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Cronaca

Coronavirus, storia di una quarantena da dimenticare a Santa Maria di Licodia

L’ordinanza sindacale per il 29enne proveniente da Codogno sarebbe nulla alla luce delle ultime disposizione ministeriali

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Un nuovo capitolo si aggiunge alla vicenda della misura di quarantena domiciliare, – disposta lunedì 24 febbraio mediante ordinanza sindacale -, per l’intero nucleo familiare di un 29enne tornato in paese, alcuni giorni prima, dal focolaio del Coronavirus di Codogno, dove vive per motivi di lavoro. 

Un argomento sul quale si sono scatenati davvero tuttii pro quarantena, i contro, e persino i fatalisti. Ma stando alle ultime disposizioni ministeriali del primo marzo, l’ordinanza sarebbe nulla. Per comprendere meglio la vicenda, bisogna fare un passo indietro, esattamente a sabato. Nel fine settimana, il legale della famiglia del ragazzo, l’avvocato Adriana Palumbo, aveva inviato al primo cittadino una diffida, «con l’invito a revocare in autotutela l’ordinanza, in quanto emessa senza tener conto delle disposizioni ministeriali e regionali, che riservano l’emanazione di tali atti, all’autorità sanitaria competente territorialmente e non al sindaco». 

Nella stessa giornata sul caso era intervenuto anche l’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza: «Nonostante le direttive nazionali sull’emergenza Coronavirus, registriamo ancora in alcuni comuni siciliani curiose iniziative individuali da parte dei sindaci. Mi segnalano addirittura azioni di isolamento per una famiglia, senza alcun parere sanitario da parte dell’Asp. Credo sia opportuno che l’Anci Sicilia vigili su tali condotte».

Ma la risoluzione bonaria per l’avvocato Palumbo, è ormai superata, come si legge nella nota inviata ieri mattina al Palazzo di Città: «Alla luce delle intervenute disposizioni del Decreto del Consiglio del Ministri approvato nella serata dell’1 marzo 2020, che prevede espressamente l’inefficacia delle ordinanze contingibili ed urgenti emesse dai sindaci in materia di Coronavirus in contrasto con le misure prese dal governo, la quarantena per il nucleo licodiese decade».

«Seppur liberi di circolare e recarsi in luoghi pubblici, essendo l’ordinanza da ieri priva di efficacia, – conclude l’avvocato Palumbo – e seppur stremati dall’isolamento forzato, senza assistenza sanitaria ed in balia di se stessi, i miei assistiti per esclusivo dovere civico e senso etico di responsabilità, completeranno volontariamente la quarantena dei 14 giorni prevista da protocollo sanitario in data mercoledì 4 marzo». 

Un solo aspetto tiene a sottolineare il primo cittadino, Totò Mastroianni, mentre si riserva le sue verifiche sulla questione: «Ho preso la decisione dell’ordinanza come un buon padre di famiglia, due giorni prima che fossero emanate le indicazioni univoche da parte del governo centrale e regionale, informando la Prefettura e l’Asp». 

Rimane la buona notizia, che il giovane sta bene e non ha contratto il virus.

Nessuno può negare che il suo rientro dal centro rosso del Basso Lodigiano aveva causato profonda preoccupazione tra gli abitanti, scatenando episodi di psicosi e drammi.

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Cronaca

Belpasso, due moto si scontrano sulla Ss121

Sul posto i soccorritori del 118, i Carabinieri del Norm e la Polizia Municipale di Belpasso

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Ennesimo incidente stradale questo pomeriggio sulla Ss121 poco distante dal centro commerciale Etnapolis in territorio di Belpasso sulla corsia di marcia direzione Paternò. Al momento non sono note le cause che hanno portato allo scontro di due moto di grossa cilindrata, una Bmw 1200 e una Honda 750. Secondo le prime ricostruzioni sembrerebbe che i due motociclisti si siano toccati durante la marcia, perdendo poi il controllo delle due moto. Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118 che hanno trasportato i due feriti, un 39 ed un 33 enne, al pronto soccorso dell’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla. Secondo quanto appreso, le condizioni dei due centauri non dovrebbero essere gravi. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Polizia Municipale di Belpasso e i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Paternò. Il traffico ha subito pesanti rallentamenti per diverse ore.

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Associazionismo

Paternò, una fiaccolata per ricordare Mohamed Mouna, vittima del caporalato

L’evento, in programma domani pomeriggio alle ore 18 e organizzato dalla “Rete per l’accoglienza e il contrasto alle povertà”, partirà da Piazza Vittorio Veneto per giungere in Via Giovanni Verga.

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Si svolgerà domani pomeriggio a Paternò alle ore 18 la fiaccolata in ricordo di Mohamed Mouna, il cittadino marocchino di 27 anni ucciso nella cittadina paternese lo scorso 4 febbraio. Come accertato dai carabinieri della compagnia di Paternò Mohamed è stato accoltellato mortalmente dal suo “caporale” solo perché avrebbe chiesto a quest’ultimo di essere retribuito per il lavoro svolto nelle campagne.  La fiaccolata, organizzata dalla Rete per l’accoglienza e il contrasto alle povertà” che raccoglie diversi soggetti del terzo settore – la Comunità ecclesiale di Paternò, l’ANPAS, l’ANPI, 5 gruppi Scouts Agesci di Paternò, l’Associazione Italiana guide e scouts d’Europa cattolici, il Comitato Mamme in Comune, il Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto, l’Associazione Città Viva, la Comunità Islamica di Paternò, la Croce Rossa Italiana, l’Associazione Andiamo Avanti, il Centro promozione per la famiglia Don Luigi Luggisi – partirà da Piazza Vittorio Veneto per giungere alla fine di via Verga.

“I luoghi individuati dal passaggio della fiaccolata sono quelli maggiormente carichi di significato- dicono gli organizzatori della fiaccolata- Piazza Vittorio Veneto è il luogo da cui partono giornalmente i mezzi che accompagnano i lavoratori sui luoghi di lavoro e via Verga è la strada in cui Mohamed Mouna è stato assassinato. Tutto a poche centinaia di metri dalla baraccopoli di contrada Ciappe Bianche, luogo in cui molti lavoratori sono costretti a vivere in condizioni disumane e degradanti.

Per Salvatore Mazzamuto- referente della Rete e Responsabile del Servizio mensa della Caritas “La Bisaccia del Pellegrino”-  la  fiaccolata è stata organizzata “non solo per ricordare il sacrificio di un ragazzo che, in cerca di un lavoro dignitoso e di una condizione di vita migliore, ha pagato con la propria vita la giusta protesta per non essere stato retribuito, ma deve servire a ricordare a tutti che il caporalato e lo sfruttamento disumano del lavoro non è solo un flagello per questi lavoratori vessati e costretti a vivere in condizioni disperate sebbene siano ormai funzionali alla nostra economia, ma è una drammatica questione per tutta la nostra comunità, perché causa di pericolose tensioni sociali e soprattutto perché alimenta la criminalità organizzata, l’unica che ci guadagna da questa situazione”.

Alla fiaccolata commemorativa hanno aderito le sigle sindacali provinciali di CGIL, CISL e UIL.

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