Dopo un nuovo tragico incidente fa tanto parlare in questi giorni Corso Italia. Agli occhi della gente comune anche se non esperti in materia di “Urbanistica”, la perdita di connotazione di circumvallazione del Corso Italia sia da addebitare alla concomitante e graduale disordinata edificazione della parte adiacente al quartiere Mazzini che, in tal modo, ha determinato lo snaturamento della sua funzione originaria, tanto da assumere, sempre più, quella di arteria interna al tessuto urbano di Paternò.
La conseguenza è stata la graduale interferenza del traffico veicolare e pedonale proveniente dal nuovo agglomerato urbano, tra l’altro, ulteriormente incrementato da quello proveniente dalla via E. Bellia.
Tale condizione ha ingenerato, la confluenza costante e continua degli automezzi proveniente dal quartiere Mazzini nella circolazione di Corso Italia, peraltro effettuata nei due sensi di marcia, nonché sempre intensa in ogni ora della giornata e molto sostenuta.
Senza dimenticare il disagio per un lungo periodo, gravato su Corso Italia, del passaggio dei mezzi pesanti diretti verso la piana di Catania del viale A. De Gasperi (interessati in un recente passato dai lavori per realizzare la pista ciclabile) arteria che permetteva, agli stessi mezzi pesanti, di attraversare la zona Ardizzone nella sua parte più periferica.
Uno scenario, quello prefigurato, previsto dai noti urbanisti prof. Dario Sanfilippo e il prof. Franz Faro già a metà degli anni settanta: lo preannunciarono ai tecnici locali nel corso di un incontro – confronto, organizzato dall’ allora amministrazione comunale, in occasione della presentazione delle linee generali del piano di attuazione della zona PEEP e del successivo PRG, in seguito predisposto.
Presenziarono, per la verità, solo pochi tecnici ma vennero registrati animati interventi da parte dell’arch. Carmelino Borzì, degli ing. Luigi Asero e Turi Fallica. Questi proponevano un potenziamento di Corso Italia in modo da mantenere, la fisionomia di viabilità principale anche per il futuro, da mantenere la percorrenza al traffico proveniente da, e per, Catania, in continuità con la SS 121.
I due progettisti del piano, prof. Dario Sanfilippo e prof. Franz Faro, eccepirono tale proposta ritenendola poco lungimirante: asserirono che Corso Italia sarebbe diventato, nel tempo, inidoneo a sopportare il traffico esterno proveniente da Catania e che la rete stradale della zona Mazzini sarebbe stato causa di congestione della circolazione dello stesso Corso Italia perché sottoponeva l’arteria in questione ad un continuo ed incessante interferenza del flusso veicolare.
Sulla lavagna riportarono lo schema, grosso modo, dell’andamento che avrebbe assunto la viabilità dell’area PEEP, prevista da idonee arterie, a doppia carreggiata (una per ogni senso di marcia), raccordate da rotonde, per evitare interferenza nella circolazione ed avere, in tal modo, un traffico fluido in grado di canalizzare ed assorbire anche quello proveniente da (e per) Catania.
Tale previsione viaria costituì, pertanto, la base fondamentale del sistema di mobilità su cui poggiava la pianificazione della espansione urbanistica della parte settentrionale del territorio comunale degli anni successivi, gli anni ottanta.
Per tutto questo, va intrapreso il tentativo di ripristinare la logica del sistema di mobilità che era alla base della pregressa pianificazione urbanistica e ripensata, raccordandola e adattandola alle nuove esigenze della città, come la presenza, a breve, della nuova stazione della metropolitana (caos che vedremo già dalle prossime settimane)
L’ incuria, lo stato di abbandono, l’occupazione abusiva di sede stradale, l’apertura di nuovi esercizi commerciali, hanno aggravato man mano la tenuta del Corso Italia, rendendo la sua circolazione pesante, lenta, intasata e, quindi, pericolosa anche per gli attraversamenti pedonali.
La esecuzione di urgenti e indifferibili interventi di ricostruzione e di riqualificazione della sede stradale permetterà, in ogni caso, di mitigare l’attuale livello di congestione del traffico, a vantaggio della circolazione stradale per assicurare alla stessa maggiore grado di sicurezza per la percorribilità degli automezzi e l’attraversamento da parte dei pedoni.
Lo si deve a quanti sono stati coinvolti, negli anni, in tanti gravi incidenti, alcuni dei quali sono risultati mortali, come quello occorso al nostro Nino Tomasello che, 40 anni prima, negli stessi luoghi, aveva subito la perdita del figlio Francesco. Entrambi vittime dell’inciviltà.
Problema aggravato poi dalla scarsa illuminazione pubblica della strada nelle ore serali.
Analogo incidente aveva subito nello stesso punto, al momento di attraversare Corso Italia, Padre Salvatore Alì: lo stesso ha ricordato durante la celebrazione delle esequie di Nino Tomasello e nel corso dell’omelia ha esortato, con tanto fervore, il responsabile dell’ A.C. Nino Naso ad attivare immediatamente e celermente gli uffici preposti per rimuovere tutte le carenze presenti in quel tratto di Corso Italia che potevano essere state causa dei tanti incidenti verificatesi: la carenza di illuminazione pubblica, la insufficienza della segnaletica orizzontale e verticale, segnaletica sul manto stradale, l’avaria dell’ impianto del semaforo, guasto da un tempo interminabile, la potatura della vegetazione sporgente.
La risposta data a tale sentita richiesta: inerzia assoluta.