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Etna, sulla questione Crateri Silvestri interviene l’ex Presidente del Parco Carlo Caputo

Diverse le proposte avanzate dall’attuale sindaco di Belpasso

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Pubblichiamo il commento del sindaco di Belpasso Carlo Caputo, ex presidente del Parco dell’Etna, sulla questione del ticket per accedere ai Crateri Silvestri.

Da circa due settimane, il 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗖𝗿𝗮𝘁𝗲𝗿𝗶 𝗦𝗶𝗹𝘃𝗲𝘀𝘁𝗿𝗶 𝗲̀ 𝗯𝗮𝗹𝘇𝗮𝘁𝗼 agli onori della cronaca internazionale. Internazionale, sì, perché dobbiamo ricordare che 𝗹’𝗘𝘁𝗻𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻 “𝗮𝗳𝗳𝗮𝗶𝗿𝗲” 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗶𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶: il mondo ci osserva, l’Etna è un patrimonio universale e la sua fama ci impone una responsabilità maggiore. Ho atteso prima di intervenire pubblicamente, sperando di leggere iniziative e azioni risolutive. Ho riscontrato, al contrario, solo risposte e iniziative troppo timide rispetto al clamore nazionale che ha preso la vicenda.

Vorrei ricordare che, durante la mia Presidenza al Parco dell’Etna, già un primo tentativo di “regolamentazione” dell’area dei Silvestri fu proposto. In quegli anni, l’emergenza COVID offrì l’occasione di regolare gli accessi e di evitare assembramenti. L’allora proprietario privato dei Silvestri installò paletti e pannelli informativi, chiedendo al Parco di autorizzare tale regolamentazione. 𝗟𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗳𝘂 𝗻𝗲𝗴𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝗦𝗶𝗹𝘃𝗲𝘀𝘁𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘁𝗮𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶.

Successivamente, il privato propose un nuovo progetto al Parco dell’Etna per la fruizione dell’area, volto a creare una sorta di laboratorio all’aperto per studi e ricerche sul campo, prevedendo nuovamente la regolazione degli accessi. Il progetto fu presentato, ma il mio incarico di Presidente si concluse. Il progetto presentato rimase per quanto di mia conoscenza non esaminato e quindi non approvato. Ora, se i Crateri Silvestri devono rimanere di proprietà privata – e l’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲̀ 𝗱’𝗼𝗯𝗯𝗹𝗶𝗴𝗼 –, ritengo che si possa considerare l’ipotesi di un ticket d’ingresso, ma questo deve essere concesso solo in cambio di un servizio reso effettivo e tangibile per il visitatore.

Un punto fermo e irrinunciabile deve comunque essere il 𝗺𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗲 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗹𝘂𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗴𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶. Il Parco, nella sua autorità di ente autorizzatorio, ha la piena possibilità di conciliare l’interesse della proprietà privata con il preminente interesse pubblico. Altre ipotesi di azione sono legate, ad esempio, alla ripresa dell’acquisizione tramite esproprio. In tal caso, tuttavia, è essenziale agire con velocità, poiché il prezzo di un sistema vulcanico che è stato per oltre un secolo di libero accesso è destinato a crescere con il passare del tempo considerato che da oggi in poi si “contano” gli ingressi. Con la prossima Legge di Stabilità regionale alle porte, non credo sia impossibile reperire le risorse necessarie.

Un’altra strada – considerata la libera fruizione protrattasi per oltre un secolo – potrebbe essere quella di far riconoscere un uso pubblico dell’area, una via più complessa ma assolutamente percorribile a livello legale. Comunque, ciò che desta maggiore perplessità non riguarda tanto le valutazioni sul futuro, quanto l’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗶𝗺𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗲 volte a porre fine a questa presunta attività abusiva del privato. 𝐸̀ 𝑛𝑜𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐𝑎 𝑒𝑠𝑒𝑟𝑐𝑖𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑢𝑛’𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑐𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑐𝑖𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑙 p͟r͟e͟v͟e͟n͟t͟i͟v͟o͟ ͟e͟d͟ ͟o͟b͟b͟l͟i͟g͟a͟t͟o͟r͟i͟o͟ 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑟𝑒 𝑣𝑖𝑛𝑐𝑜𝑙𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝐸𝑛𝑡𝑒 𝑃𝑎𝑟𝑐𝑜 (parere ad oggi inesistente).

Inoltre, occorre, considerare anche gli 𝗮𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗶 𝘂𝗿𝗯𝗮𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗲 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗿𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶, 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝘀𝗶𝗮𝘀𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗮 (𝗽𝗮𝗿𝗰𝗵𝗲𝗴𝗴𝗶, 𝗽𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮,𝗲𝗰𝗰). 𝗦𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲 𝘀𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗮𝗴𝗶𝗿𝗲, 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶, 𝗺𝗮 𝗴𝗶𝗮̀ 𝗼𝗴𝗴𝗶!

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