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Cronaca

Belpasso, in quattro assaltano un bar ricevitoria, catturato uno dei banditi

Il rapinatore si trovava a bordo di uno scooter condotto da un complice e durante la concitazione della fuga il motociclo è scivolato sulla strada; il passeggero ferito è stato arrestato mentre il conducente è fuggito

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Rapina aggravata in concorso è il reato contestato ad un uomo di 47 anni  arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Paternò. In tarda serata, intorno alle 22.30, ai carabinieri è giunta una richiesta d’intervento da parte dei dipendenti di un bar con annessa sala giochi, sito nella frazione Piano Tavola in territorio di Belpasso, a seguito di una rapina perpetrata da quattro individui col volto travisato. La “Gazzella” è subito intervenuto ma i malviventi, come riferito ai militari dal titolare dell’esercizio commerciale, si erano appena dileguati a bordo di uno scooter e di una Fiat Panda. Tuttavia  durante la concitazione della fuga, a causa dell’elevata velocità, il conducente del mezzo a due ruote,  ha perso il controllo dello scooter, rovinando sull’asfalto insieme al suo passeggero che, feritosi nella caduta, non è riuscito a scappare mentre il guidatore ha preferito far perdere le proprie tracce fuggendo a piedi. I militari hanno cosi constatato che a circa 200 metri dall’esercizio commerciale preso di mira dai malviventi, si trovava a terra il 47enne ancora con il volto parzialmente travisato da uno scaldacollo e da un casco da motocilista, tra l’altro dolorante e sanguinante dalla fronte.

Dopo aver fatto intervenire il personale del 118, il 47enne è stato soccorso e trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Catania, dove i medici gli hanno diagnosticato delle lesioni lievi.  I carabinieri hanno avviato le indagini ricostruendo l’accaduto sia attraverso i racconti dei dipendenti presenti nel bar al momento della rapina, che attraverso la visione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza presenti sul posto; dalle immagini è stato possibile osservare che intorno alle 22.20, quattro individui con il volto travisato avevano fatto irruzione all’interno del bar e che uno  dei rapinatori avrebbe “intimorito” il titolare con alcuni dipendenti e due avventori, facendo loro intendere di essere in possesso di un’arma lunga occultata all’interno di una busta che agitava freneticamente.

La banda si è quindi impadronita dell’intera somma custodita all’interno della cassa, ammontante a circa 4000 euro, nonché di vari blocchetti di biglietti “gratta e vinci” e varie stecche di sigarette, dandosi successivamente alla fuga appena dopo aver compreso che il titolare, barricatosi in un magazzino con una dipendente, era riuscito ad allertare i carabinieri con il proprio telefono cellulare.  Dopo aver messo a segno il colpo i quattro malviventi si sono dileguati ma, appunto, la fuga è costata cara ai due fuggiti a bordo dello scooter.  Il 47enne, nell’immediatezza ricoverato presso il nosocomio catanese, alle sue dimissioni è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ne ha convalidato l’arresto disponendo a suo carico la misura degli arresti domiciliari mentre sono in corso le indagini per risalire all’identità degli altri tre partecipanti alla rapina.

Cronaca

Paternò, accoltellamento zona ex Velodromo Salinelle, ferito uno straniero

Sempre in città, alle 19.15 circa, in via G.B. Nicolosi, è stata messa a segno una rapina ai danni di una attività commerciale gestita da un cittadino cinese. I due fatti non sono collegati tra di loro. Ad indagare i carabinieri della locale compagnia

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Serata movimentata, quella di oggi a Paternò, dove nel giro di un due ore si sono verificati due fatti di “cronaca nera”, i quali, comunque, da quanto si apprende, non sarebbero collegati tra di loro.

Intorno alle ore 21 di stasera, nei pressi dell’ex velodromo Salinelle in via Fonte Maimonide, si è registrato il ferimento di un cittadino straniero. L’uomo sarebbe stato colpito alla schiena, probabilmente da un coltello o da un oggetto “appuntito”.

Sarebbe rimasto ferito a seguito di una lite avvenuta proprio nella zona esterna all ex velodromo. Ricordiamo che all’interno della struttura sportiva abbandonata da tempo, trovano ospitalità diversi cittadini stranieri, accampati all’interno di alcune tende.

Lanciato l’allarme sul posto dapprima è arrivata un’ambulanza della Misericordia di Santa Maria di Licodia in eccedenza al 118 che ha prestato le prime cure del caso all’uomo. Successivamente sono giunti in va Fonte Maimonide personale medico del 118 e i carabinieri della compagnia di Paternò. Il ferito è stato trasportato in uno degli ospedali della zona. Non si conoscono al momento le condizioni. I militari dell’Arma hanno avviato da subito le indagini. La zona dove è avvenuto  il ferimento è da anni al buio, con la pubblica illuminazione  assente: furono rubati anni addietro i cavi in rame e non più sostituiti.

Altro fatto di “cronaca nera” intorno alle ore 19.15, quando uno o più soggetti hanno fatto irruzione dentro un esercizio commerciale di abbigliamento, sito in via Ronsisvalle ad angolo con via G.B. Nicolosi. Non è chiaro se il colpo sia andato in porto. Sul posto i carabinieri del comando stazione di Paternò che hanno avviato le indagini, visionando le immagini registrate del sistema di video sorveglianza presente nella zona della rapina.  Ascoltato il proprietario dell’attività commerciale, un cittadino di nazionalità cinese.

