È il momento che le molestie, le discriminazioni e il mobbing nei luoghi di lavoro, emergano in tutta la loro drammaticità. L’assemblea delle delegate della Cgil di Catania, convocata nel Salone Russo proprio nella giornata simbolo contro la violenza sulle donne del 25 novembre, ha scelto di affrontare ciò che troppo spesso rimane nascosto dietro le porte degli uffici, degli ospedali, delle fabbriche.
Ad aprire i lavori stamattina sono stati i saluti di Carmelo De Caudo, segretario generale CGIL Catania e la relazione di Rosaria Leonardi, segretaria confederale della CGIL, che ha chiarito come “le molestie, il mobbing e le discriminazioni rappresentano ancora oggi una ferita aperta ma invisibile, diffusa in ogni settore”. Leonardi ha ricordato che sono 89 le donne uccise dall’inizio dell’anno (dato aggiornato ad oggi, fonte Osservatorio nazionale Non una di meno), di cui l’80% in ambito familiare. Sono poi oltre 1 milione e 400 mila le lavoratrici che in Italia hanno subito molestie o ricatti sessuali; il 13,5% delle donne hanno in età compresa tra i 15 e i 70 anni e sono vittime di comportamenti molesti sul lavoro. Secondo il rapporto Inail del 2023, si registra un aumento del 14% degli infortuni da aggressione che coinvolgono donne; numeri che disegnano un fenomeno strutturale, aggravato da precarietà, divario salariale e carenza di tutela.
“Le molestie non sono episodi isolati: si alimentano in contesti dove mancano prevenzione, formazione e una cultura del rispetto. Non possiamo più accettare questa normalizzazione del sopruso”, ha affermato Leonardi.
La segretaria confederale della Cgil di Catania ha poi ripercorso la stratificazione normativa che negli anni ha costruito strumenti di protezione, sottolineando però che tali presìdi non bastano senza un cambiamento culturale e organizzativo. Le discriminazioni legate alla maternità, i contratti precari, il part-time involontario e il gap salariale del 25%, rimangono le condizioni che espongono ancora oggi troppe donne a vulnerabilità e abusi.
Leonardi ha inoltre ricordato che il gap salariale del 25%, i contratti precari e il part-time involontario rappresentano “forme di discriminazione strutturale che compromettono la dignità e le possibilità di emancipazione delle donne”, evidenziando l’urgenza di investire non solo in norme, ma in un cambiamento culturale capace di incidere sull’organizzazione del lavoro.
L’assemblea ha accolto le testimonianze delle delegate delle categorie della Cgil, e gli interventi di Adriana Laudani (Memoria e Futuro), Daniela Ursino, (operatrice d’accoglienza e coordinatrice del centro antiviolenza Thamaia), Pina Palella (ANPI Catania) e Luigi Nicolosi (Koinè). Un mosaico di prospettive che ha messo in luce quanto la violenza di genere, dentro e fuori il lavoro, sia parte di un sistema ancora permeato da logiche patriarcali.
A rendere ancora più intenso il confronto è stato il monologo di Tiziana Grasso, “Non sono nata per avere paura”, scritto in memoria di Stefania Noce, la giovane attivista catanese di 24 anni che si batteva per le donne e per i migranti. uccisa nel 2011 per mano del suo ex fidanzato.
La conclusione dei lavori è stata affidata a Gabriella Messina, segretaria regionale CGIL Sicilia, che ha rilanciato l’urgenza di interventi strutturali: “Il contrasto alla violenza sulle donne deve diventare una priorità reale nelle scelte politiche.- ha detto- Servono prevenzione, autonomia economica, lavoro stabile e di qualità. Non possiamo continuare a intervenire solo nell’emergenza, mentre restano fermi l’osservatorio e la cabina di regia regionale”. Messina ha denunciato inoltre la mancanza di misure concrete nella legge finanziaria, ricordando lo sciopero generale del 12 dicembre organizzato dal sindacato, come risposta a una politica che continua a ignorare le esigenze delle donne.
Grande commozione e autentica ammirazione hanno attraversato inoltre la serata della tavola rotonda del 24 novembre, tenutasi sempre nel salone Russo, dove il coraggio di Vera Squatrito (autrice, insieme a Elena Portale del libro “Io sono Giordana”, nonché presidente dell’omonima associazione) e Giovanna Zizzo (presidente dell’associazione “Laura vive in me”) madri delle giovani vittime di femminicidio come Giordana Di Stefano e la piccola Lauretta, uccisa dal padre nel 2014, è emerso con una forza che ha scosso l’intera platea.
Le loro voci hanno trasformato il dolore in un richiamo potente alla responsabilità collettiva.
L’incontro dal titolo “Dalle ferite all’impegno e alla responsabilità sociale”, ha dato spazio a testimonianze, analisi e strumenti culturali capaci di orientare il futuro verso una consapevolezza più profonda con la partecipazione di Rosaria Leonardi, segretaria confederale CGIL, Margherita Patti, segretaria territoriale SPI CGIL Catania, Carmen Coco, sindacalista Cgil e autrice del libro “Naufragi d’amore” e dirigente FLC CGIL Catania, M. Salvo Troina, già sovrintendente capo della polizia, Salvatore Daniele, della Fondazione Montalbano. La moderazione è stata affidata alla regista Nella Condorelli.
Gli attori Luisa La Carrubba e Giovanni Zuccarello hanno proposto letture tematiche tratte dai libri proposti in occasione della giornata.