Cronaca
Belpasso, ladri sradicano colonnina distributore automatico stazione di servizio
I ladri hanno agito all’alba di oggi portando via la colonnina self-service, il bottino, da una prima stima si aggirerebbe sui 15 mila euro.

Sarebbe di circa 15 mila euro il bottino di un furto messo a segno all’alba di oggi a Belpasso, sulla SP 160 (Ragalna – Nicolosi) da parte di una banda di ladri (si parla di almeno 4 banditi) che ha sradicato la colonnina del distributore automatico della stazione di servizio “Cogekat”. Banditi che hanno agito poco prima delle 04.30 e che sarebbero giunti sulla SP 160 a bordo di tre questi: uno di essi (un autocarro) sarebbe stato utilizzato a mo’ di ariete, in retromarcia, per staccare la colonnina self service. Una volta che quest’ultima è stata “abbattuta” sarebbe stata poi caricata su un altro mezzo e portata via.
A lanciare l’allarme il proprietario della stazione di servizio che ha allertato i carabinieri della compagnia di Paternò, i quali hanno avviato subito le indagini. Sul luogo del furto anche i militari del “SIS” (servizio investigazioni scientifiche) del comando provinciale di Catania che hanno effettuato tutti i rilievi del caso alla ricerca di elementi utili alle indagini. Nei pressi della stazione di servizio è stato rinvenuto il mezzo pesante utilizzato per abbattere la colonnina.
Si tratta di un autocarro rubato ad una impresa di Paternò. Al vaglio degli investigatori le immagini di video sorveglianza registrate dalle telecamere presenti in loco. Ingenti i danni subiti dal rifornimento. Nel 2022 un banda composta da diversi soggetti agì in modo simile ai ladri oggi: nel 2022 tra febbraio e marzo i malviventi misero a segno due colpi a Belpasso e a Santa Maria di Licodia ai danni di due stazioni di servizio.

Cronaca
Misilmeri, l’ultimo saluto a Sara Campanella, vittima di femminicidio
“L’amore non uccide. La violenza ha distrutto la vita di Sarà. Siamo qui sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché?” ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice durante l’omelia

Questa mattina Misilmeri, comune in provincia di Palermo, ha dato l’ultimo saluto a Sara Campanella, la giovane studentessa universitaria vittima di femminicidio. A ucciderla il collega Stefano Argentino. Centinaia le persone che hanno assistito al rito funebre. Troppo piccola la Chiesa di San Giovanni Battista per contenere il fiume di persone che hanno voluto partecipare ai funerali della 22enne. A celebrarli l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Tanti giovani hanno indossato una maglietta bianca con la scritta nera «No Violenza». I familiari hanno portato una foto con l’immagine di Sara e un palloncino rosa a forma di cuore con la scritta «Mi amo troppo per stare con chiunque» la frase preferita da Sara .
‘L’amore non uccide. La violenza ha distrutto la vita di Sarà. Siamo qui sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Cetty e Alessandro, al fratello Claudio, ai familiari, al fidanzato, agli amici, alla città intera?- ha detto l’arcivescovo durante l’omelia- Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele. L’uomo – dice la Bibbia – ha due strade: quella della relazione e quella della violenza. Ma vediamo come la violenza abbia ancora distrutto la bellezza di Sara, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo attraverso i suoi studi universitari, la realizzazione della sua vocazione professionale e la relazione con l’uomo che lei liberamente aveva scelto di amare”.
“Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime – ha detto Corrado Lorefice- L’intera famiglia umana oggi piange Sara. E noi qui, stamattina, anzitutto la consegniamo ad un Corpo che è stato anch’esso martoriato e ucciso: il Corpo crocifisso di Gesù di Nazareth. Ucciso con violenza da uomini che non sapevano quello che facevano. Perché chiunque è violento non sa che la violenza ha la forza distruttiva di una bomba all’idrogeno: provoca una deflagrazione a cascata. Nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. I cuori lacerati dei familiari di Sara. I cuori di noi tutti. Non abbiamo parole da darvi, sorelle e fratelli. Solo un Corpo, un Cuore, dentro il quale piangere il dolore senza fine della vostra e nostra ‘piccola’ Sara” ha aggiunto Lorefice.
Durante i funerali la rettrice dell’Università di Messina, Giovanna Spatari, ha letto anche la richiesta al professore fatta dalla studentessa per chiedere la tesi di laurea. Durante i messaggi tanti applausi sia in chiesa che in piazza hanno interrotto i ricordi degli amici e colleghi.
Fra i presenti anche il governatore della Regione Sicilia Renato Schifani, accompagnato dal deputato Gaspare Vitrano. Presenti anche i sindaci di Messina, Federico Basile, e di Misilmeri Rosario Rizzolo, oltre ai vertici delle forze dell’ordine.
La bara bianca ha lasciato la chiesa e tanti palloncini bianchi sono stati liberati salendo in volo.
Cronaca
Gravina di Catania, accusati di ricettazione, provano ad aprire una cassaforte trafugata ad Agira, fermati
Sono sette le persone indagate e sono accusate di aver commesso una serie di “delitti di ricettazione aggravata” fino allo scorso mese di marzo, messi a segno tra Camporotondo Etneo e Ramacca, nonche di una cassaforte rubata da una gioielleria di Agira
I carabinieri della compagnia di Gravina di Catania hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria sette persone accusate di aver commesso una serie di “delitti di ricettazione aggravata” fino allo scorso mese di marzo messi a segno tra Camporotondo Etneo e Ramacca, nonche di una cassaforte rubata da una gioielleria di Agira, dalla quale con una spaccata è stata portata via.
In particolare, dalle indagini è emerso che i sette uomini arrestati, aventi una età compresa tra i 20 e i 44 anni, sarebbero coinvolti sia nella ricettazione di tre mezzi pesanti trafugati ai danni di imprenditori locali, sia del furto dell’esercizio commerciale sito nella piccola cittadina ennese, dove i ladri hanno portato via una cassaforte con almeno 100 mila euro di preziosi.
I carabinieri hanno individuato i luoghi di occultamento della refurtiva ossia un terreno agricolo sito tra Belpasso e Camporotondo Etneo e un ubicato nel territorio di Ramacca, dove tutti i mezzi pesanti, mediante l’uso di una ruspa cingolata, erano stati nascosti. Durante le indagini gli inquirenti hanno scoperto che gli indagati, all’interno di un fondo agricolo di Ramacca, hanno provato ad aprire con un flex la cassaforte, contenenti i preziosi, trafugata ad Agira. L’intervento dei carabinieri ha impedito l’apertura ma i sette si sono dati alla fuga avvertiti da una vedetta. La refurtiva è stata recuperata.
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