Consegnata alla città di Caltagirone la masseria Bongiovanni (nell’omonima contrada), così come recuperata e rifunzionalizzata dopo gli interventi – importo complessivo 1.337.565,00 euro – finanziati al Comune dal ministero dell’Interno nell’ambito del Pon Legalità. Si tratta di un bene confiscato alla mafia che rientra fra gli immobili affidati in concessione gratuita per 20 anni, nel gennaio 2018, dall’Ente municipale alla Caritas diocesana.
“E un momento molto bello- ha dichiarato la procuratrice della Repubblica presso il Tribunale di Caltagirone, Rosanna Casabona- perché testimonia che lo Stato ha lottato e vinto, usando contro la mafia lo stesso metodo investigativo adottato da Giovanni Falcone, vale a dire seguendo i soldi”. Il sindaco della citta calatina Fabio Roccuzzo ha sostenuto che “togliere i beni alla mafia e riutilizzarli per alti fini sociali, come avviene a Caltagirone una grande conquista civile e sociale”.
“E’ un segnale forte dell’impegno dello Stato contro la criminalità organizzata – ha detto l’assessore alla Legalità Giuseppe Fiorito- avvenuto per di più alla presenza di tanti studenti e, quindi, con un ulteriore risvolto educativo”. “Accanto alle istituzioni – ha affermato il viceprefetto di Catania, Sebastiano Fiorito- un ruolo importante è quello che sono chiamati a svolgere i cittadini, per sottrarre alla mafia il brodo di coltura che la alimenta”. “Intendiamo fare di questo – ha sostenuto Antonino Carfì, direttore della Caritas diocesana – un luogo vivo e costantemente aperto alla comunità, con attività sociali e due progetti: uno per la produzione d’olio d’oliva, l’altro per la creazione di un parco avventura”. Presenti le massime autorità civili e militari del territorio, consiglieri comunali, i massimi rappresentanti dell’Ordine degli avvocati, esponenti di associazioni e studenti di diversi istituti superiori.
I lavori – progettista l’agronomo Alfio Pappalardo – si sono concretati nella riattivazione dell’uliveto, del vigneto e del mandorleto e nel recupero degli immobili con la realizzazione di un palmento. Si tratta di terreni agricoli, per circa 32 ettari, con annessi fabbricati rurali, tutti beni confiscati in applicazione della legge contro la criminalità organizzata a Sebastiano Rampulla, nato nel 1946 e morto nel 2010, fratello di Pietro, quest’ultimo indicato come l’artificiere della strage di Capaci.