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Cronaca

Catania, operazione antimafia “Oleandro” eseguite 15 misure cautelari

Si tratta di soggetti appartenenti, secondo la Procura, alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, sequestrate società, beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie per oltre 12 milioni di euro

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E’ scattata all’alba di oggi l’operazione antimafia “Oleandro. Oltre  120 finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito, nelle province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine, un’ordinanza, concernente 26 indagati, con cui il G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di 15 soggetti (tra i complessivi 26 indagati), accusati a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso nonché per le condotte, aggravate dal metodo mafioso, di usura, estorsione, traffico organizzato e spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro nella forma del reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche. Si tratta, secondo la Procura, di elementi  appartenenti alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano; sono state sequestrate anche società, beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie per oltre 12 milioni di euro.

Cronaca

Catania, tracciato un bilancio dell’attività della Polizia dal Questore Bellassai

“Abbiamo cercato di dare risposte relativamente a ogni situazione nella quale si richiedesse ogni nostro intervento a qualsiasi livello” ha detto il Questore

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Oltre 262 mila persone identificate, 131 mila veicoli controllati e quasi 22 mila richieste d’aiuto gestite, in soli dodici mesi, dai poliziotti della Questura di Catania. I numeri sono stati snocciolati dal Questore di Catania, Giuseppe Bellassai, nel corso di un incontro con la Stampa in vista della conclusione del 2024.

Il “Media Day”, come è stato ribattezzato l’appuntamento con gli organi di stampa, ha visto tra gli altri alcuni dei dirigenti e funzionari in divisa per fare il punto sull’attività svolta, con il Questore che ha sottolineato come il lavoro svolto quest’anno sia da ritenere soddisfacente, soprattutto perché è stata data risposta alle varie esigenze dei cittadini. Per quanto riguarda le specialità, come la Polizia Postale, sono stati ben 17 mila i casi di monitoraggio per possibili fenomeni di cyberterrorismo e poco più di 2250 le denunce per reati informatici. La Polizia Stradale, invece ha provveduto a decurtare complessivamente quasi 20 mila punti dalle patenti di automobilisti e motociclisti indisciplinati, rilevando oltre 13 mila violazioni al Codice della Strada.

Un altro dato alto riguarda purtroppo il numero di incidenti stradali: 234. Sul fronte controlli nello scalo aeroportuale, si sfiora il milione di persone controllate dalla Polizia di Frontiera, mentre nella stazione “Centrale” la Polizia Ferroviaria ha controllato quasi 30 mila persone grazie all’impego di 150 pattuglie a bordo treno, 420 lungo la linea e 2280 in stazione. “Abbiamo cercato di dare risposte relativamente a ogni situazione nella quale si richiedesse ogni nostro intervento a qualsiasi livello – ha detto il Questore-Sappiamo che si può e si deve migliorare e ci stiamo attrezzando quotidianamente per dare delle risposte sempre più importanti alle esigenze di questa città”

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Cronaca

Operazione “Primus”,procuratore Fonzo: “Di Primo esce dal carcere e guida il clan”

“Non è la prima volta che esponenti di spicco della criminalità organizzata escono dal carcere e tornano a prendere le redini di gruppi malavitosi” ha sostenuto l’aggiunto Ignazio Fonzo

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“Si discute, e c’è un ampio dibattito, del sovraffollamento delle carceri e della funzione costituzionale della pena e giustizia riparativa. Il dato oggettivo che posso fornire è questo: il boss Alfio Di Primo condannato a 30 anni è scarcerato nel 2021, beneficiando di riduzioni di pena, scontando meno della pena comminatagli, e rientra ad Adrano, dove è atteso con impazienza dai giovani arrestati”.

A dirlo è il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo nel corso della conferenza stampa, nella quale sono stati illustrati i dettagli dell’operazione “Primus” messa in atto dalla Squadra Mobile della Questura di Catania e dal commissariato di Adrano contro il clan Scalisi e che ha portato all’arresto di 21 persone.  “Non è la prima volta che esponenti di spicco della criminalità organizzata escono dal carcere e tornano a prendere le redini di gruppi malavitosi- ha sostenuto Fonzo- Per fortuna c’è una conoscenza pregressa da parte della magistratura catanese che è in grado di fare scattare gli allerta necessari e mettere subito sotto controllo esponenti di spicco della mafia quando sono scarcerati”.

Il procuratore aggiunto ha inoltre specificato l’unica variante rispetto a prima è che la mafia non spara e non uccide, ma la sua presenza si espande sul territorio agevolata dall’omertà. “Di Primo – ha ricordato il procuratore aggiunto Fonzo – fu arrestato quando aveva 30 anni, nell’ambito delle operazioni Ficodindia 1 e 2, anche per due omicidi, commessi nell’ambito della guerra di mafia agli inizi degli anni Novanta a Catania e provincia che fecero scalpore e per i quali fu condannato con sentenza passata in giudicato. Nel 1993 per l’uccisione di Giuseppe D’Arrigo, assassinato con un escavatore, che fu decapitato su ordine del boss Di Giacomo, dei Laudani, e di Tano Cordaro nel 1994. Fu condannato, con cumulo di pena, a 30 anni reclusione”.

Un pentito ha anche anticipato ai magistrati sette mesi prima della sua scarcerazione che appena libero Di Primo avrebbe ripreso le redini della cosca. Il procuratore capo Francesco Curcio ha specificato che sulle estorsioni, ad eccezione di un caso, le vittime non hanno denunciato e “sussiste pertanto una sostanziale omertà”.

L’associazione Addiopizzo ha sottolineato che l’operazione Primus è “l’ennesima dimostrazione della presenza e del lavoro costante delle Istituzioni. Per questo motivo riteniamo non più tollerabile che, nel 2024, ci siano ancora commercianti e imprenditori che si piegano alle richieste degli uomini del disonore. Forse sarebbe il caso, oltre che un segnale importante, mettere gli operatori economici di fronte alle loro responsabilità: chi non denuncia va indagato per favoreggiamento alla mafia”.

 

 

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