Connect with us

In Primo Piano

Paternò, si dimette il consigliere comunale di Fratelli D’Italia Giovanni Piana

“Questa mia scelta non rappresenta una resa ma un atto di dignità umana e politica nei confronti di tutta la città” ha detto il dimissionario Piana

Pubblicato

il

Detto, fatto. Il consigliere comunale paternese di Fratelli d’Italia Giovanni Piana si è dimesso.  L’ha fatto tramite missiva indirizzata al Presidente del Consiglio Comunale Marco Tripoli e per conoscenza al sindaco Nino Naso e protocollata l’ultimo giorno dell’anno, il 31 dicembre. Dimissioni con effetto immediato.

“Sento che è arrivato il momento di fare un passo indietro – scrive in una nota l’ormai ex consigliere di Fratelli d’Italia – questa mia scelta non rappresenta una resa ma un atto di dignità umana e politica nei confronti di tutta la citta. In questi due anni e mezzo – prosegue Piana – il sindaco è stato impegnato a risolvere i suoi problemi prima politici facendo innumerevoli rimpasti di giunta per restare a galla, e poi giudiziari senza preoccuparsi di amministrare la città. Il consiglio comunale è stato svuotato delle proprie competenze e il dibattito in seno ad esso è stato quasi azzerato”.

Queste alcune delle motivazioni di Piana che prosegue nella nota “il senso del dovere nei confronti di chi mi ha eletto mi impone di non stare fermo a guardare consiglieri di maggioranza e alcuni di opposizione che continuano a imbastire giochi di palazzo e strategie politiche mentre la città muore. Mi hanno insegnato che la politica significa servire e non servirsi”.  Dopo aver ringraziato i suoi elettori che gli hanno permesso in questi due anni e mezzo di vivere un’esperienza di arricchimento personale e politico, Giovanni Piana conclude “continuerò da semplice cittadino insieme ai tanti paternesi perbene a lottare con ancora più forza nelle piazze e per le strade per donare un futuro migliore alla mia città”.

Al posto di Piana in consiglio comunale subentrerà la prima dei non eletti nella lista di Fratelli d’Italia. Si tratta di Irene Palumbo.

In Primo Piano

Leone Decimoquarto, il significato di una scelta

Un nome che ha già dentro un programma

Pubblicato

il

Cardinale Robert Francis Prevost, Papa.

Nessuno se lo aspettava. L’uomo che, comunque la si pensi, resta il più importante della terra.

Per nulla presente nei pronostici, assente da ogni rosa di papabili. Figuriamoci: un papa statunitense…con tutto il potere che c’ha già l’America di Trump?!

Eppure, per quelli che ci credono, “Lo Spirito soffia dove vuole, e ne senti il soffio, ma non sai da dove viene né dove va” (Giovanni 3:8).

Confessiamolo: gli occhi puntati per un lungo tempo ai tendoni rossi da cui sarebbe apparso il nuovo pontefice, un’attesa trepidante… Abbiamo atteso con la stessa emozione gli altri papi del passato? Forse no. Forse questa volta l’attesa ha coinvolto una massa più eterogenea di folle, chierici e religiosi da ogni parte del mondo e poi uomini e donne e giovani e bambini, un’infinità di partecipazione. Forse perché il lascito di Francesco è così scolpito nel popolo, che si sentiva il desiderio cocente di conoscerne il successore? Va da sé che l’attesa era palpabile. E’ bastata già la notizia di un papa statunitense a farci quasi cadere dalla sedia, confessiamolo.

Eppure, eccolo! L’annuncio: “La Pace sia con tutti Voi!“, un lungo silenzio commosso, gli occhi sorridenti, poi, il richiamo ripetuto a Francesco, l’inizio del pontificato con l’invito alla recita corale dell’Ave Maria e soprattutto quel nome: Leone XIV.

Quel nome, anch’esso un altro elemento su cui pensare, con quella connotazione altisonante.

Il primo della schiera dei Leone, fu Leone I, Magno. Celebre per aver incontrato Attila, nel 452 d.C,  re degli Unni, alle porte dell’Italia settentrionale e per averlo convinto a non attaccare Roma. Questo episodio lo rese una figura simbolica, di grande autorità morale e diplomatica, una figura forte a difesa della Roma cristiana.

Oppure perché vuol porsi come erede di quel Leone XIII, colui che donò al mondo l’enciclica Rerum Novarum? 

In effetti, ne avremmo bisogno.

Leone XIII, papa dal 1878 al 1903, è ricordato perché, con quell’enciclica, pose le basi della Dottrina Sociale della Chiesa, affrontando i problemi del lavoro, della giustizia sociale e del rapporto tra capitale e lavoro nell’era industriale. A differenza dei suoi predecessori, cercò un atteggiamento più aperto verso la modernità, promuovendo il dialogo con le scienze, la filosofia e la politica, senza rinunciare ai principi cattolici. Fu molto attivo nel campo delle relazioni internazionali, cercando di ristabilire i rapporti tra la Santa Sede e vari Stati europei, in un periodo difficile per il papato dopo la perdita dello Stato Pontificio.

Un papa, non sceglie di darsi un nome a caso, lo sappiamo.

Quello di Leone XIV è un nome pensato, voluto, contiene in sé un programma chiaro ed inequivocabile: la volontà di entrare nel dialogo sociale con competenza, consapevolezza e carattere, col piglio di chi conosce bene virtù e contraddizioni sia del mondo ricco, perché c’è nato e cresciuto, sia del mondo che fa fatica, perché ne è stato adottato. Un papa che può incidere, in modo nuovo, nelle questioni più cocenti da cui questo tempo moderno è afflitto: dall’emergenza della pace tra i popoli, alla questione migranti che attraversa tutto il globo, dalla perdita di senso, figlia di una società che dà tutto pronto e presto, al senso vertiginoso di isolamento umano, reso più graffiante dal chiasso degli agglomerati urbani e dalla valanga di parole con cui la Rete perseguita ogni individuo.

