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In Primo Piano

Bronte, il nuovo piano sanitario regionale depotenzierebbe l’ospedale, proteste

“La proposta di riordino della rete ospedaliera siciliana, e in particolare le recenti modifiche all’assetto dei presidi, sollevano gravi interrogativi sulla loro legittimità e sulla trasparenza dei criteri adottati- si legge in una nota di Giuseppe Gullotta dell’associazione “Aiace”

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Dalla bozza del nuovo piano sanitario regionale, illustrato nei giorni scorsi ai sindaci della provincia di Catania, l’ospedale “Castiglione- Prestianni” di Bronte uscirebbe con le ossa rotta. A denunciare il depotenziamento del nosocomio è “Aiace” l’associazione a tutela dei consumatori per voce dell’avvocato Giuseppe Gullotta.

Giuseppe Gullotta-associazione “Aiace”

“La proposta di riordino della rete ospedaliera siciliana, e in particolare le recenti modifiche all’assetto dei presidi, sollevano gravi interrogativi sulla loro legittimità e sulla trasparenza dei criteri adottati- si legge in una nota dell’associazione “Aiace”- Le decisioni che impattano direttamente sulla salute dei cittadini non possono essere frutto di pura discrezionalità politica, ma devono basarsi su dati oggettivi e verificabili, in stretta aderenza alla normativa nazionale e regionale”.

Giuseppe Gullotta ha specificato che il “Castiglione- Prestianni” avrebbe subito un taglio netto di 30 posti letto, “senza che sia stato reso disponibile alcun report sull’occupazione e le performance dei posti letto assegnati nella precedente rete ospedaliera” dice Gullotta il quale ha sottolineato che nella precedente rete ospedaliera, il reparto di medicina dell’ospedale brontese aveva 10 posti letto ordinari e 2 in Day Hospital, per un totale di 12 posti letto.  Ora, la nuova proposta prevede un’ulteriore riduzione a soli 8 posti letto in degenza ordinaria.

“Con quale criterio si diminuiscono i posti letto che, al contrario, dovrebbero essere aumentati- si domanda l’avvocato Giuseppe Gullotta- Tenendo conto dei principi generali stabiliti dal Decreto Balduzzi il pronto soccorso di base deve servire un bacino minimo di 80.000 abitanti e registrare almeno 20.000 accessi l’anno- dice Gullotta- Il comprensorio di Bronte, pur essendo montano, conta circa 50.000 abitanti e il suo pronto soccorso registra circa 15.000 accessi l’anno.

Facendo una semplice proporzione matematica, se il comprensorio fosse di 80.000 abitanti, gli accessi sarebbero circa 24.000 l’anno, un numero impressionante che supera gli standard minimi di un presidio di base.

Questo dimostra che il pronto soccorso di Bronte non può essere considerato un semplice pronto soccorso di zona disagiata, ma un presidio con un’attività proporzionalmente superiore, che merita un riconoscimento adeguato nella rete”. Alla fine analizzando la bozza del nuovo piano sanitario “sparirebbero- dicono da Bronte-i reparti di ortopedia, ostetrici e ginecologia, pediatria, neonatologia”.

Gullotta chiude dicendo che i tagli appaiono “arbitrari e dannosi per la salute dei cittadini. È tempo che la politica ascolti le esigenze del territorio e si basi su dati concreti per garantire un diritto fondamentale come quello alla salute”. Per lunedì il sindaco Pino Firrarello ha convocato una riunione con i sindaci dei comuni limitrofi del comprensorio, le organizzazioni sindacali e l’associazione  “Aiace”.

 

amministrazione

Catania, politiche giovanili, Stati Generali con il sindaco Trantino e il Ministro Abodi

L’evento rappresenta un’importante occasione di confronto nazionale sulle condizioni, le aspirazioni e le sfide delle nuove generazioni. 

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Oggi e domani Catania ospita gli Stati Generali delle Politiche Giovanili, promossi dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con il Ministero per lo Sport e i Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù.  L’iniziativa si svolge nel Palazzo della Cultura, in via Vittorio Emanuele. L’apertura dei lavori alla presenza del sindaco di Catania Enrico Trantino e del Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi.

L’evento rappresenta un’importante occasione di confronto nazionale sulle condizioni, le aspirazioni e le sfide delle nuove generazioni.

La città di Catania, insignita lo scorso 4 Aprile del titolo di Città Italiana dei Giovani 2025, ha accolto giovani da tutta Italia insieme a rappresentanti delle istituzioni, del mondo associativo e dell’innovazione, per affrontare temi centrali come benessere, sport, salute mentale, imprenditorialità, cultura e dialogo europeo. Tra i protagonisti, oltre alla presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani Maria Cristina Pisani e all’assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Catania Viviana Lombardo, anche Pier Maria Capuana, vicepresidente della Commissione consiliare Politiche Giovanili del Comune, e Giovanni Girgenti, presidente della Consulta Giovanile di Catania.

Il programma prevede workshop, tavole rotonde e la presentazione di esperienze virtuose, tra cui le storie dei giovani vincitori dell’hackaton promosso dal Comune e la ricerca sulla creator economy curata dal Consiglio Nazionale dei Giovani. Oggi  il confronto dedicato al dialogo tra Unione Europea e giovani, con un workshop sul ciclo di consultazione europeo, seguito dalla premiazione del contest “Giovani ambasciatori della cultura locale”, rivolto a chi si impegna nella valorizzazione del patrimonio culturale dei borghi italiani. A concludere i lavori domani saranno il sindaco Enrico Trantino e la presidente Maria Cristina Pisani, rinnovando l’impegno condiviso a rafforzare il ruolo delle nuove generazioni nei processi decisionali e a consolidare il dialogo tra istituzioni centrali e comunità locali.

