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Catania, il ricordo di Gaetano Giaquinta

Il 13 agosto del 2016 ci lasciava l’illustre ordinario di “Struttura della Materia” del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Ateneo catanese che nella sua illustre carriera fu anche candidato al Premio Nobel

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Sento il dovere, e la forza, di portarvi dentro al ricordo, mai sbiadito, di un amico mio che grazie alla sua immensa cultura è stato un uomo stimato a livello mondiale attraverso ciò che egli studiava e ciò che professava ai suoi studenti, punto di riferimento per molti del mondo non accademico che lo riconobbero come persona straordinaria di questo nostro tempo. Sento il dovere di farlo non per un fatto puramente privato, non utilizzerei mai un giornale per fatti personali, quanto per rendere viva la memoria di Gaetano Giaquinta, ordinario di “Struttura della Materia” nel dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Catania, che nella sua illustre carriera fu anche candidato al Premio Nobel. Il professore Gaetano Giaquinta, in pensione dal 2014, ci lasciò esattamente 9 anni fa, il 13 agosto del 2016. Una perdita non solo per il mondo accademico e per i suoi tanti studenti, ma anche per molti suoi amici ed estimatori.

Non so proprio come si faccia ad ingoiare alcuni struggenti addii, è un vuoto terribile che assottiglia me stesso e il cielo a tal punto da farmi quasi soffocare. L’unico mezzo che abbiamo è il ricordo. Un misero rimembrare fatto di cose vissute, di sorrisi, perfino di quella sciocca abitudine che a volte ti porta a pensare che quella persona se ne infischi di te, poi, invece, ti fa sentire un uomo e capisci che per te, lui è stato da sempre quello che ti snobbava perché sapeva già che gli potevi offrire molto di più. Era sempre in camicia e jeans, con un marsupio. Dalla barbetta bianca a volte un timido saluto, altre volte, parole molto forbite che io non capivo.

Con questa persona strada insieme ne abbiamo percorsa e nonostante la vita ci abbia imposto la frequentazione degli stessi luoghi, potevamo anche non incontrarci mai, ma, ne sono convinto, un bel giorno ci saremmo conosciuti ugualmente perché non riesco ad immaginare la mia esperienza terrena senza avere avuto al fianco un uomo speciale come lui che trattava la vita, la professione e tutte le questioni che ci riguardano quotidianamente, con vigorosa e attenta vocazione.

Siamo rimasti parecchi anni a studiarci, dirimpettai della stessa sorte, io da persona handicappata, lui da eccelso papà di una figlia in carrozzina, ma questo è un dettaglio. Una delle cose davvero importanti che caratterizzavano questo mio amico speciale era l’immenso patrimonio culturale che custodiva dentro. Era sì un professore universitario di Fisica all’Ateneo di Catania, occupato negli studi della Materia, ma innanzitutto era un amante dell’arte e quindi dei quadri, dei libri d’ogni tipo, del bello e, dunque, anche della poesia.

Il suo nome è noto nell’intero pianeta, anche se forse nella sua città ai più è sconosciuto. A Tokyo è stata posta una targa che lo cita come uno dei tre fisici italiani più famosi al mondo. Quando ci siamo conosciuti meglio in questo tortuoso cammino, mi ha confessato che uno dei suoi punti di riferimento era il pensiero del “Maestro di color che sanno”. Nella biblioteca del suo studio primeggiavano le opere di Leonardo Da Vinci. Che immenso privilegio avere avuto al mio fianco il professore Gaetano Giaquinta che mi ha fatto capire l’autentico senso di ogni cosa dentro la vita, da cui deriva la mia passione per questo hobby di indegno “poeta” che dopo tanti anni di lavoro e di approfondimento, sta diventando un qualcosa di interessante perché riconosciuto da chi ne ha titolo.

Che piacere poter affermare “Sono stato allievo o amico del professore Gaetano Giaquinta”, perché è un nome che ha scritto la mia storia umana e artistica, abbellendola, come farebbe un autore del sapere, quale era lui. È motivo di orgoglio ricordarlo e non è un atto dovuto: la sua presenza accanto a me è sempre un immenso dono spirituale e direi pure materiale, perché concreto.

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