D’altra parte, sembra proprio avere le carte in regola, questo papa, dall’aria tanto sapiente e dal temperamento razionale che farebbe presupporlo alieno da ogni eccesso.

Ecco perché, in mezzo ai “mi piace” / “non mi piace”, che saltano sulle migliaia di bocche in queste ore, fa star bene il ricordare che a guidare la barca di Pietro è stato indicato colui che è nel piano di Dio.

Oggi più che mai, proprio perché Francis Robert Prevost era lontano dai piani umani,  avvertiamo l’imprevedibilità dello Spirito Santo che, sempre, orienta e guida la storia umana secondo un disegno che è tanto distante dai pensieri umani quanto l’oriente dall’occidente.

Buon lavoro, allora, Papa Leone Decimoquarto!

 

Continua a leggere

Eventi

Motta S. Anastasia, inaugurato il murale dedicato al Generale Dalla Chiesa

Il murale inaugurato oggi fa parte del progetto “Le strade da seguire” ideato dalla Fondazione Federico II che promuove la cultura della legalità attraverso la street art, raffigurando figure emblematiche della lotta alla mafia e dell’impegno civile

Pubblicato

il

Inaugurato queta mattina in piazza Duca d’Aosta a Motta Sant’Anastasia il murale dedicato al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. “La figura del Generale è stata scelta dall’Amministrazione comunale per rendere omaggio a una delle personalità più significative nella lotta alla mafia e nella difesa delle istituzioni democratiche” ha specificato il sindaco Antonio Bellia.

All’evento hanno preso parte i componenti della Commissione parlamentare Difesa, il presidente della Commissione parlamentare Ecomafie, i rappresentanti della Commissione parlamentare Antimafia, parlamentari nazionali e regionali, il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno, autorità civili e militari. Presenti anche gli amministratori comunali di Catania, Belpasso, Misterbianco, Piedimonte Etneo, Furci Siculo. L’opera, realizzata dall’artista Chiara Abramo, è parte del progetto “Le strade da seguire”, promosso e interamente finanziato dalla Fondazione Federico II.

“Ho voluto trasmettere un messaggio positivo nella figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa, rafforzato dalla presenza di altri elementi quale la rondine metafora della legalità, nonche l’alloro, pianta che simboleggia l’immortalità e la conoscenza” ha detto Chiara Abramo.

L’iniziativa mira a creare in Sicilia una “via dell’Arte e degli Eroi”, capace di coniugare memoria storica, cultura della legalità e valorizzazione del territorio. Motta Sant’Anastasia entra così ufficialmente nel circuito dei comuni coinvolti nell’iniziativa. , confermando il proprio impegno nella promozione della memoria collettiva e della legalità.

“E’ stato un simbolo, un combattente contro qualsiasi forma di criminalità come la mafia- ha detto il deputato nazionale Anastasio Carrà nonche vice sindaco del comune mottese e sottufficiale dell’Arma. Ma è stato simbolo anche della lotta al terrorismo. Abbiamo iniziato l’iter per cambiare il nome della piazza (Duca D’Aosta) per dedicarla al Generale Dalla Chiesa”.

Il progetto “Le strade da seguire” ideato dalla Fondazione Federico II  promuove una cultura della legalità attraverso la street art. Esso prevede la realizzazione di murales, raffiguranti figure emblematiche della lotta alla mafia e dell’impegno civile, in vari centri della Sicilia.

“Sono convinto che quanto accaduto solo pochi giorni fa a Monreale possa essere anche il risultato di certa cinematografia e serie televisive- ha detto Il presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II Gaetano Galvagno- Vedere quotidianamente che basta spacciare qualche grammo di cocaina per mettere soldi in tasca, basta sparare per risolvere un problema, può indurre alcuni giovani a emulare questi cattivi esempi. Oggi vogliamo ribadire che i nostri modelli non sono Totò Riina, Bernardo Provenzano o Pablo Escobar, ma gli eroi della lotta alla mafia come coloro che stiamo celebrando attraverso questi murales”. Galvagno ha anche ricordato Peppino Impastato e Aldo Moro, nel giorno del quarantasettesimo anniversario della loro morte.

“Mattinata emozionante, quella odierna, a Motta Sant’Anastasia, dove ho partecipato all’inaugurazione di un murale che omaggia il coraggio, la statura morale e la lezione di legalità del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, simbolo della lotta alla mafia, da cui fu ucciso a Palermo il 3 settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro – ha detto il deputato regionale Giuseppe Zitelli – Un esempio di come l’arte possa contribuire a rivitalizzare la memoria civile cristallizzando e conservando nel tempo i volti di eroi che, con le loro gesta, hanno lasciato un’impronta incancellabile, a cui tutti dovremmo ispirarci.

Rivolgo i miei complimenti all’artista Chiara Abramo, autrice dell’opera che è parte del progetto “Le strade da seguire”, promosso e interamente finanziato dalla Fondazione Federico II.

Grazie al sindaco di Motta Sant’Anastasia Antonio Bellia, al vicesindaco Anastasio Carrà, deputato nazionale e componente delle Commissioni Difesa e Antimafia e al presidente dell’ARS e della Fondazione Federico II Gaetano Galvagno per avermi coinvolto nella bellissima manifestazione tenutasi in piazza Duca D’Aosta”.

 

Continua a leggere

Trending