A Catania un agente della polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto di origine straniera, ma siciliano di adozione. “Colpito con calci e pugni ha riportato un trauma cranico e alle costole.
I medici hanno dovuto suturare con dei punti una ferita alla testa. E’ stato giudicato guaribile in 30 giorni”. Lo rende noto il consigliere nazionale per la Sicilia del Sappe, Francesco Pennisi. Il sindacato di polizia ribadisce “la richiesta per l’uso del taser, oltre al rafforzamento degli organici”, ma ritiene anche “fondamentale la tempestiva e coordinata azione tra i vari livelli dell’amministra zione”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe ritiene che quello che sta succedendo nelle “ultime settimane nelle carceri, tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti”.
Capece ha criticato critica duramente provvedimenti come la vigilanza dinamica e il regime aperto, che avrebbero favorito l’aumento degli eventi critici. “Anche l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria dalle mura di cinta e la mancanza di finanziamenti per i servizi antintrusione sono scelte scellerate. La politica ha ignorato queste priorità, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
L’aggressione di piazza Lanza è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che mettono in luce le gravi carenze del sistema penitenziario. Il Sappe chiede interventi immediati per garantire la sicurezza degli agenti e ristabilire l’ordine negli istituti. “La polizia penitenziaria non è più disposta a farsi massacrare”, conclude Pennisi, sottolineando come l’abbandono del servizio da parte di molti colleghi sia un segnale inequivocabile di un sistema al collasso.