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Cronaca

Catania, la DIA sequestra beni per 20 milioni di euro agli eredi di Guglielmino

Vincenzo Guglielmino, deceduto nel dicembre 2018, imprenditore nel settore rifiuti, era considerato il volto imprenditoriale del clan Cappello

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La DIA di Catania ha eseguito, nella mattinata di oggi, un decreto di sequestro emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania nei confronti degli eredi di Vincenzo Guglielmino, deceduto nel dicembre 2018, imprenditore attivo nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani.  Il provvedimento trae origine da indagini patrimoniali condotte dalla Direzione investigativa antimafia, finalizzate alla localizzazione di capitali illeciti, che hanno permesso di accertare la sproporzione tra i redditi dichiarati e l’imponente patrimonio nella disponibilità del Guglielmino, trasferito in modo fittizio ai suoi familiari, molto prima del suo decesso, con lo scopo, secondo la DIA, di eludere la possibilità di applicazione delle misure di prevenzione a suo carico.

Il valore del sequestro, che colpisce la “E.F. Servizi Ecologici Srl” e la “G.V. Servizi Ambientali Srl”, numerose unità immobiliari, un opificio, terreni, autoveicoli, rapporti bancari e finanziari, è stato  stimato sui 20 milioni di euro. Vincenzo Guglielmino, nel 2017, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Piazza Pulita”, poiché accusato di tentata estorsione e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso, commessi nei confronti della “Roma Costruzioni S.r.l.”, società che gestiva il servizio di raccolta rifiuti a Noto (SR). L’anno dopo venne nuovamente arrestato dalla DIA di Catania nell’ambito dell’operazione “Gorgoni”, per associazione mafiosa, concorso in corruzione e in turbativa d’asta, nonché intestazione fittizia di beni.

Gli inquirenti hanno considerato Guglielmino il “volto imprenditoriale” del clan Cappello. Secondo la DIA l’imprenditore sarebbe riuscito a costruire il suo impero economico grazie alla fattiva collaborazione con il clan Cappello, da cui avrebbe ricevuto “protezione” e affidamento di importanti appalti pubblici, a fronte di sostentamento economico.  Il rapporto sarebbe  divenuto così stretto che l’imprenditore, conoscitore delle gerarchie interne e dei meccanismi di funzionamento del clan, si sarebbe rivolto al boss Salvatore Massimiliano Salvo,  criticandolo per la sua inclinazione ad accerchiarsi di affiliati di scarso valore e rimpiangendo i precedenti boss Giovanni Colombrita, Rosario Litteri, Sebastiano Lo Giudice e Orazio Privitera.

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Cronaca

Catania, tenta di aggredire medico del Policlinico: arrestata una 45enne

La donna è stata posta ai domiciliari con l’accusa di lesioni, minacce ed interruzione di pubblico servizio

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Infastidita per l’attesa al pronto soccorso dell’ospedale Policlinico di Catania, una 45enne catanese, ha inveito contro il personale sanitario, ma la sua azione è stata bloccata prontamente dalla Polizia di Stato che l’ha arrestata per lesioni, minacce ed interruzione di pubblico servizio, ferma restando la presunzione di innocenza dell’indagato valevole ora e fino a condanna definitiva.

La donna si è presentata alle prime ore del mattino in pronto soccorso in codice azzurro. Una volta fatta accomandare in barella, nell’ambulatorio, per essere visitata, visibilmente infastidita per l’attesa, avrebbe preteso che i medici effettuassero subito una tac ed una risonanza magnetica, minacciandoli di denunciarli se non l’avessero assecondata. A quel punto un infermiere del reparto sarebbe stato costretto ad intervenire per tranquillizzarla, cercando di rassicurarla, dicendole che sarebbero stati espletati tutti gli esami ritenuti necessari dai medici. La 45enne, tuttavia, in stato di alterazione, avrebbe minacciato il suo interlocutore proferendo frasi come: “stai zitto…ti do una pedata in pancia, ti ammazzo!”

Subito dopo, improvvisamente, alzandosi dal lettino con uno scatto fulmineo, avrebbe tentato di colpire con un calcio l’infermiere che, tuttavia, sarebbe riuscito a parare il colpo con la mano, riportando un trauma contusivo all’arto con prognosi di 3 giorni. Non paga di ciò, la donna gli avrebbe scagliato contro due bottiglie contenenti soluzioni farmacologiche, che fortunatamente il sanitario sarebbe riuscito a schivare.

A quel punto, prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, è intervenuto personale del Commissariato di pubblica sicurezza “Borgo-Ognina”, in servizio al posto di Polizia presente in ospedale, che, avvalendosi dell’ausilio delle guardie giurate, presenti al pronto soccorso, dopo aver messo in sicurezza il personale sanitario, ha bloccato e arrestato la donna, la quale su disposizione del Pm di turno è stata sottoposta agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza di convalida prevista per la giornata odierna.

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Cronaca

Riposto, carabinieri trovano 5 kg di cocaina dentro attività commerciale, due arresti

La droga immessa sul mercato avrebbe garantito introiti per circa 400 mila euro

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Detenzione ai fini di spaccio di droga. Per questo sono stati arrestati dai carabinieri di Giarre un 50enne giarrese ed un 34enne di Acireale. I militari dell’Arma, impegnati in un servizio di controllo del territorio, hanno notato attorno alle 17 di ieri un’autovettura di grossa cilindrata lasciata in moto, senza nessuno a bordo, nel piazzale di una rivendita di bombole di gas a Riposto.

Insospettiti hanno effettuato un controllo nella zona, fino a giungere all’interno di un casotto adibito ad ufficio. All’arrivo dei militari il proprietario (il 50enne) è fuoriuscito dal retrobottega, seguito dal 34enne, proprietario del veicolo. I due si sono subito mostrati nervosi e questo atteggiamento ha ancor di più insospettito i carabinieri, i quali hanno deciso di ispezionare la stanza sul retro. Quella che apparentemente sembrava un semplice deposito nascondeva ben altro: tra una bicicletta, un lenzuolo e un secchio, sono stati rinvenuti ben 9 sacchetti pieni di cocaina, del peso di quasi 2 kg.

A quel punto la pattuglia ha chiesto rinforzi e, assieme ai colleghi giunti in supporto, ha perquisito tutto l’edificio fino a quando, nell’osservare l’insegna dell’attività commerciale, un militare  si è accorto che aveva delle viti allentate e, perciò, ha deciso di esaminarla con attenzione. L’intuizione si è rivelata corretta perché infatti, all’interno, i carabinieri hanno scovato altre 5 buste di cocaina, per oltre 3,5 kg di droga.  I due complici sono stati arrestati. La droga, che immessa sul mercato avrebbe garantito introiti per circa 400 mila euro, è stata sequestrata.

 

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