La mobilità del Sud-Est siciliano è arrivata al limite, e anche percorrere una manciata di chilometri di tangenziale può trasformarsi in un viaggio interminabile con ricadute pesanti su vita quotidiana, il lavoro e la competitività territoriale. Ecco perché è tornata al centro del dibattito pubblico il tema della nuova tangenziale di Catania, come ha dimostrato l’iniziativa tenutasi stamattina promossa dalla Fillea Cgil di Catania all’Ente Scuola Edile. L’infrastruttura diventerebbe decisiva per decongestionare flussi urbani e interurbani.
Presenti il segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo, il segretario generale della Fillea Cgil di Catania, Vincenzo Cubito, Giovanni Pistorio, segretario generale della Fillea Cgil Sicilia, Rosario Fresta, presidente di Ance Catania, Anthony Barbagallo, deputato nazionale e componente della Commissione Trasporti, Francesco Russo, docente di Ingegneria delle Infrastrutture all’Università di Reggio Calabria e Antonio Di Franco, segretario generale della Fillea Cgil nazionale. A moderare, la giornalista Rai Eleonora Mastromarino.
Vincenzo Cubito ha ricordato come “il nodo catanese sia un sistema saturo già da troppo tempo” e come la tangenziale rappresenti “la spina dorsale del sistema di trasporto regionale”, ormai però incapace di sostenere i volumi di traffico attuali. Il segretario della Fillea ha anche spiegato le ragioni che hanno portato ad accorciare la relazione per favorire gli interventi del territorio: “Sindaci, amministratori e tecnici hanno voglia di dire la loro, e questa iniziativa deve diventare un megafono importante per allargare il dibattito”.
La relazione della Fillea etnea ha evidenziato come un cosiddetto “scenario 2” fosse stato già individuato in passato in uno studio dell’Ance, e sia oggi ancora più attuale: collegherebbe porti, aree industriali e territori oggi frammentati, migliorando al tempo stesso i collegamenti tra la fascia ionica e la Piana di Catania. Sarebbe una soluzione capace di affrontare una criticità ormai strutturale, nata da anni di crescita demografica nell’hinterland e di progressivo spopolamento del capoluogo.
Cubito ha inoltre chiarito la posizione della Fillea riguardo l’ipotesi di una terza corsia sulla tangenziale, attribuita ad ANAS, definendola “la più improbabile”, nonché una scelta “che si rivelerebbe una sciagura per l’intero Sud-Est siciliano”, capace solo di bloccare la mobilità per un decennio senza risolvere il problema alla radice.
Il quadro complessivo della mobilità siciliana, come osservato dal segretario regionale Giovanni Pistorio, resterà “estremamente insufficiente sino a quando non verranno realizzate quattro grandi opere strategiche, fondamentali per garantire la continuità territoriale e la competitività dell’isola: l’asse Nord–Sud, la Modica–Gela, l’attraversamento di Palermo e la nuova tangenziale di Catania, opera prioritaria per l’intero Sud-Est siciliano nella quale si procede oramai per stop and go”.
La posizione dell’Ance Catania, illustrata dal presidente Fresta, è chiara: “Siamo stati i primi a dare l’allarme del disastro tangenziale. Sono passati oltre 20 anni e forse è il caso di passare all’azione e pensare a una fattibilità immediata. La nuova tangenziale rappresenta un’infrastruttura strategica per Catania e la Sicilia orientale. Non è più il tempo dell’attesa, conosciamo i problemi e conosciamo la soluzione”. La proposta dei costruttori mira dunque a collegare l’autostrada Catania–Messina dallo svincolo di Giarre alla Catania–Palermo all’altezza di Motta Sant’Anastasia, offrendo un tracciato in grado di alleggerire sensibilmente tangenziale e A18.
Anche il docente Francesco Russo ha fatto riferimento ai cambiamenti della struttura: “Alla tangenziale non è solo aumentato il traffico: tutti tendono a correre e funziona come un sistema di base di comunicazione. Oggi i commercianti di Fasano o di Catania ne subiscono lo stesso flusso perché il traffico esonda. I tempi? Siamo assolutamente in ritardo”.
Per il deputato Barbagallo, inoltre, “la prima battaglia politica è quella di evitare la terza corsia della tangenziale. È questa la prima sfida da risolvere subito: bisogna fare una battaglia delle scelte. E dire all’ANAS che sta finanziando questa idea sciagurata, di fermarsi. Inoltre, l’attuale situazione disastrosa della tangenziale di Catania è determinata da altri fattori tra cui il traffico proveniente dai 30 comuni che orbitano nell’area. Purtroppo abbiamo i dati peggiori d’Europa sui servizi di trasporto pubblico locale e l’uso delle auto diventa obbligatorio”.
Nel suo intervento, infine, il segretario generale della Fillea, Antonio Di Franco, ha richiamato la mancanza di una programmazione seria a livello nazionale: “Il governo è sordo, taglia sulle infrastrutture, si ostina su quelle inutili e soprattutto non riconosce gli extra costi alle imprese”. Una critica che si estende anche alla necessità di una visione industriale più chiara, di un piano contro il dissesto idrogeologico e di investimenti prioritari a sostegno dei bisogni reali dei cittadini: “Noi con i 14 miliardi del ponte in questo momento daremmo priorità a dare una casa a cittadini, lavoratori, studenti e pensionati”.