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Paternò, comune sciolto per mafia dal Consiglio dei Ministri

La decisione a seguito della relazione inviata dal Prefetto di Catania al Ministro dell’Interno Piantedosi

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Il Consiglio dei Ministri tenutosi oggi a Roma e presieduto dal premier Giorgia Meloni, ha votato favorevolmente per lo scioglimento – per infiltrazioni mafiose – del comune di Paternò. All’attenzione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi era giunta nelle scorse settimane la relazione del Prefetto di Pietro Signoriello che aveva avuto modo di “leggere” quanto prodotto dalla commissione ispettiva, che ha operato nel centro etneo dal 31 gennaio al 31 luglio del 2025 esaminando centinaia e centinaia di atti amministrativi prodotti dall’ente comunale nel periodo compreso tra il 2019 e il 2022.

Sarà adesso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, su proposta del Ministro Piantedosi, a firmare il decreto di scioglimento del comune paternese. Un ultimo capitolo di una travagliata vicenda politica e giudiziaria, nata a seguito dell’inchiesta antimafia “Athena” scattata il 15 aprile dello scorso anno che vede coinvolti in prima linea il sindaco Nino Naso, l’ex assessore Salvatore Comis nonché l’ex consigliere e assessore nella prima sindacatura Naso, Pietro Cirino. L’accusa è chiara e di certo non di poco conto: voto di scambio politico mafioso. Se sul fronte amministrativo il Governo ha decretato la fine di questo “Naso bis”, la vicenda penale è ancora tutta aperta, con i giudici del Tribunale etneo che vedranno sedere tra i banchi degli imputati – a marzo 2026 – sia l’ex primo cittadino sia l’ex assessore Salvatore Comis.

Alla luce della decisione del Consiglio dei Ministri, il sindaco, la giunta e consiglio comunale risultano essere decaduti dalla carica e non possono intraprendere azioni legali dirette contro tale decisione. L’unica via di tutela è adesso l’istanza di accesso agli atti per comprendere le motivazioni che hanno portato allo scioglimento al fine di ottenere una valutazione della legittimità del provvedimento, e nel caso questa non sia rispettata, ricorrere al TAR, al quale sarà possibile chiedere la sospensiva del provvedimento nelle more che il Tribunale Amministrativo entri nel merito della vicenda. La città di Paternò è stata ancora una volta, suo malgrado, teatro di una macchia indelebile che difficilmente potrà essere dimenticata.

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