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Cronaca

Catania, controllati i beneficiari delle misure di detenzione alternative al carcere

Si tratta di persone autorizzate a recarsi a lavoro, ne sono state scovate 12 impiegate “in nero” o che avrebbero svolto fittiziamente l’attività lavorativa

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Militari dell’Arma del comando provinciale etneo nei mesi di luglio e agosto hanno effettuato una mirata campagna di controllo “a tappeto”  nei confronti ai beneficiari delle misure di detenzione alternative al carcere: attenzione rivolta a quei soggetti a cui è stato consentito di svolgere una attività lavorativa all’esterno dei luoghi di espiazione della pena.   Obiettivo di tale peculiare attività  svolta  dai carabinieri col supporto  dei colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro, è stato quello di vigilare sul rispetto degli obblighi connessi alla concessione dell’autorizzazione a recarsi al lavoro, garantendo al tempo stesso l’osservanza delle norme sulla sicurezza nel settore lavoristico e in materia di legislazione sociale da parte delle ditte resesi disponibili ad assumere questa tipologia di dipendenti.  I militari dell’Arma su tutto il territorio della provincia etnea hanno  proceduto al controllo di 150 individui ai domiciliari presso le altrettante aziende che avevano offerto loro un impiego, rilevando una serie di violazioni che possono essere sostanzialmente riassunte in 2 scenari.

È stato infatti documentato, da un lato, lo svolgimento fittizio dell’attività lavorativa da parte di 2 destinatari del beneficio, mentre dall’altro, l’impiego “in nero” di 10 soggetti in detenzione domiciliare da parte di altrettante aziende. Nello specifico, per quanto riguarda la prima circostanza accertata, i militari della compagnia carabinieri di Paternò hanno riscontrato come un 31enne del posto non si fosse da tempo presentato presso un frantoio di Contrada Cuturella, luogo di lavoro indicato all’autorità giudiziaria per ottenere il permesso, mentre i militari della compagnia di Acireale, hanno segnalato un 27enne della zona, che addirittura non ha mai svolto nemmeno una giornata lavorativa in un fioraio di Aci Catena.  Nel corso dei controlli, i militari hanno poi denunciato un 44enne catanese, che nonostante si recasse regolarmente a lavoro presso un ingrosso di pesce di Acireale, avrebbe beneficiato indebitamente del reddito di cittadinanza, percepito dalla moglie.

Passando al secondo scenario riscontrato, l’Arma di Catania ha deferito i titolari di 7 esercizi commerciali, per aver impiegato 18 lavoratori “in nero” e senza la prevista “sorveglianza sanitaria”, tra cui erano presenti 7 beneficiari della misura alternativa al carcere autorizzati a svolgere attività di lavoro. Per queste aziende, una operante a Riposto nel settore dell’abbigliamento, una rivendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli e un autonoleggio di Catania, una ditta edile, un’officina meccatronica e un panificio di Misterbianco, nonché una ditta di fabbricazione di carta e imballaggi di Mineo, è stata disposta la sospensione delle attività commerciali interessate.  I carabinieri hanno inoltre sanzionato solo amministrativamente ulteriori 3 imprenditori, rispettivamente titolari di una macelleria ad Aci S. Antonio, di un vivaio a Catania e di un ingrosso di pesce ad Acireale, per aver occupato “in nero” altri 3 soggetti ai domiciliari.  In tutti questi casi di lavoro “sommerso”, oltre ad applicare le previste sanzioni per un ammontare complessivo di circa 80 mila euro i carabinieri hanno altresì segnalato le violazioni emerse alle Autorità competenti, per il recupero dei contributi previdenziali-

amministrazione

Catania, nasce lo Sportello Beni Confiscati, presidio civico finanziato con fondi PNRR

La nuova struttura offrirà accoglienza, orientamento e supporto alle realtà del terzo settore interessate alla gestione dei beni confiscati assegnati al Comune, oltre che a cittadini, studenti e ricercatori impegnati in attività di studio sul tema del riutilizzo sociale di patrimoni illeciti

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A Catania  in via Monte Sant’Agata il sindaco Enrico Trantino e l’assessore ai beni confiscati alla mafia Viviana Lombardo hanno inaugurato  lo Sportello Beni Confiscati, istituito dal Comune di Catania all’interno di un immobile sottratto alla criminalità organizzata e restituito alla collettività. Lo sportello sorge infatti nei locali di due unità abitative confiscate a un prestanome dei clan, completamente riqualificate grazie a un progetto promosso dall’Amministrazione Comunale e finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La nuova struttura, pensata come punto di riferimento operativo e informativo, offrirà accoglienza, orientamento e supporto alle realtà del terzo settore interessate alla gestione dei beni confiscati assegnati al Comune, oltre che a cittadini, studenti e ricercatori impegnati in attività di studio o di partecipazione civica sul tema del riutilizzo sociale di patrimoni illeciti. Si tratta di un presidio di legalità e trasparenza, innovativo per il contesto cittadino e di grande rilievo strategico nel percorso di rigenerazione urbana e contrasto alla cultura mafiosa.