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Cronaca

Femminicidio, fermato il presunto autore dell’omicidio della 22enne Sara Campanella

Le forze dell’ordine hanno fatto scattare le manette per Stefano Argentino, 27enne, di Noto. Avrebbe ucciso la studentessa universitaria in strada a Messina a due passi dallo stadio, davanti a decine di persone

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FOTO WEB

Stefano Argentino, 27enne, di Noto sarebbe  l’autore dell’omicidio di Sara Campanella, la giovane ventiduenne sgozzata ieri in strada a Messina a due passi dallo stadio, davanti a decine di persone. Nella notte i carabinieri del Comando Provinciale hanno eseguito il decreto di fermo dell’indagato emesso dalla Procura. Argentino è anche lui studente nella stessa facoltà della giovane.

E’ stato rintracciato, con il supporto dei carabinieri del Comando Provinciale di Siracusa, in un’abitazione del suo paese.  Il sospettato è stato preso dai militari dopo una vera e propria caccia all’uomo.  Non è stato ancora trovato il coltello col quale è stata sgozzata in strada Sara Campanella. “L’arma del delitto deve essere oggetto ancora di ulteriori investigazioni”, dice il procuratore capo di Messina Antonio D’Amato.

Da una prima ricostruzione dei fatti, l’indagato per l’omicidio dell’universitaria avrebbe seguito la giovane studentessa nei pressi del Policlinico, per poi percorrere insieme a lei un breve tratto di strada; arrivati nei pressi del distributore di benzina, verosimilmente dopo una discussione, l’avrebbe accoltellata per poi allontanarsi velocemente. Gli investigatori sono risaliti al ragazzo grazie ai filmati delle video camere di sorveglianza posizionate all’esterno del Policlinico e a quelle di alcuni esercizi commerciali lungo via Gazzi, dove è avvenuto il delitto. Determinanti sono state le testimonianze di alcuni ragazzi che hanno assistito all’omicidio, tra cui alcuni colleghi e colleghe della vittima, come ha riferito il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato. “Da quando Sara Campanella si era iscritta all’università Stefano Argentino le manifestava attenzioni e cercava di conquistare il suo interesse con comportamenti molesti”. Lo ha detto il procuratore di Messina D’Amato. Il ragazzo aveva manifestato “attenzioni insistenti e reiterate nel tempo”, nei confronti della vittima da circa 2 anni.

Sara aveva parlato ad alcuni colleghi del corso universitario di queste attenzioni, manifestando “fastidio”, ha aggiunto il capo della Procura. “Abbiamo chiesto al gip l’emissione di un provvedimento restrittivo nei confronti del presunto omicida che siamo riusciti a identificare grazie a una serie di elementi che fanno ritenere sussistente un quadro indiziario grave”, ha affermato il capo della Procura di Messina.

I testimoni oculari “hanno fornito un contributo determinante non solo ai fini dell’identificazione del presunto omicida, ma anche per la sua successiva localizzazione”. “Non c’è stata alcuna denuncia nel tempo da parte della ragazza. E’ un caso delicato e dobbiamo ricostruire bene tutto quello che c’è attorno”. A dirlo il comandante dei carabinieri di Messina, Lucio Arcidiacono. a presentato denuncia contro il presunto omicida.

Parlano di “solido quadro accusatorio” i pm che hanno disposto il fermo di Stefano Argentino. Il provvedimento cautelare, eseguito nella notte, si basa sulle testimonianze dei passanti che hanno assistito al delitto e sulla visione delle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona.

Ha urlato più volte “Basta, lasciami, basta” Sara Campanella. Lo hanno raccontato i testimoni che hanno assistito al delitto, uno dei quali ha anche tentato di rincorrere l’assassino.

“Immediatamente queste persone che si sono trovate loro malgrado testimoni in quel momento – ha detto il sostituto procuratore Marco Colamonici – hanno prestato soccorso alla vittima e hanno avvisato le forze dell’ordine e l’ambulanza”. Sara Campenalla, originaria di Misilmeri, frequentava il terzo anno della facoltà di Tecniche di laboratorio Biomedico nell’ateneo messinese e quindi faceva anche la tirocinante proprio nell’ospedale dove è stata portata in fin di vita. Dopo la notizia dell’omicidio, tanti studenti e colleghi della vittima sono andati al pronto soccorso disperati.

“Sono senza parole – ha detto il sindaco di Messina Federico Basile – Oggi la città è stata scossa da una tragedia immensa: Una giovane vita è stata spezzata in modo brutale. La violenza di questo gesto ci lascia increduli e profondamente addolorati”.  “L’università di Messina – ha aggiunto la rettrice Giovanna Spatari – si stringe attorno ai familiari, agli amici e ai colleghi Di Sara. Quando una vita viene spezzata in un modo così brutale, la nostra sofferenza è ancora più acuta”.

Il delitto richiama un altro femminicidio avvenuto sempre il 31 marzo ma nel 2020 quando Lorena Quaranta, 27 anni, originaria di Favara (Agrigento), iscritta a Medicina a Messina venne uccisa dal fidanzato, anche lui studente nella stessa facoltà, Antonio De Pace, calabrese di Vibo Valentia. L’assassino strangolò Lorena nella casa che condividevano a Furci Siculo nel Messinese.

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