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Cronaca

Catania, venti secondi per rubare l’auto

I carabinieri hanno sgominato due organizzazioni criminali: una che si occupava di rubare autovetture e l’altra vendere cocaina ai grossisti. (GUARDA IL VIDEO)

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Si chiama “Carback” l’operazione portata a termine all’alba di oggi, dai carabinieri del Comando provinciale di Catania.

Oltre 400 i militari dell’Arma impegnati nell’attività. Eseguita un’ordinanza cautelare emessa dal Gip, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea, nei confronti di 68 persone. Tra loro anche esponenti delle cosche Cappello e Cursoti milanesi.

Altre  20 persone sono indagate a piede libero. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture oggetto di successiva estorsione con il metodo del cosiddetto “cavallo di ritorno” ed ancora di ricettazione, associazione di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, acquisto e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e detenzione illegale di armi e munizioni.

L’indagine è stata condotta dai carabinieri della Compagnia di Catania Fontanarossa dal settembre 2020 al marzo 2021 e ha avuto origine da una attività di analisi sui furti di autovetture, avvenuti nei precedenti mesi di giugno e luglio. Le auto, spesso venivano ritrovate dopo qualche giorno in modo apparentemente casuale. Le indagini hanno individuato due associazioni criminali del rione San Giorgio.

La prima era dedita alla commissione di furti di autovetture, per la maggior parte destinati all’estorsione con il metodo del “cavallo di ritorno”, ovvero il pagamento di un “riscatto” per la restituzione dell’auto al proprietario. Da quanto accertato ben 45  le persone che avrebbero fatto parte dell’organizzazione criminale con il coinvolgimento anche di un soggetto considerato vicino al clan dei “Cursoti Milanesi”.

L’organizzazione, i cui componenti sarebbero riusciti  a rubare delle autovetture in meno di 20 secondi, era suddivisa in tre gruppi (o batterie) responsabili di 54 furti, attivi nelle zone di Monte Pò, San Giorgio e San Cristoforo. Il gruppo di Monte Pò ha operato nel quartiere Nesima di Catania e nei paesi etnei, quello di San Giorgio ha concentrato i propri interessi nella zona di Catania centro, mentre il terzo, quello di San Cristoforo, agiva esclusivamente nei centri commerciali del capoluogo etneo.

Avrebbero fatto parte dell’organizzazione  anche alcuni soggetti con il ruolo di intermediari che sarebbero stati contattati dalle vittime, direttamente o per il tramite di conoscenti, affinché si adoperassero per avviare l’iter per la restituzione del mezzo.

L’importo di ciascuna delle 33 estorsioni documentate poteva variare tra 300 e 1.500 euro in base al modello e alle condizioni dell’autovettura, al numero di persone intervenute nell’intermediazione ed al rapporto di conoscenza tra gli indagati e la vittima del furto.

Le auto rubate sono state lasciate in sosta sulla strada, nel pieno rispetto di una “regola non scritta” in base alla quale ciascun gruppo, prima di disporre del mezzo, avrebbe dovuto attendere per diversi motivi, tre giorni: primo concedere un congruo periodo di tempo al proprietario del veicolo rubato per mettersi in contatto con la batteria responsabile del furto ed intavolare l’illecita trattativa.

Il cavallo di ritorno rappresentava, infatti, l’obiettivo principale in quanto garantiva all’associazione importi immediati e riduceva significativamente i rischi connessi alla gestione del mezzo (custodia, trasporto e altro); in secondo luogo poter rimediare ad eventuali “torti”, qualora l’autovettura rubata fosse appartenuta a personaggi di particolare caratura criminale o persone a loro vicine, provvedendo all’immediata restituzione del mezzo; terzo essere certi dell’assenza di eventuali dispositivi GPS nascosti e non individuati durante la “bonifica” del mezzo, scongiurando in tal modo il rischio di essere scoperti dalle forze di polizia.

Inoltre sono state denunciate 13 persone per favoreggiamento personale, avendo fornito agli investigatori informazioni palesemente false e fuorvianti, aiutando in tal modo gli autori del reato ad eludere le indagini.

La seconda organizzazione  era dedita al traffico di cocaina; complessivamente 30 le persone coinvolte. A capo del gruppo un uomo ritenuto vicino al clan mafioso “Cappello. Questo gruppo poteva contare anche sulla disponibilità di armi e munizioni.

Al riguardo sono state individuate due piazze di spaccio ubicate una nel quartiere “Librino” e l’altra nel quartiere “San Giorgio”, sempre a Catania, nelle quali si sarebbe smerciata cocaina, per un volume di affari di oltre  mille euro giornalieri per ciascuna piazza.

