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Cronaca

Gravina di Catania, denunciate 18 persone con forniture di elettricità ed acqua “a costo zero”

I carabinieri hanno controllato, supportati da tecnici Acoset e E- Distribuzione, gli impianti, idrici ed elettrici di alcune palazzine che si trovano a Gravina, Camporotondo Etneo e San Pietro Clarenza

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Sono in tutto 18 le persone denunciate a piede libero dai carabinieri della compagnia di Gravina di Catania per furto aggravato. In particolare i militari delle stazioni di Gravina e Camporotondo Etneo, in collaborazione con il personale delle società Acoset e con i tecnici della E-distribuzione, hanno effettuato numerose verifiche tecniche sugli impianti, idrici ed elettrici, di alcune palazzine che si trovano a Gravina, Camporotondo Etneo e San Pietro Clarenza.

Il primo accertamento ha interessato un complesso abitativo di Gravina per il quale, a fronte di numerosi appartamenti, non risultava un corrispondente e adeguato numero di contratti per la fornitura di acqua. L’ispezione ha consentito di accertare come, molti condomini, avessero praticato dei bypass che avrebbe permesso l’allaccio diretto alla condotta idrica principale, beneficiando di acqua gratis e causando danni per circa 20 mila euro alla società idrica.

A San Pietro Clarenza e Camporotondo, invece, i militari dell’Arma hanno svolto verifiche assieme ai dipendenti della società elettrica nazionale e, presso alcune case singole, i tecnici hanno accertato che i contatori sarebbero stati manomessi. Sugli impianti elettrici, infatti, sono stati collegati dei cavi che avrebbero consentito di prelevare la corrente elettrica a monte del contatore, in modo che i consumi non venissero contabilizzati e le bollette fossero leggerissime, con gravi danni, però per la società elettrica che ha stimato ammanchi per circa 10 mila euro.

Queste condotte oltre ad essere illegali, rappresentano un pericolo per l’incolumità pubblica, perché la manomissione degli impianti, che nel caso dell’energia elettrica avviene spesso mediante l’introduzione di un cavo per realizzare l’allaccio abusivo, esclude tutti i dispositivi antinfortunistici, con grave rischio di corto circuiti responsabili, talvolta, di vere e propri incendi.  I tecnici dell’Acoset e dell’Enel hanno ripristinato lo stato di legalità e sicurezza rimuovendo le manomissioni e installando nuovi contatori, mentre tutti gli inquilini irregolari dovranno affrontare un processo per furto aggravato.

 

Cronaca

Catania, sparatoria nel rione Librino del 2020, due arresti per tentato omicidio

A finire in manette Alfio Castagna, 37 anni, e Renè Distefano di 34. Un conflitto a fuoco che coinvolse esponenti dei clan “Cursoti milanesi” e “Cappello” e che causò due morti e sei feriti

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Tentato omicidio e detenzione e porto di arma, reati aggravati dal metodo mafioso e per avere agevolato la cosca. Sono i reati contestati a due soggetti vicine al clan Cappello. Si tratta di  Alfio Castagna, 37 anni, e Renè Distefano di 34, ai quali è stata notificata in carcere dai carabinieri un’ordinanza di custodia cautelare .

Il provvedimento è stato emesso dal gip Marina Rizza, su richiesta del pool della Dda etnea coordinato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo su indagini del nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Catania.  E’ la quarta misura cautelare dell’inchiesta Centauri eseguita da militari dell’Arma sul conflitto a fuoco dell’8 agosto del 2000 in viale Grimaldi che coinvolse numerosi tra esponenti dei clan mafiosi dei Cursoti milanesi e dei Cappello e che causò due morti, Luciano D’Alessandro di 48 anni e Vincenzo Scalia di 29, e sei feriti.

Dall’operazione Centauri è scaturita una prima sentenza della Corte d’appello di Catania, emessa il 23 ottobre scorso, con 12 condanne, con pene comprese tra due e 12 anni di reclusione, e un’assoluzione. Dalle indagini e dalle dichiarazioni di ‘pentiti’ è emerso il presunto coinvolgimento dei due indagati che, secondo l’accusa, avrebbero partecipato al conflitto a fuoco, esplodendo diversi colpi contro due esponenti del clan rivale dei Cursoti milanese, Martino Carmelo Sanfilippo e Rosario Viglianesi, senza causarne la morte.

Diversi collaboratori di giustizia hanno ricostruito il contrasto insorto tra Carmelo Di Stefano, dei Cursori milanesi, e Gaetano Nobile, dei Cappello, e quello tra Salvuccio Junior Lombardo, dei Cappello, e Giorgio Campisi, dei Cursori milanesi, le fasi organizzative della spedizione e la dinamica effettiva del conflitto a fuoco. Agli indagati è contestato il conflitto a fuoco che sarebbe stato attuato per “riaffermare il prestigio e la supremazia del clan Cappello sul territorio” e che sarebbe stato anche “strumentale al controllo delle piazze di spaccio del rione San Berillo nuovo, contese da Carmelo Di Stefano”.

Tra i moventi citate anche le aggressioni subite da Gaetano Nobile, il 7 agosto del 2020, da appartenenti al gruppo di Carmelo Di Stefano, quella di Salvuccio jr Lombardo, dello stesso giorno, a Giorgio Campisi, Rosario Viglianesi e e Giovanni Nicolosi e l’esplosione di colpi di arma da fuoco, l’8 agosto del 2020, contro un centro scommesse ritenuto di pertinenza di Salvuccio Jr Lombardo. Lo stesso giorno ci sarà lo scontro in strada, con sparatoria, tra i due gruppi criminali.

 

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Cronaca

Catania, arrestato 18enne per detenzione ai fini di spaccio

I poliziotti appena entrati nello stabile dove si trovava il ragazzo, hanno appurato la presenza di un portone blindato e un cancelletto, una piccola finestrella utilizzata per la cessione della droga e telecamere di video sorveglianza

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Ha tentato di disfarsi della droga gettandola nel wc. La polizia però lo ha colto con le mani nel sacco e lo ha bloccato. Un 18enne catanese è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Qualche pomeriggio fa i poliziotti impegnati in un servizio di controllo del territorio, hanno notato uno strano via vai di gente provenire da un’abitazione in via del Maggiolino, nel quartiere di Librino.

Insospettiti, hanno deciso di effettuare un controllo all’interno dello stabile e appena entrati hanno potuto appurare come il cortiletto interno, dinanzi l’abitazione, era stato adibito ad hoc per lo smercio di droga. Un portone blindato ed un cancelletto in ferro bloccavano il passaggio, una piccola finestrella in ferro era utilizzata per la cessione della sostanza, e vi erano installate anche telecamere di video sorveglianza che registravano le vie circostanti e l’esterno dell’abitazione stessa.

Dopo aver bussato insistentemente alla porta, i poliziotti sono riusciti ad accedere all’abitazione, appurando che era stata adibita a una vera e propria piazza di spaccio. All’interno i poliziotti hanno trovato due uomini, uno dei quali ha ammesso di essersi recato in quel luogo proprio per acquistare la sostanza stupefacente, mentre l’altro, il 18enne, è risultato essere il proprietario del locale, dimostrandosi parecchio nervoso e insofferente al controllo. Nel bagno dell’abitazione gli agenti hanno notato la presenza di acqua per terra in prossimità del wc e, pertanto, hanno deciso di verificare se all’interno del condotto vi droga rimasta incastrata. Rinvenuti 5 grammi di crack e un bilancino di precisione ancora perfettamente funzionante.

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