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Cronaca

Adrano, sequestrati beni per 98 milioni di euro al clan Scalisi

Il provvedimento ha riguardato quote sociali e relativi compendi aziendali di 28 attività commerciali, 70 beni immobili, denaro contante per 1,7 mln di euro nonché gioielli e preziosi, rapporti bancari e finanziari, personali e societari

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Sequestrati beni pari a 98 milioni di euro riconducibili a due imprenditori.  Si tratta di Antonio Siverino, noto anche come “U miliardariu”, e al figlio Francesco, considerati dalla procura “socialmente pericolosi” e vicini al  clan Scalisi di Adrano, da sempre legato ai Laudani (“Mussi di ficurinia”) di  Catania. Sequestro eseguito dai Finanzieri del Comando Provinciale di Catania con il supporto dello Servizio Centrale Investigazioni sulla Criminalità Organizzata (SCICO) e l’ausilio dei Comandi Provinciali di Mantova, Milano, Monza, Roma e Verona. L’indagine che ha portato al provvedimento di sequestro è collegata alle operazioni “FOLLOW THE MONEY” e “BLACK BLEND”, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania. Per quanto riguarda la prima operazione, i due arrestati nel 2021 sono stati rinviati a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa poiché avrebbero favorito il clan Scalisi, fornendo un contributo economico stabile e protratto nel tempo all’organizzazione mafiosa, dalla quale in cambio avrebbero ricevuto protezione e agevolazione nell’espansione delle proprie attività. Grazie a questa collaborazione i Siverino, imprenditori inizialmente operanti nel settore della logistica e dei trasporti nella zona di Adrano, avrebbero progressivamente esteso le loro illecite attività imprenditoriali in altre aree del territorio nazionale, diversificandole verso il settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi. Risultanza, quest’ultima, che sarebbe stata confermata dall’operazione “BLACK BLEND”.

I due imprenditori avrebbero iniziato a vendere prodotti energetici nel territorio a prezzi competitivi tramite l’evasione, per decine di milioni di euro, delle imposte dovute. Sulla base degli elementi raccolti nel corso delle indagini, i due imprenditori sono stati considerati soggetti “pericolosi per la società” e, pertanto, nei loro confronti sono stati eseguiti mirati approfondimenti diretti a verificare il sussistere delle condizioni previste dal codice delle leggi antimafia per l’applicazione delle misure di prevenzione a carattere patrimoniale. A tal fine, il Nucleo PEF di Catania della Guardia di finanza ha svolto accertamenti economico-finanziari individuando i beni e le disponibilità, direttamente o indirettamente riconducibili ai due imprenditori.  Le analisi svolte per valutarne la loro coerenza rispetto alle fonti reddituali lecite prodotte dai due uomini e dai relativi nuclei familiari avrebbero fatto emergere un’evidente sproporzione tra le ricchezze accumulate e i redditi complessivamente prodotti, risultati talmente esigui da non poter assicurare nemmeno il sostentamento familiare.

Il sequestro ha riguardato quote sociali e relativi compendi aziendali di 28 attività commerciali (di cui 23 società con sede in Italia, una società di diritto estero e quattro ditte individuali), site nelle province di Catania (esattamente 16, di cui 9 in Catania città, 5 in Adrano e 2 in Biancavilla), una ad Enna, una a Mantova, tre a Milano, una a Roma, cinque a Verona, nonché una nella città di Villach in Austria, operanti nel settore della logistica e dei trasporti, della commercializzazione dei prodotti petroliferi e immobiliare; sequestrati 70 beni immobili (di cui 36 fabbricati e 34 terreni), situati nelle province di Catania (esattamente 47, di cui una ad Aci Catena, 40 ad Adrano e sei a  Biancavilla), sei a Enna, due a Messina, sei a Mantova, due a Modena e sette a Verona; il provvedimento ha interessato anche denaro contante per 1,7 mln di euro nonché gioielli e preziosi (9 rolex e 16 tra monili, anelli e bracciali) per un valore di oltre 250 mila euro, rinvenuti nella disponibilità dei medesimi; rapporti bancari e finanziari, personali e societari, con disponibilità poste a disposizione dell’amministratore giudiziario complessivamente pari a 16 milioni di euro.