“Siamo per varare la settimana prossima, forse quella successiva, il primo disegno di legge sui giovani che sarà una specie di testo unico. È la prima volta nella storia della Repubblica”.

Lo ha detto il ministro Andrea Abodi a margine degli Stati generali delle Politiche giovanili in corso a Catania.  “Questo – ha aggiunto Abodi – non risolve il problema, ma è una testimonianza di volontà di semplificare e di mettere a disposizione di strumenti di varia natura dal Servizio civile universale, con la sua possibilità dei concorsi pubblici con un quindici percento di riserva dei posti disponibili per chi lo ha fatto, col Progetto rete insieme ad Invitalia per la formazione, la qualificazione, l’incontro con le imprese, le esperienze per diciotto mesi per i ragazzi sono già trentacinquemila in Italia e la Sicilia ha un suo presidio.

Spazi civici di comunità – ha osservato il ministro – che incidono sugli aspetti più fragili della gioventù che ha bisogno appunto di, magari attraverso lo sport gratuito, di avere uno spettro di opportunità di sbocco, soprattutto quelli che si sono arresi, quelli che vengono chiamati freddamente ‘init’ e sono molto di più di un acronimo, sono vita che deve riprendere con una sua normalità”.

Abodi ha sottolineato come “la collaborazione con le Regioni sia altrettanto fondamentale, perché le politiche giovanili sono una materia concorrente e insieme concorriamo al raggiungimento degli obiettivi”. “Insomma, è uno strumento di dialogo – ha spiegato il ministro – come Carta Giovani Nazionale: tre milioni e mezzo di ragazzi, dai 18 ai 35 anni, hanno questa carta digitale e la usano.

E oltre a usarla per la quotidianità noi la stiamo usando per offrire opportunità, far sapere quali sono i bandi pubblici, le opportunità e loro ci possono far sapere, lo abbiamo già fatto con un primo riscontro, con un primo sondaggio, quali sono le loro preoccupazioni. Abbiamo raccolto – ha rivelato il ministro Abodi – 40 mila testimonianze, diciamo così, che stiamo cercando di lavorare in modo tale che ci possano orientare nella definizione degli strumenti che non riguardano soltanto il ministero che mi è stato affidato ma tutti i ministeri perché le politiche giovanili sono trasversali”.

 

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In Primo Piano

Mascalucia, se sei disabile hai meno diritto al voto

Nella sede elettorale di via Case Nuove i seggi si trovano ai piani superiori senza ascensore e l’espressione delle scelte democratiche diventa un’impresa

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Disabilità e diritti, sembra tutto scontato, ma a volte anche le cose più semplici diventano complicate. Parliamo di un fatto antico che richiama la nostra civiltà. Siamo a Mascalucia e più esattamente in via Case Nuove, 51 dove si trova un plesso dell’I.C. “Federico II”, che è sede elettorale. Al recente referendum entriamo puntualmente nell’edificio e, ligi al diritto-dovere di votanti, ci imbattiamo in un grande e annoso problema che riguarda gli elettori disabili, ma non solo loro, anche i nostri cari anziani che nonostante tutto vogliono partecipare al voto, ed ancora le mamme con un passeggino, o semplicemente chi ha avuto la sventura di rompersi una gamba ed è al momento ingessato e cammina con le stampelle o, nel caso più grave, su una sedia a rotelle.

Il seggio elettorale 10, dove dovremmo esprimere il nostro voto, si trova al primo piano e l’ascensore non c’è: esiste un montacarichi ma non funziona. È da anni, e lo ribadiamo, che questo problema si ripresenta ad ogni tornata elettorale anche se fra il presidente del seggio 10 e gli iscritti non deambulanti s’è raggiunto un accordo fittizio, che, tuttavia, non rappresenta la soluzione: cioè, scomodare puntualmente il presidente del seggio incriminato e farlo scendere al piano terra alla sezione 9, con tutte le conseguenze che questo comporta.

Ci chiediamo: cosa accade qualora il presidente del seggio 10 – che non è mai lo stesso – per un motivo o l’altro non scendesse in tempi ragionevoli? Il presidente del seggio come si comporterà nel caso di un’alta affluenza nella sua sezione o nell’imminenza della chiusura? Oltretutto l’elettore disabile (o in altra condizione descritta sopra) è costretto ad attendere inevitabilmente del tempo, rispetto ad un normale votante. Entriamo dentro l’urna e le problematiche non si esauriscono. Difatti, ci accorgiamo che l’urna non è stata concepita per accogliere l’elettore disabile: è, infatti, stretta, e accoglie con difficoltà il votante e il suo accompagnatore non garantendo la segretezza del voto.

Vogliamo suggerire all’amministrazione comunale di prendere a cuore questo problema e di allestire sin dalla prossima tornata elettorale un seggio per disabili, o impediti temporaneamente, al piano terra, evitando al disabile o alla persona con difficoltà di rinunciare a quel diritto per il quale i nostri avi hanno combattuto e, anche, perso la vita. D’altronde la legge lo prevede già: “Nel caso in cui un elettore debba votare in una sezione nella quale sono presenti barriere architettoniche, è un suo diritto poter esercitare il diritto di voto in altra sezione dello stesso Comune, che sia accessibile. Lo prevede l’articolo 1 della LEGGE 15 gennaio 1991, n. 15”. Le sezioni al piano terra di via Case Nuove non rispondono a queste caratteristiche e la mancanza di ascensore è un grave problema per tutta la popolazione di Mascalucia.
L’espressione del voto è un motivo per manifestare la propria libertà di cittadini e il principio resta sempre quello nonostante la decadenza della politica italiana. Garantiamo, per favore, che questo atto di decisione sia sempre libero di barriere architettoniche, come libere ed emancipate dovrebbero essere le menti.

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