A Catania permane un alto tasso di disoccupazione, il 12,5 %, e il 2025 si chiude senza un’inversione strutturale sul fronte del lavoro. I disoccupati, secondo gli ultimi dati ISTAT, sono 47 mila; il tasso di inattività è del 46,1%. L’anno che volge al termine è stato segnato da mobilitazioni e vertenze. Parte da questi dati l’analisi del segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo, che indica come priorità immediata l’istituzione, con l’anno nuovo, di un tavolo istituzionale permanente: un vero patto per il lavoro che coinvolga Comune, Regione, imprese e parti sociali.
Forte l’impegno sul fronte internazionale, con le iniziative a sostegno della Palestina e l’adesione alla Global Flotilla. “Lo sciopero generale del 3 ottobre, con quasi 20 mila persone in piazza a Catania, ha dimostrato che esiste un legame diretto tra il desiderio di pace, la richiesta di una posizione chiara al Governo e il diritto di dissentire di chi lavora”, sottolinea De Caudo.
Il 2025 si chiude come un anno nero sul fronte della sicurezza: secondo i dati Inail, a Catania si contano 13 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, mentre la Sicilia resta tra le regioni più colpite. Un bilancio aggravato, secondo la Cgil, dall’approvazione definitiva alla Camera del nuovo ddl in materia, giudicato peggiorativo rispetto al testo iniziale e inadeguato a fronteggiare un’emergenza ormai strutturale.
Guardando al 2026, il sindacato annuncia nuove battaglie. In primo piano la campagna per il NO al referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, con la nascita del Comitato referendario anche a Catania. L’obiettivo è informare e mobilitare l’opinione pubblica sui rischi di una riforma che, per la Cgil, indebolisce le garanzie democratiche.
Altro fronte centrale sarà la sanità. La Cgil sarà impegnata nella raccolta firme per una legge di iniziativa popolare a difesa di una sanità pubblica universale. Liste d’attesa interminabili e pronto soccorso sovraffollati restano una criticità quotidiana anche nel territorio etneo.
Sul versante dello sviluppo, De Caudo richiama l’attenzione sugli annunci della Regione: 100 milioni di euro per la viabilità industriale, di cui 50 destinati a Catania. “Non bastano le cifre – avverte – servono tempi certi, una cabina di regia e scelte politiche coerenti”. La zona industriale e le Zes, in una provincia a forte vocazione ICT, possono essere una leva decisiva solo con infrastrutture, sicurezza e regole chiare.
Preoccupano anche scuola e trasporti. A Catania un giovane su quattro lascia gli studi prima del diploma, tra edifici obsoleti, barriere architettoniche e uso disomogeneo dei fondi Pnrr. Sul fronte della mobilità, la situazione resta al limite: la metropolitana è ancora incompleta, mancano le risorse per arrivare a Fontanarossa, mentre il collegamento ferroviario con la zona industriale e i parcheggi scambiatori restano irrisolti. Torna inoltre al centro il tema della nuova tangenziale, ritenuta strategica per decongestionare il traffico del Sud-Est siciliano.
Infine l’industria. La Cgil chiede certezze sui 5 miliardi annunciati da STMicroelectronics, legati però a nodi irrisolti come l’approvvigionamento idrico e la tenuta occupazionale di oltre 5.300 addetti. Preoccupano anche il settore farmaceutico, con il caso Pfizer, il tessile, la 3SUN Gigafactory e l’incertezza sul futuro del Servizio Idrico Integrato.
“Il 2026 – conclude De Caudo – deve essere l’anno delle scelte. Senza un confronto stabile e un patto per il lavoro, Catania rischia di restare ferma”.