Per il 48° anniversario della morte di Michelangelo Virgillito è stata celebrata una messa solenne nel magnifico santuario della Madonna della Consolazione, cuore delle opere di carità volute dal commendatore paternese.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal rettore Miguel Sancez, affiancato dai frati cappuccini padre Giorgio e Luigi Saladino, da don Enzo Algeri, padre Alessandro Ronsivalle, padre Giuseppe Sammartino, padre Nino Pennisi, padre Placido Di Franco e don Maurizio Pagliaro. Una messa per ringraziare il Signore del dono della vita di Michelangelo, cui hanno preso parte, anche quest’anno, numerosi paternesi, familiari e componenti della Fondazione: una presenza che ha rappresentato un segno di gratitudine verso un’anima generosa, bisognosa di preghiera per poter un giorno sedere vicino al buon Gesù e alla Madre Celeste.
Come ogni 27 agosto, la celebrazione si è svolta proprio nel giorno dedicato a Santa Monica, la madre che seppe guidare il figlio Agostino alla santità: un richiamo speciale a tutte le mamme, ma anche un accostamento non casuale con la madre di Michelangelo, Provvidenza Bonaccorsi. Fu lei, infatti, a condurlo sin da piccolo al santuario, dove davanti alla Madonna gli sussurrava di non dimenticare i poveri qualora un giorno fosse diventato ricco.
Particolarmente significativa la messa del giorno con la lettura della Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, che sembra descrivere lo spirito di Virgillito: “Voi ricordate, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.”
Michelangelo Virgillito ha lavorato tutta la sua vita. Da giovane con umiltà, sporcandosi le mani nei cantieri paterni e portando la “cantarella”, forgiando così una personalità di grande lavoratore. Da adulto, a Milano, divenne un protagonista della vita economica, tanto che di lui si scrisse che faceva “tremare la Borsa” nella metropoli meneghina. Questa messa è stata anche un pensiero rivolto ai giovani del sud in cerca di lavoro. Quanti ragazzi promettenti, ancora oggi, sono costretti ad andare al Nord per costruirsi un futuro.
Con grande coraggio (finalmente), il celebrante nell’omelia ha parlato di Virgillito senza remore descrivendo il benefattore dei poveri, se pure di un uomo con le sue debolezze umane ma coerente con la sua fede di buon cristiano. Viveva a Milano in un piccolo appartamento, conducendo una vita da francescano, lui che poteva vivere da riccone. “Paternò, sapessi quanto ti ho amato”, scrisse nel suo testamento. La vita terrena di Michelangelo Virgillito fu anche una grande testimonianza di fede nella Madre Celeste. Pur non essendo sposato e non avendo una famiglia propria, amò i più poveri di Paternò con l’affetto di un padre. Con la fondazione da lui voluta volle incarnare l’esempio evangelico del buon samaritano che si prende cura dell’ammalato: “Prendetevi cura di lui e al mio ritorno pagherò io.”
Da tanti anni la Fondazione porta avanti la sua missione a favore degli ultimi di Paternò, la città che anche ieri sera lo ha ricordato nella preghiera. Come già più volte detto Michelangelo Virgillito resterà sempre parte della storia di Paternò. Il suo legame profondo con la terra natale, che lo accompagnò per tutta la vita e che si tradusse in opere concrete di carità, continua a unirci nella memoria e nella gratitudine.