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giudiziaria

Catania, condannato proprietario di un cagnolino morto per stenti

Il cane è un Bull Terrier inglese di un anno di età che morì per anemia conclamata e grave stato di disidratazione per essere stato custodito in un garage al buio, senza cibo, né acqua e circondato da escrementi

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A Catania è’ stato condannato a sei mesi di reclusione, pena sospesa, il proprietario 31enne di ‘Gibby’, un Bull Terrier inglese di un anno di età che morì per anemia conclamata e grave stato di disidratazione per essere stato custodito in un garage del quartiere di Librino al buio, senza cibo, né acqua e circondato da escrementi.

Il cane era stato liberato dai carabinieri il 5 aprile scorso durante un blitz nel quartiere di Librino e poi era stato affidato alle cure di un veterinario. Gibby era poi morto dopo alcuni giorni di agonia. Lo rendono noto le quattro associazioni animaliste che si erano costituite parte civile nel processo. Le associazioni, che hanno sporto querela – Le Aristogatte con l’avv. Margherita Mannino, Lida con l’avv. Floriana Pisani, Teg4Friends con l’avv. Vito Patti e l’Altra Zampa con l’avv. Tania Cipolla – hanno ottenuto anche la condanna dell’autore del reato al risarcimento dei danni arrecati, quantificati dal Giudice in circa 12 mila euro.

I presidenti delle associazioni – Vera Russo, Bianca Biriaco, Alessandro Tringale e Emanuela Tosto – si dicono “soddisfatti del risultato ottenuto” ed annunciano che “continueranno la loro battaglia riunendosi per dare un segnale forte alla collettività al fine di sensibilizzarla sul disvalore legale ma soprattutto etico dei reati di maltrattamento a danno degli animali indifesi che, anche a causa dell’indifferenza della collettività, subiscono maltrattamenti crudeli e sofferenze inutili”.

 

giudiziaria

Paternò, inchiesta “Athena”, il sindaco Naso e l’ex assessore Comis chiedono il giudizio immediato

Il processo inizierà il 9 settembre del 2025, mentre per metà gennaio del prossimo anno sarà all’attenzione della Cassazione il ricorso contro il provvedimento del Riesame che aveva disposto i domiciliari, ma sospesi, per i due politici e per altri tre indagati

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Niente udienza preliminare per il sindaco Nino Naso e per l’ex assessore Salvatore Comis indagati per voto di scambio politico mafioso, nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Athena” scatta lo scorso 15 aprile e che vede indagate complessivamente 49 persone. Sia Naso che Comis si sono sempre dichiarati estranei all’accusa che gli è stata contestata.  Il prossimo 3 dicembre è in programma l’udienza dinanzi al GUP Carlo Cannella che dovrà esaminare la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura riguardanti tutti gli indagati nell’ambito dell’inchiesta Athena.

Giudice per le udienze preliminari che non dovrà esprimersi su Naso e Comis visto che i legali dei due esponenti politici hanno chiesto il giudizio immediato. Il processo inizierà il 9 settembre del 2025. Intanto per il 15 e 16 gennaio del 2025 la Cassazione dovrà esprimersi sugli arresti domiciliari, ma sospesi, come aveva deciso alla fine dello scorso mese di settembre il Tribunale del riesame. Un provvedimento del Riesame che riguarda il sindaco Naso, l’ex assessore Salvatore Comis nonche l’ex consigliere comunale ed ex assessore, Pietro Cirino e due  esponenti  del clan Morabito legato alla ‘famiglia’ Laudani di Catania.

In sostanza il Riesame aveva deciso per la sospensione dell’ordinanza che disponeva i domiciliari per i cinque indagati fino a che la sentenza fosse stata definitiva. L’inchiesta Athena si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò e avrebbe fatto emergere gli interessi del clan Morabito sulle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa.

 

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Chiesa

Catania, la Cassazione annulla con rinvio la sospensione di Luca Sammartino da incarichi pubblici

L’ex vice governatore è indagato nell’ambito dell’inchiesta “Pandora” e a decidere sul provvedimento sarà un altro collegio

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Importati novità per il deputato regionale Luca Sammartino. La  quinta sezione della Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del 16 luglio scorso con cui il Tribunale per il riesame di Catania ha rigettato l’appello presentato dai legali di Sammartino contro la sua sospensione da incarichi pubblici disposti dal gip nell’ambito dell’inchiesta Pandora su indagini dei carabinieri.

Sarà un altro collegio a dovere decidere sul provvedimento. Sammartino, esponente di spicco della Lega nell’isola che si è dimesso sia da vice governatore che da assessore regionale all’Agricoltura dopo la notifica della sospensione, è indagato per due presunti casi di corruzione. Il 16 giugno scorso la Procura di Catania ha fatto notificare un avviso di conclusione indagini per 29 persone nell’ambito di un’inchiesta che tratta anche presunte infiltrazioni della criminalità organizzata ed episodi di corruzione al Comune di Tremestieri Etneo.

Sammartino, difeso dall’avvocato Carmelo Peluso, ha sempre contestato le accuse esprimendo “piena fiducia nella magistratura”. Lo scorso primo ottobre il Gup ha rinviato a giudizio l’esponente della Lega e, con lui, altri dieci imputati. La prima udienza del processo si terrà il 14 marzo del 2025 davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania.  Due i presunti casi di corruzione contestati dalla Procura. Il primo è di avere favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente.

In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e ora in Forza Italia, totalmente estranea all’inchiesta. Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura, uno in servizio e l’altro in aspettativa, che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e bonificato da eventuali cimici la sede della sua segreteria che era in uso anche della sua compagna, la deputata nazionale della Lega Valeria Sudano, all’epoca dei fatti senatrice, e che ha fatto nascere dei contenziosi per l’utilizzo delle intercettazioni in quei locali di cui si è occupata anche la giunta delle Immunità parlamentari di Palazzo Madama.

“Un sincero ringraziamento all’avvocato Carmelo Peluso – ha detto Sammartino – che da sempre segue con grande attenzione le mie vicende e al professore Vittorio Manes per l’ulteriore contributo di esperienza e professionalità fornito al mio collegio di difesa. Affronterò con serenità tutte le fasi successive all’odierna decisione ribadendo la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati e rinnovo la mia fiducia nei confronti della magistratura”.

 

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