Una protesta che non si ferma quella degli autotrasportatori che dicono no al caro carburante. In Sicilia si sono formati diversi presidi permanenti. Nella provincia di Catania gli autotrasportatori hanno concentrato la loro protesta nei pressi del casello di San Gregorio di Catania della A18(Catania-Messina), ma anche nella zona industriale del capoluogo etneo; presenza di mezzi pesanti nei pressi della zona commerciale di Misterbianco lungo la SS 121; a presidiare i carabinieri e vigili urbani . “Il permanere della vertenza degli autotrasportatori per il caro carburanti rischia di appesantire, ancora di più, una situazione economica già difficile nelle regioni meridionali. Situazione che si sta aggravando anche a causa del conflitto in Ucraina, ma che coinvolge tutte le nazioni europee e quindi anche noi. Per questo motivo, dopo avere sentito il collega governatore della Puglia Michele Emiliano, abbiamo concordato con il presidente della Conferenza della Regioni, Massimiliano Fedriga, di intervenire sul governo nazionale: servono provvedimenti urgenti e risolutivi”. A dirlo il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
L’assessore regionale alle infrastrutture Marco Falcone ha specificato che è “vitale non gravare di ulteriori costi i cittadini, le famiglie, le imprese. Ben venga l’ipotesi, emersa nel corso delle nostre interlocuzioni con il viceministro Teresa Bellanova, di un aiuto economico per gli autotrasportatori da inserire nel decreto Energia. Il governo Musumeci conferma i dieci milioni di contributo che verranno erogati a imprese e lavoratori autonomi, a partire da aprile, per contenere le spese di attraversamento dello Stretto di Messina”. Preoccupati anche gli imprenditori agricoli, che a causa del blocco vanno incontro al deperimento delle merci ed a mancati guadagni. “In questo momento siamo in piena campagna agrumicola- ha detto la Coldiretti Sicilia – c’è il lavoro di un intero anno di migliaia di persone che sarà buttato, non solo perché la merce è bloccata nell’Isola, ma soprattutto perché stanno fioccando le disdette di ordini che vengono siglati con paesi esteri. In parole povere, sugli scaffali della grande distribuzione organizzata non ci sarà un agrume siciliano, compreso il famoso Limone Interdonato. Così come gli ortaggi tra cui il pomodoro di Pachino. Bloccando la raccolta e il confezionamento di tutte le produzioni si ferma l’intero sistema economico: la gente sta a casa”.
I rappresentanti delle organizzazioni di categoria Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP, Cia, Confagricoltura e Fruitimprese Sicilia hanno evidenziato che “siamo di fronte ad un blocco degli autotrasporti che sta danneggiando in modo consistente l’agrumicoltura e tutta l’economia agricola siciliana e non riceviamo alcuna risposta dalle istituzioni, alle quali abbiamo già chiesto una mediazione che risolva immediatamente il problema. Per questo motivo domani dalle 10, in contemporanea con la riunione convocata dal prefetto, una rappresentanza della nostra categoria terrà un presidio davanti alla Prefettura in attesa di conoscere quali soluzioni si prospettano per non affossare definitivamente un comparto già alle prese con aumenti vertiginosi dei costi di energia e imballaggi”.
I rappresentanti delle organizzazioni di categoria hanno specificato che “abbiamo convocato gli imprenditori agricoli a presidiare davanti alla Prefettura per stigmatizzare, in sede istituzionale e non ai caselli delle autostrade, la situazione paradossale che si è venuta a creare. Il blocco indiscriminato delle merci non ci consente di competere con i nostri agguerriti concorrenti europei, le produzioni, frutto del nostro lavoro, stanno marcendo sui Tir e nelle campagne la raccolta di arance, orticole e di altri prodotti agricoli ad alta deperibilità è ferma così come è fermo il settore lattiero caseario. Non c’è da perdere un solo attimo in più se non si vuole vanificare il lavoro di una stagione intera. Vedere il rimpallo di responsabilità tra governo regionale e governo nazionale e il balletto di vertici, riunioni e visite ai caselli della nostra classe politica ci fa rabbia tanto quanto vedere cadere le arance dalle piante senza che si riesca a farle arrivare ai canali di distribuzione dalle quali arriva grande richiesta. Chi non sta lavorando adeguatamente e tempestivamente alla risoluzione di questa assurda situazione ne dovrà rendere conto al tessuto imprenditoriale e a migliaia di lavoratori del settore che da qui a poco saranno disoccupati. I dati delle perdite causate dal blocco sono allarmanti così come allarmante e fuori controllo è l’aumento dei costi. Ci attendiamo lo sblocco immediato dei trasporti e non altre parole che a nulla servono”, hanno concluso le varie organizzazioni dell’imprenditoria agricola.