Connect with us

Cultura

CineCult24, “Il Conte di Montecristo”: la serie RAI tra vendetta e redenzione

Grande successo per la serie Tv Italo-francese. Contestabili (ma non troppo) alcuni discostamenti dal romanzo di Dumas

Pubblicato

il

Si è appena conclusa la messa in onda della serie TV Rai italo-francese, “Il Conte di Montecristo”, tratta dall’omonimo romanzo di Alexandre Dumas. Sceneggiatura e fotografia veramente eccezionali, recitazione superba (non solo del protagonista Sam Claflin, ma anche dei nostri bravissimi attori italiani: Lino Guanciale, Gabriella Pession, Nicolas Maupas), costumi impeccabili.
La serie riprende la trama del capolavoro francese: Edmond Dantes, marinaio del Pharaon, fa ritorno a Marsiglia, dove ad attenderlo c’è la donna amata, Mercedes. La fanciulla, però, è contesa anche dal cugino di lei, Fernand Mondego, che mal accetta il fidanzamento con il giovane Dantes. Per questo, insieme all’amico Danglars complotta un diabolico piano per togliere di mezzo l’avversario in amore: Edmond viene accusato ingiustamente di bonapartismo e rinchiuso nel Castello d’If, da dove non dovrebbe fare ritorno mai più.

A causa di ciò, il giovane marsigliese trascorrerà 15 anni nella prigione, dove incontrerà l’uomo che gli cambierà la vita, l’Abate Farìa. Il vecchio non solo lo coinvolge in un progetto di evasione, ma diventa il suo insegnante, fornendogli una preparazione quasi accademica. Alla fine, Dantes riesce a fuggire per approdare poi sull’isola di Montecristo, dove è ben nascosto il tesoro degli Spada, così come gli era stato indicato del suo caro Abate. Arricchitosi, inizia una nuova vita all’insegna della vendetta, premeditata per ben quindici lunghi anni. A farne le spese, saranno tutti coloro che hanno contribuito, anche indirettamente, alla sua reclusione. Non mancheranno ovviamente anche vittime collaterali. Il tutto viene intessuto in maniera davvero precisa e, come un puzzle, ogni pezzo trova il suo posto nel quadro del disegno di Dantes, divenuto ora il Conte di Montecristo. Fin dove può spingersi un uomo animato da sentimenti di odio, risentimento, rabbia? Cosa si è capaci di fare annebbiati da una vendetta inesorabile? Ci si può fermare? E se è sì, come? Edmond decide di seppellire l’ascia di guerra per Haydée, una principessa greca, riscattata come schiava.

Nonostante nella serie TV non si dà molto spazio a questa figura femminile, minando la fedeltà al romanzo, è giusto darle il giusto merito: aver cambiato l’animo di Dantes. È con Haydée che il Conte/Edmond scopre cosa significhi perdonare e dimenticare, cosa significhi vivere quella vita piena predicata dall’Abate Farìa, suo saggio mentore. È con Haydée che deciderà di girare il mondo e gettarsi alle spalle anni di pianificata vendetta. Edmond Dantes rinasce a vita nuova, con accanto a sé una donna inattesa che lo guiderà nel cammino dell’amore. Perché è “solo l’amore che guarisce”.
Voto finale: 8
Serie TV consigliatissima.

Recensione a cura di “LA”

Cultura

Catania, Iulia torna a casa: la lapide che scuote la storia dell’Etna

Un’antica epigrafe cristiana riscrive la memoria di Catania e Hybla

Pubblicato

il

A Catania il ritorno di un’antichissima epigrafe cristiana. Ma dietro la tenerezza della bambina di Hybla si cela un messaggio potente: il passato non è muto. Bisogna saperlo ascoltare.

Il 17 luglio 2025, alle ore 18:00, il Museo Diocesano di Catania apre le sue porte a un evento che non è solo culturale, ma anche simbolico. Arriva finalmente a casa, dopo due secoli d’esilio a Parigi, la lapide di Iulia Florentina, una bambina morta a soli diciotto mesi e sepolta “davanti alle porte dei martiri”. È il cuore pulsante della mostra “Revelare. AGATA | rivive | IVLIA”, che sarà visitabile fino al 6 marzo 2026.

Ma dietro quel marmo freddo e silenzioso si nasconde una storia potentissima. Perché Iulia non era di Catania. Era nata a Hybla, un nome antico che riecheggia nelle fonti classiche e che oggi possiamo riconoscere con sicurezza in Paternò, sul versante sud-ovest dell’Etna.

E qui comincia il terremoto storiografico.

 

Un’epigrafe cristiana che riaccende la memoria di una città pagana

L’iscrizione di Iulia è, a oggi, la più antica testimonianza cristiana certa dell’area catanese. Fu scoperta nel 1730 a Catania, in una campagna appartenente a Ignazio Rizzari. Eppure, è molto di più di un reperto funebre: è un documento che fa luce su una fase poco conosciuta della Sicilia tardoantica, quando il cristianesimo stava conquistando gli spazi pubblici, le necropoli, i nomi, gli animi.

Iulia nata a Hybla”: cinque parole incise che sfondano il muro del tempo. Perché Hybla – o meglio Hybla Major – è l’antico nome di Paternò. Una città che oggi vive troppo spesso dimenticata nel presente, ma che ha radici millenarie, forti, profonde. Tuttavia, attenzione: non confondiamo la cristianità della lapide con le origini di Hybla.

