quali  hanno ricevuto, al riguardo, nelle scorse ore, diverse segnalazioni. Non è la prima volta che i migranti sono presenti dentro l’immobile e la dirigente della Marconi Maria Santa Russo ha segnalato il tutto all’ente comunale. La dirigente della “G.Marconi” ha inoltrato una nota alla Procura della Repubblica di Catania, al  sindaco di Paternò, ai carabinieri e alla polizia municipale.

“Più volte, nel corso dell’anno scolastico è stata notata la presenza di persone all’interno del Corpo A del plesso Falconieri, chiuso perché inibito al pubblico e interdetto per la Scuola-  si legge nella missiva – in particolare sono stati visti dai genitori e dai docenti presenti diversi uomini che accendono fuochi all’interno del plesso scolastico in disuso, non rispettano le elementari norme igieniche e di decoro. Si tratta di extracomunitari che hanno rotto i sigilli, tagliato le reti, sventrato i muri per entrare e si sono nuovamente accampati all’interno del plesso, portando masserizie varie, prelevate presumibilmente da discariche- scrive ancora la Russo- Più volte abbiamo chiamato i Vigili urbani, il Sindaco e i Carabinieri, i quali hanno fatto sloggiare gli accampati che, però, sono ritornati subito dopo”.

Per la dirigente del comprensivo “Marconi” il comune paternese dovrebbe provvedere “a murare le aperture e a mettere in sicurezza la scuola oppure, come da tanto tempo chiede, a rendere disponibile per la scuola il plesso inibito, in modo che possiamo garantire noi la messa in sicurezza, sanificando i locali, occupando gli spazi necessari e provvedendo alla vigilanza”. E nella tarda mattinata di oggi la polizia municipale, supportata dai carabinieri della compagnia di Paternò, ha effettuato un sopralluogo all’interno del plesso Falconieri, accertando nell’immediato la presenza di almeno 4 posti letto. Appurato, inoltre, che le condizioni igienico sanitario all’interno dell’immobile sono davvero pessime. Nelle prossime ore, con molta probabilità, la polizia municipale dovrebbe provvedere a liberare l’immobile mentre tecnici del comune dovrebbe chiudere gli ingressi, murandoli, dell’edificio in modo tale da  impedirne in modo definitivo l’accesso agli intrusi.

“L’Amministrazione Comunale ha avviato un intervento immediato e coordinato con un sopralluogo congiunto con il personale dei vigili urbani e il reparto tecnico comunale al fine di valutare le criticità riscontrate- si legge in una nota stampa del comune- Si conferma che diverse aree all’interno dell’Istituto Falconieri sono attualmente coinvolte nell’occupazione da parte di migranti, generando una situazione d’emergenza che richiede un’azione tempestiva e mirata. In risposta a ciò, è stato avviato un processo di bonifica e sgombero delle aree coinvolte all’interno dell’istituto, con conseguente chiusura definitiva e l’impossibilità di accesso all’interno, al fine di garantire la sicurezza e l’idoneità degli spazi scolastici per gli studenti e il personale della scuola” ha sostenuto il comune di Paternò.

 

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