I componenti delle due organizzazioni criminali avrebbero condiviso la medesima base logistica, costituita da un autonoleggio nel quartiere di San Giorgio, luogo in cui si sarebbero concretizzati accordi, incontri e pagamenti relativi alle attività illecite concernenti il furto dei veicoli, finalizzato alle estorsioni o ricettazioni, ma soprattutto sito in cui sarebbero avvenute le contrattazioni riguardanti ingenti quantitativi di cocaina, venduta all’ingrosso a circa  42 mila euro al kg e consegnata ai “grossisti” in vari punti della città per essere evidentemente destinata al rifornimento di altre piazze di spaccio presenti nel capoluogo etneo o in altre province come  Siracusa, Trapani e Palermo.

Cronaca

A18, incidente tra Giarre e Fiumefreddo, coinvolta una cisterna di gasolio, traffico a rilento

Il conducente del camion ha riportato lievi ferite ed è stato trasportato all’ospedale di Giarre dal personale del 118

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Incidente stradale sull’A18 tra Giarre e Fiumefreddo nella mattinata di oggi poco dopo le ore 10: coinvolta nel sinistro una cisterna di gasolio. A tal proposito sono intervenuti i pompieri del distaccamento di Riposto per mettere in sicurezza i mezzi. Nello scontro sono rimasti coinvolti un’autovettura e un mezzo pesante adibito al trasporto di gasolio.

I vigili del fuoco hanno provveduto a mettere in sicurezza i veicoli, evitando ulteriori rischi dovuti alla presenza del carburante.  Il conducente del camion ha riportato lievi ferite ed è stato trasportato all’ospedale di Giarre dal personale del 118.

L’autostrada è rimasta transitabile su una sola corsia, in attesa dell’arrivo di un’autogru privata e di un mezzo per il travaso del gasolio dalla cisterna incidentata. Sul posto anche la Polizia Stradale e i sanitari del 118 per i rilievi e l’assistenza.

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Cronaca

Paternò, arrestati due giovani per spaccio di stupefacenti e detenzione arma clandestina

Rinvenuti all’interno di una casa di via Circumvallazione oltre 450 grammi di droga, una somma di 2300 euro in contante nonché un fucile a canne mozze modificato

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I militari dell’Arma del nucleo operativo della compagnia di Paternò hanno arrestato due soggetti, di 25 e 20 anni, entrambi residenti a Paternò, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di arma da fuoco clandestina.

L’operazione ha preso avvio da una indagine che ha portato a individuare un’abitazione situata in via Circumvallazione, segnalata per un anomalo andirivieni di giovani. I carabinieri hanno, quindi, disposto un servizio di “osservazione” , notando l’arrivo di un’autovettura di piccola cilindrata, dalla quale sono scesi due individui. Uno di loro ha aperto la porta dell’immobile con una chiave, seguito subito dopo dal complice.

I militari hanno deciso di entrare in azione non appena il 25enne, già noto alle forze dell’ordine per reati in materia di rapina aggravata e porto abusivo d’arma, è uscito dall’abitazione. L’uomo è stato immediatamente bloccato, mentre contestualmente altri militari hanno fatto irruzione all’interno dei locali, sorprendendo il 20enne, anch’egli già conosciuto per reati legati agli stupefacenti.

L’immediato controllo ha permesso di scovare, nel soggiorno dell’immobile, 442 grammi di marijuana, suddivisi in 14 confezioni pronte per la vendita, 4 grammi di cocaina in pietra e 13 grammi della medesima sostanza in polvere, suddivisi in 7 involucri termo sigillati.

Inoltre, all’interno di un cassetto è stata trovata e, naturalmente, sequestrata la somma in contanti di oltre 2.300 euro, ritenuta provento dell’attività di spaccio.

Nel bagno dell’abitazione gli investigatori, occultata sul piatto doccia, hanno scoperto un’arma da fuoco clandestina, precisamente un fucile a canne mozze artigianalmente modificato, privo di matricola e di qualsiasi segno identificativo, accompagnato da 5 cartucce calibro 16.

Con il taglio delle canne e del calciolo, l’arma acquista una marcata pericolosità per la maggiore capacità lesiva e, al contempo, una notevole facilità di occultamento, rendendola particolarmente adatta a un impiego rapido e offensivo. Sequestrati, inoltre, tre bilancini di precisione perfettamente funzionanti e ulteriore materiale per il confezionamento delle dosi, tra cui bustine in plastica, nastro adesivo, cellophane e forbici. I due sono stati rinchiusi in carcere.

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