Chiesa

Catania, l’arcivescovo Luigi Renna annulla messa in ricordo della morte di Mussolini

Il provvedimento è giunto alla luce della pubblicazione di un necrologio su un giornale con la scritta “anniversario” e con la dicitura “Fiamma Tricolore ricorda Benito Mussolini”. 

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L’Arcivescovo di Catania Luigi Renna ha annullato la Santa  Messa nella chiesa Santa Caterina del capoluogo etneo per ricordare Benito Mussolini, è stata annullata; l’Arcivescovo ha anche disposto la chiusura della chiesa oggi pomeriggio fino a domani. Il provvedimento di Mons. Renna è giunto alla luce della pubblicazione di un necrologio con la scritta “anniversario” e con la dicitura “Fiamma Tricolore ricorda Benito Mussolini”.

“La decisione è motivata da monsignor Renna per evitare che a margine di una messa di suffragio ci possano essere non opportune esternazioni ideologiche che nel recente passato hanno avuto degli spiacevoli precedenti”, afferma una nota dell’arcidiocesi etnea.  Oggi ricorre l’anniversario della morte di Mussolini avvenuta il 28 aprile 1945 a Giulino, frazione del comune di Mezzegra (oggi Tremezzina), in provincia di Como, dove il fondatore del fascismo fu fucilato insieme ala sua amante Clara Petacci.

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Cronaca

Catania, ancora una violenza alla Villa Bellini, i carabinieri sedano una lite

Protagonisti un 56enne e un 21enne di Paternò, ma quest’ultimo rimasto ferito al naso, prima che fosse sottoposto a perquisizione avrebbe estratto dalla tasca dei jeans un coltello a serramanico di 16 centimetri ed una dose di marijuana

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Porto abusivo di armi e oggetti atti ad offendere è il reato contestato dai carabinieri ad un giovane di 21 anni di Paternò che è stato denunciato a piede libero. Militari dell’Arma intervenuti all’interno della Villa Bellini di Catania per sedare una lite. Parco comunale etneo sottoposto ad un controllo serrato da parte delle forze dell’ordine dopo lo stupro di una tredicenne avvenuto alla fine dello scorso mese di gennaio ad opera di 7 cittadini extracomunitari.  Dentro Villa Bellini da circa una settimana sono presenti anche pattugliamento dei carabinieri del “Reggimento a cavallo”, con sede a Roma, in supporto ai colleghi di Catania.

L’attenzione dei Carabinieri della Stazione di Piazza Verga, nell’occasione coadiuvati proprio dai loro colleghi “a cavallo”, è stata attirata dalla richiesta di aiuto di una donna che stava cercando qualcuno che potesse aiutarla ad interrompere una violenta lite tra il proprio compagno 56enne e e il 21enne paternese. Riportata la calma, i carabinieri hanno quindi iniziato a ricostruire i contorni della vicenda, accertando che alla base del litigio, poi passato alle “vie di fatto”, vi sarebbero stati futili motivi scaturiti da una richiesta di denaro rivolta da un mendicante, dapprima alla coppia e poi al 21enne. Quest’ultimo, pensando che il senzatetto si fosse rivolto a lui su indicazione del 56enne, adiratosi per il presunto “scaricabarile”, si sarebbe fisicamente scagliato contro di lui. Tuttavia i carabinieri si sono accorti che proprio il 21enne, dopo il litigio, aveva iniziato a perdere sangue dal naso, motivo per cui è stato richiesto l’intervento dei sanitari del 118.

Tale operazione, che avrebbe dovuto tranquillizzare il ragazzo, lo ha ancora più innervosito, atteggiamento che ha subito insospettito i carabinieri, i quali hanno così deciso di approfondire i controlli sul giovane. Quest’ultimo, compreso che i militari stavano per perquisirlo ha estratto dalla tasca dei jeans un coltello a serramanico di 16 centimetri ed una dose di marijuana.  Il giovane è stato segnalato alla Prefettura di Catania quale assuntore di droga. Oltre alla denuncia il personale del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi gli ha poi diagnosticato la rottura del naso, guaribile in una ventina di giorni.

 

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