La città in cui nacque Iulia era antichissima, e pagana. Qui, in tempi remoti, si venerava Venere. Il culto della dea — tra i più diffusi nel Mediterraneo precristiano — è testimoniato da reperti votivi e statuette, oggi conservati in musei siciliani e internazionali. Hybla fu luogo sacro ben prima che i Vangeli vi mettessero radici. La lapide di Iulia non cancella questa storia: la completa.

 

La bambina, i martiri e l’Etna: quando la pietra parla

La frase incisa sulla lapide – “davanti alle porte dei martiri” – è un capolavoro di sintesi teologica e topografica. Significa che a Catania, nel IV-V secolo, esistevano già luoghi di culto legati ai martiri, come Sant’Agata e Sant’Euplio. Non c’è nulla di retorico qui: questa è una prova concreta. Uno squarcio reale sulla vita religiosa dell’Etna in epoca tardoimperiale.

La piccola Iulia fu sepolta accanto a chi aveva dato la vita per la fede. Questo ci dice che la sua famiglia era cristiana, probabilmente convertita da poco. E che la fede, in quel tempo di confini mobili tra paganesimo e cristianesimo, non era ancora una tradizione, ma una scelta. Spesso una sfida.

 

Il ritorno: un segnale per il presente

Il ritorno della lapide è stato reso possibile grazie all’impegno congiunto dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, della prof.ssa Cristina Soraci, docente di Storia romana all’Università di Catania, della dott.ssa Grazia Spampinato, direttrice del Museo Diocesano, e di Mons. Antonino La Manna, vicario episcopale per la Cultura. Al loro fianco, l’Archeoclub d’Italia – sede di Ibla Major, e i Kiwanis Club di Paternò e Catania Est, da anni protagonisti nella riscoperta del patrimonio identitario etneo.

La mostra “Revelare” nasce proprio da questo sforzo collettivo ed è molto più di una semplice esposizione: è una sfida alla narrazione ufficiale. Perché la storia non è mai lineare, ma fatta di fratture, crolli e rinascite. “Revelare” ci scuote, ci spinge a guardare oltre, a far emergere ciò che la storia ha spesso nascosto o ignorato.

 

Perché Iulia ci riguarda?

Perché ci ricorda che i luoghi hanno una memoria. E che questa memoria può essere perduta, o negata, o deportata. Come accadde alla lapide, finita nei magazzini del Louvre nel 1825 e dimenticata per 200 anni. Ma ogni tanto – se abbiamo occhi per vedere e coraggio per riconoscere – la storia torna. Chiede ascolto. Chiede rispetto. Chiede che la verità, finalmente, venga rivelata.

Revelare, appunto…

 

Continua a leggere

Cultura

Misterbianco, si investe sul futuro: al via i lavori per il nuovo Palasport polivalente

L’impianto che darà nuova energia allo sport e alla vita sociale del territorio

Pubblicato

il

Un passo da gigante per lo sport e la comunità di Misterbianco: è partita oggi la costruzione di un modernissimo Palasport, destinato a rivoluzionare l’offerta sportiva e sociale della città. Un investimento strategico, finanziato con fondi PNRR, che conferma l’impegno dell’amministrazione nel valorizzare il territorio.

Il sindaco Marco Corsaro ha dato il via simbolico ai lavori, tagliando il nastro di un cantiere che promette di trasformare Viale del Commercio, nel cuore del Distretto Commerciale, in un nuovo polo di attrazione. Con un valore di circa un milione di euro, la struttura sarà un punto di riferimento per diverse discipline, dal calcio a 5 ad altre attività sportive, ma non solo. L’obiettivo è ampliare la fruizione dell’area, rendendola un centro pulsante per l’intera comunità.

Presenti al sopralluogo, oltre al sindaco, l’intera Giunta e il Consiglio comunale, insieme ai tecnici comunali e dell’impresa esecutrice, a testimonianza dell’importanza di quest’opera per l’intera città.

 

Una Promessa Mantenuta per il Territorio

 

 

“Oggi diamo il via a un cantiere strategico per Misterbianco,” ha dichiarato il sindaco Corsaro, sottolineando come l’amministrazione stia “mantenendo l’impegno a dotare la città di una nuova struttura sportiva polivalente.” Una promessa attesa da tempo, che ora prende forma concreta.

Il vicesindaco con delega ai Lavori Pubblici, Santo Tirendi, e l’assessore Cristian Drago hanno evidenziato l’importanza del nuovo Palasport nel rispondere alle “crescenti richieste di spazi pubblici funzionali che ci arrivano da tanti sportivi e associazioni del territorio.” Una struttura pensata per andare “oltre i confini comunali,” attirando atleti e appassionati anche dai centri vicini.

 

Un Successo Amministrativo: L’Opportunità del PNRR

 

Un ringraziamento particolare è stato rivolto ai tecnici comunali dal sindaco Corsaro e dal vicesindaco Tirendi, il cui “grande lavoro svolto” ha permesso di “non perdere l’opportunità del PNRR.” Hanno voluto ribadire che “nulla è infatti scontato, perché solo l’attenzione amministrativa e l’impegno di tutti ci consente oggi di porre il nostro Comune tra i primi in Sicilia per quantità di risorse impegnate e cantieri avviati, con l’obiettivo di rigenerare il territorio.”

Questo nuovo Palasport non è solo un edificio, ma un simbolo della capacità di Misterbianco di guardare al futuro, investendo nello sport, nel sociale e nella qualità della vita dei suoi cittadini.

Continua a leggere

Trending