Un evento di rilievo che ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali della Prefettura, della Magistratura, delle Forze dell’Ordine e di numerose associazioni, nei locali completamente rinnovati di un edificio dei primi del Novecento, fino a poco tempo fa in grave stato di degrado strutturale e igienico-sanitario. L’immobile è stato oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria finalizzato alla sua rifunzionalizzazione come sede dell’Ufficio Beni Confiscati del Comune e come sportello informativo.

Il sindaco Enrico Trantino ha definito la scelta “lungimirante”, osservando che molti beni confiscati non vengono assegnati perché i bandi restano deserti, spesso per mancanza di informazioni sulla condizione degli immobili o per timori legati alla necessità di riqualificarli. Questo nuovo presidio intende invece offrire un punto di riferimento certo per chiunque sia interessato, mettendo a disposizione dati aggiornati, mappature, informazioni utili e possibilità di sopralluoghi. Il primo cittadino ha voluto sottolineare l’impegno dell’assessore Lombardo e dell’intera Direzione comunale, che stanno lavorando con determinazione per superare le difficoltà e dare nuova vita a questi patrimoni. L’assessore Viviana Lombardo, dal canto suo, ha evidenziato il valore simbolico dello sportello, non solo per il servizio concreto che offrirà ai cittadini in cerca di informazioni, planimetrie, modulistica e supporto per accedere all’utilizzo dei beni confiscati, ora parte del patrimonio indisponibile del Comune, ma anche per la sua collocazione all’interno di un bene sottratto alla mafia.

All’ingresso dell’edificio sono stati esposti quadri raffiguranti autorità uccise per mano mafiosa e un elenco di vittime innocenti, non solo illustri, con la speranza che quell’elenco non debba mai essere aggiornato. All’evento hanno preso parte anche l’ex assessore Michele Cristaldi, recentemente nominato dal sindaco Trantino consulente a titolo gratuito per i beni confiscati alla mafia, e la direttrice della struttura Patrimonio Comunale, Marina Galeazzi, che ha coordinato gli interventi di riutilizzo.

I lavori, finanziati con 460 mila euro dal PNRR grazie a un progetto curato dalle ingegnere comunali Valeria Petrina e Roberta Parisi, hanno riguardato il consolidamento della muratura portante, il rifacimento delle coperture lignee con recupero dei coppi siciliani, la sostituzione degli infissi, il risanamento dei controsoffitti in camorcanna, la ricostruzione di un solaio ammalorato, la posa di nuove pavimentazioni coerenti con l’esistente, la realizzazione di tramezzi per una migliore organizzazione interna, nuovi servizi igienici, impianto elettrico con illuminazione a LED e un impianto di climatizzazione.

Lo sportello sarà attivo tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00, preferibilmente su appuntamento, e non si limiterà all’attività di front office ma svolgerà anche funzioni di animazione territoriale e comunicazione integrata sul tema del riuso sociale dei beni confiscati, offrendo inoltre un centro di documentazione dedicato agli immobili situati nella città di Catania.

 

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Cronaca

Sicilia, ondate di calore, stop ad attività lavorative a rischio con temperature elevate

Il divieto riguarda le aziende agricole, florovivaistiche, edili (e affini) e le cave. Lo stop scatterà dalle 12,30 alle 16 nelle aree e nei giorni in cui verrà segnalato, nella fascia oraria, un livello di rischio “alto”

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Stop alle attività in alcuni settori produttivi durante le ore più calde nelle giornate e nelle aree ad alto rischio per le elevate temperature. È quanto prevede un’ordinanza firmata  dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e che resterà in vigore fino al 31 agosto.

Il divieto riguarda le aziende agricole, florovivaistiche, edili (e affini) e le cave. Lo stop scatterà dalle 12,30 alle 16 nelle aree e nei giorni in cui verrà segnalato, nella fascia oraria, un livello di rischio “alto” dalla mappa “Lavoratore al sole e attività fisica intensa”.

“Abbiamo voluto riproporre anche quest’anno l’ordinanza – spiega il presidente Schifani – perché non possiamo restare indifferenti davanti ai rischi estremi causati dal caldo, soprattutto per chi lavora all’aperto e senza protezioni. Questo provvedimento è un atto di civiltà e rispetto nei confronti dei lavoratori per proteggerli e prevenire tragedie annunciate. È una misura concreta, basata su dati scientifici, che richiede la massima collaborazione da parte delle imprese e dei datori di lavoro. La sicurezza non può e non deve essere mai considerata un optional”.

In caso di interventi di pubblica utilità, di protezione civile o di salvaguardia dell’incolumità, l’ordinanza non verrà applicata alle amministrazioni, ai concessionari di pubblico servizio e ai loro appaltatori, anche se i datori di lavoro dovranno intervenire con specifiche misure organizzative e operative per tutelare il personale.

 

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