La crisi della Fondazione ODA (Opera Diocesana Assistenza) torna al centro del dibattito istituzionale e politico. Dopo mesi di proteste e di denunce da parte dei lavoratori e delle famiglie dei pazienti, ieri si è svolto un incontro in Prefettura tra una delegazione politica e sindacale, il prefetto Pietro Signoriello, l’onorevole Lidia Adorno (Movimento 5 Stelle all’ARS), Ismaele La Vardera (Controcorrente), insieme all’avvocato Francesco Sanfilippo, Presidente del Dipartimento Disabilità Controcorrente volto a cercare soluzioni per garantire la continuità dei servizi e il pagamento degli stipendi arretrati.
La deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Lidia Adorno, ha espresso un cauto ottimismo:
“Ringraziamo il prefetto Giuseppe Signoriello per la disponibilità che ci ha riservato. È stato un incontro importante, perché abbiamo trovato un interlocutore particolarmente interessato e attento. Certamente nessuno ha la bacchetta magica, ma è chiaro che ci sarà un’attenzione ancora più presente, con uno sguardo che riguarderà anche l’ordine pubblico, perché situazioni come queste in cui servizi essenziali per i disabili sono cessati e le retribuzioni dei dipendenti non vengono pagate, rischiano di sfociare anche in possibili gesti drammatici”.Adorno ha ricordato come i dipendenti dell’ente siano arrivati a maturare otto mensilità arretrate, ridotte oggi a sei grazie alla pressione mediatica e politica:
Il prefetto Signoriello ha riconosciuto la gravità della situazione, mostrando non solo attenzione verso la difficile condizione economica dei lavoratori, ma anche verso il valore sociale e sanitario del servizio erogato dalla Fondazione ODA. Una presa di posizione importante che, nelle intenzioni dei partecipanti, segna un punto di svolta nel coinvolgimento delle istituzioni.
La vicenda dell’ODA non è solo una questione di stipendi mancati. I circa 300 lavoratori dell’ente, che assiste oltre 1500 persone fragili e disabili, continuano a garantire cure e supporto nonostante la precarietà. Sul fronte economico, i numeri restano allarmanti: un passivo di oltre 68 milioni di euro, debiti per circa 45 milioni, e la mancata presentazione dei bilanci aggiornati, come denunciato da più parti.
