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Cronaca

Catania, arrestato 18 enne in scooter senza casco e investe poliziotto

Il giovane ha tentato di sfuggire ad un agente che voleva fermarlo, investendolo e  procurandogli una ferita ad una gamba che ha reso necessaria l’applicazione di alcuni punti di sutura

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A Catania un ragazzo di 18 anni in sella ad uno scooter proprio davanti alla sede della Questura, senza casco e avendo come passeggero un minorenne, ha tentato di sfuggire ad un agente che voleva fermarlo, investendolo e  procurandogli una ferita ad una gamba che ha reso necessaria l’applicazione di alcuni punti di sutura.

Il 18enne è stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Ad intimare l’Alt sono stati due agenti della Squadra Volanti che, negli stessi attimi, stavano uscendo dai locali della Questura per riprendere le attività di controllo del territorio in città finalizzate alla prevenzione e al contrasto dei reati e dei fenomeni di illegalità diffusa. Il 18enne non solo non si è fermato all’Alt dei poliziotti, ma avrebbe accelerato, cercando di aprirsi un varco per poter fuggire. Davanti all’irremovibile posizione degli agenti, il giovane ha proseguito nella sua condotta sprezzante, fino a investire il capo pattuglia che, nonostante le ferite, ha rincorso il mezzo per qualche metro riuscendo a raggiungerlo e ad aggrapparsi ad esso, fino a quando il 18enne ha perso il controllo del mezzo ed è finito a terra insieme al passeggero, senza riportare alcuna lesione.

I due sono stati portati negli uffici di polizia per ulteriori accertamenti. In particolare, il conducente dello scooter è stato arrestato e segnalato alla Prefettura come assuntore di droga in quanto trovato in possesso di sostanza stupefacente del tipo marijuana. Altresì, gli sono state contestate tutte le infrazioni previste dal Codice della Strada, con fermo amministrativo del veicolo, e si è proceduto al ritiro della patente per 15 giorni in quanto trovato in possesso della droga. Il passeggero è stato affidato ai genitori convocati in Questura dopo la contestazione prevista per non aver indossato il casco.

Cronaca

Paternò, celebrazione del 2 giugno, Festa dalla Repubblica

“Il 2 giugno è un momento solenne che celebra i valori repubblicani e il legame tra istituzioni e comunità” dicono dal comune

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Anche Paternò ha celebrato il 79° anniversario della nascita della Repubblica Italiana,  nata dalla volontà del popolo italiano espressa con il referendum del 2 giugno 1946. Una giornata per riaffermare i principi di libertà, uguaglianza e democrazia sanciti dalla nostra Costituzione.

Le celebrazioni ufficiali si sono aperte con il tradizionale corteo che, partendo da Palazzo Alessi, ha attraversato il cuore della città fino a Piazza Santa Barbara, dove si è svolta la cerimonia conclusiva con la deposizione di una corona d’alloro al Monumento ai Caduti. Al corteo hanno preso parte il Sindaco Nino Naso e la Giunta Comunale, le autorità militari, i cittadini e numerose associazioni di volontariato e combattentistiche, tutti uniti per rendere omaggio a coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà.

Tra le autorità presenti: il Capitano Marco Savo, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Paternò; il Maresciallo Franco Iervolino, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Paternò; il Comandante della Guardia di Finanza di Paternò, Niccolò Prosperi; e il Vice Comandante della Polizia Municipale, Giuseppe Rizzo, unitamente ad altri ufficiali e rappresentanti delle forze dell’ordine in servizio presso le rispettive stazioni.

Sempre in mattinata, il Sindaco Nino Naso ha preso parte, su invito di S.E. il Prefetto di Catania, Pietro Signoriello, alle celebrazioni ufficiali organizzate nel capoluogo etneo, rappresentando la comunità paternese insieme ai primi cittadini della provincia, in un’occasione importante per rafforzare il senso di unità e collaborazione istituzionale.

“Il 2 giugno è un momento solenne che celebra i valori repubblicani e il legame tra istituzioni e comunità” dicono dal comune di Paternò.

 

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Cronaca

Catania, convalidato arresto di John Obama, accusato dell’omicidio del 30enne Santo Re

Il 37enne extracomunitario, irregolare sul territorio nazionale, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia tenutosi oggi

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John Obama, il 37enne posteggiare abusivo, originario dello Zimbabwe, accusato dell’omicidio di Santo Re, il pasticciere trentenne del bar “Quaranta”, ucciso a coltellate il 30 maggio scorso, nel lungomare Ognina di Catania, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia tenutosi nella mattinata di oggi.

Il GIP ha convalidato il provvedimento e ha emesso nei confronti dell’indagato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il procuratore aggiunto Fabio Scavone, che coordina le indagini delle volanti e della squadra mobile della Questura di Catania, ha conferito l’incarico per l’autopsia che sarà eseguita domani. Ad accusare il 37enne sono due testimoni oculari e le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona.  L’indagato, che è fuggito dal luogo del delitto a piedi, quando è stato bloccato da agenti delle volanti, aveva i vestiti e le mani sporche di sangue. L’analisi delle immagini di videosorveglianza ha permesso di ricostruire le fasi dell’omicidio: Santo Re, terminata la giornata lavorativa, si è avviato verso la macchina parcheggiata nella discesa che conduce al porticciolo di Ognina.

Non appena è arrivato a metà della rampa, l’arrestato, che il pasticciere conosceva come posteggiatore abusivo che operava illegalmente in quella zona, gli si è parato davanti. Dopo qualche secondo, il 37enne ha sferrato alcuni fendenti in direzione del giovane che ha provato invano a difendersi indietreggiando.

La vittima, nonostante le gravissime ferite, è fuggita in direzione del bar Quaranta dove lavorava per chiedere aiuto, mentre il presunto assassino è fuggito. Proprio davanti al bar sostava in quei minuti un’ambulanza, che ha soccorso il pasticcere, accompagnandolo al vicino ospedale Cannizzaro dove poco dopo è morto nonostante tutti i tentativi dei medici per salvarlo. I colleghi di lavoro di Santo Re hanno riferito che la vittima conosceva bene l’indagato, al quale spesso tutti loro offrivano da mangiare.

 

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