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Cronaca

Catania, esplosione nel rione S. Giovanni Galermo, 14 feriti di cui sei in ospedale

Si è tenuto a notte fonda un briefing tra le forze di soccorso, comprendenti Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Polizia e Carabinieri, presso la tenda allestita vicino al luogo dell’esplosione

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Sono stati complessivamente 14 i feriti, di cui sei ricoverati in ospedale, provocati dall’esplosione di ieri pomeriggio alle 19.30 da una fuga di gas nel quartiere San Giovanni Galermo. Non si contano al momento vittime. Per ore si è temuto per una possibile vittima, poiché i familiari non riuscivano a rintracciarla. L’uomo non si trovava in casa al momento dell’esplosione.

E’ il report della Protezione civile regionale. Tutte le palazzine adiacenti a quella crollata sono state sfollate. Circa 100 persone sono state assistite nel parcheggio Santa Sofia su autobus messi a disposizione dalla AMT, di queste circa 30 persone soffrono di patologie varie., diversi sfollati hanno provveduto autonomamente a ricoveri di fortuna.

La concentrazione di gas è ancora alta per poter operare in sicurezza, sul posto Vigili del Fuoco arrivati anche da Messina e Palermo, squadre USAR e cinofili. Gli sfollati sono stati portati presso una struttura alberghiera di Catania. Su luogo dell’esplosione presente anche un modulo con attrezzature specialistiche per la ricerca e soccorso di dispersi, della protezione civile regionale, utilizzato da vigili del fuoco.

Si è tenuto a notte fonda un briefing tra le forze di soccorso, comprendenti Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Polizia e Carabinieri, presso la tenda allestita vicino al luogo dell’esplosione a cui ha preso parte Giuseppe La Rosa, dirigente del servizio per la provincia di Catania della Protezione Civile Siciliana.

Il presidente di Catania Rete e Gas, Gianfranco Todaro ha spiegato che i tecnici sono intervenuti nel pomeriggio di ieri tra via Galermo e il viale Tirreno, nel quartiere di Trappeto Nord, “in seguito ad alcune segnalazioni da parte dei residenti che avvertivano un forte odore di gas. Nel corso delle operazioni c’è stata la terribile esplosione della palazzina, con il materiale edilizio che ha investito l’intera squadra di ‘Catania Rete Gas’. Con ogni probabilità il gas si è infiltrato in un appartamento saturandolo e, con l’elettricità, c’è stata la detonazione”.

Cronaca

Catania, picchiato un 30enne, tre giovani raggiunti dall’obbligo di dimora dalle 15 alle 02.30

Gli indagati sono accusati di lesioni aggravate dai futili motivi e dall’avere agito in numero superiore a cinque

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A Catania agenti della Squadra Mobile etnea hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, nei confronti di tre giovani, due 23enni e un 22enne, accusati di lesioni aggravate dai futili motivi e dall’avere agito in numero superiore a cinque. L’ordinanza prevede l’obbligo di dimora tutti i giorni dalle 15 alle 02.30.

Secondo l’accusa, i tre farebbero parte di un gruppo che, il 4 gennaio scorso, nella zona della movida, nel centro della città, avrebbero selvaggiamente aggredito, per due volte la stessa sera, un giovane che ha riportato una “frattura pluriframmentaria scomposta del naso”, con prognosi di 30 giorni, diagnostica nel pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi Centro dove è stato medicato. La vittima alla polizia ha detto di essere stata aggredita da un gruppo di giovani da lui conosciuti, in due distinti momenti e luoghi, “per futili motivi concernenti un banale diverbio avvenuto tempo addietro riconducibile a una ragazza, sorella di uno degli aggressori”.

Grazie alle testimonianze e la visione di filmati pubblicati sui social e di immagini registrate da apparati di videosorveglianza, la Squadra Mobile ha ricostruito “l ruolo ricoperto da ciascuno”, permettendo anche di fare luce su come “gli autori del fatto abbiano seguito la cosiddetta logica del branco, alternandosi, con vari ruoli, nel porre in essere l’azione violenta”.

 

 

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Cronaca

Scordia, Fillea Cgil su decesso imprenditore: “Ogni morte sul lavoro è un fallimento dello Stato”

“Non è accettabile che nel 2025 si continui a morire cadendo da un’impalcatura- dice il sindacalista Vincenzo Cubito- È ora di dire basta alla logica del profitto a scapito della vita e della dignità dei lavoratori, siano essi dipendenti o datori di lavoro”

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Ancora una tragedia nel settore edile, ancora una vita spezzata sul lavoro. Esprimiamo profondo cordoglio per la morte di Nunzio Mazzone, 65 anni, titolare di un’impresa edile, deceduto dopo una caduta da un ponteggio mentre eseguiva lavori di ristrutturazione su una palazzina a Scordia”.

nella foto l’imprenditore Nunzio Mazzone

A parlare è Vincenzo Cubito segretario generale Fillea Cgil Catania- Caltagirone che cosi interviene dopo l’ennesimo incidete mortale sul lavoro La salma si trova adesso al cimitero di Scordia dove è stata portata subito dopo l’incidente su disposizione della procura di Caltagirone.  A condurre le indagini i carabinieri di Palagonia. A breve dovrebbe essere effettuata l’ispezione cadaverica. “A nome della Fillea Cgil di Catania e Caltagirone, ci stringiamo con dolore attorno alla famiglia della vittima. Ma al cordoglio si accompagna l’indignazione: non possiamo più assistere in silenzio a questa strage continua, consumata nei cantieri, troppo spesso in assenza di adeguate condizioni di sicurezza.

Ogni morte sul lavoro è un fallimento dello Stato, delle istituzioni, del sistema delle imprese- dice Cubito- Non è accettabile che nel 2025 si continui a morire cadendo da un’impalcatura.

È ora di dire basta alla logica del profitto a scapito della vita e della dignità dei lavoratori, siano essi dipendenti o datori di lavoro. Chiediamo con forza che venga fatta piena luce sulle dinamiche dell’incidente e che le autorità competenti verifichino il rispetto delle normative sulla sicurezza nei cantieri. Ma serve un cambio di passo urgente e strutturale: più controlli, più ispettori, più formazione, più prevenzione. La sicurezza sul lavoro non può essere un costo da ridurre, ma un diritto inviolabile da garantire. Lo ripetiamo da anni: il lavoro deve servire a vivere, non a morire” ha concluso così Cubito.

 

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