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Cronaca

Catania, lotta allo streaming illegale, operazione “Gotha 2”, otto persone arrestate

Si stima che i danni per l’industria audiovisiva potrebbero superare i 30 milioni di euro mensili

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Arrestate dagli agenti del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica – Polizia Postale di Catania 8 persone, alcune delle quali residenti all’estero. Sono accusate di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione illecita di palinsesti televisivi ad accesso condizionato (pay-tv), accesso abusivo a sistema informatico e frode informatica.

Gli arrestati sono residenti a Catania, Siracusa, Roma, Brescia, ed in altri paesi esteri. “L’indagine è lo sviluppo della maxi-operazione di contrasto al cybercrime “Gotha” del novembre 2022 coordinata dalla Procura Distrettuale Catanese, che portò all’esecuzione di oltre 70 perquisizioni in Italia” scrive la procura etnea.

Attraverso un’approfondita analisi dei dispositivi sequestrati (computer, smartphone, server) e l’esame di un elevato volume di flussi finanziari, è stato raccolto materiale che è stato ritenuto utile a confermare e delineare con maggiore precisione l’esistenza di una associazione criminale, organizzata in modo gerarchico, con ruoli distinti e precisi (capo, vice capo, master, admin, tecnico, reseller), e con vertici presenti sul territorio nazionale (Catania, Roma, Siracusa e Brescia) e all’estero.

Secondo la tesi accusatoria le finalità del sodalizio sarebbero la commissione di una serie indeterminate di reati, in particolare la distribuzione ad un numero elevatissimo di utenti di palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi di proprietà di piattaforme come SKY, DAZN, MEDIASET, AMAZON PRIME e NETFLIX, tramite un Sistema di IPTV illegali, con profitti mensili stimati in milioni di euro.   Queste le sigle delle IPTV illegali, alcune delle quali richiamano nomi di note piattaforme legali: “NOWTV”, “UNITY”, “PLAYTV”, “PLATINUM”, “M&S”, “ENJOY” “MOMY” “HERMES”, “LUCKYSTREAMING”, “SKYNET” e “GOLDRAKE”.

Per gli inquirenti gli arrestati rappresenterebbero i vertici del mercato illegale dello streaming italiano, che, oltre a promuovere e dirigere l’associazione a delinquere, avrebbero deciso costi degli abbonamenti, sospensione del servizio e modalità di distribuzione dei dispositivi, coordinando i singoli operatori sul territorio nazionale.

Per lo svolgimento dell’attività illecita, l’organizzazione avrebbe sfruttato una infrastruttura tecnica articolata che prevedeva l’utilizzo di numerosi server noleggiati presso società di hosting estere, la cui gestione era affidata ai consociati in possesso di particolari competenze informatiche.

Al fine di eludere le investigazioni, gli arrestati avrebbero fatto uso di applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi; questi ultimi utilizzati per l’intestazione di utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e per noleggio di server. Inoltre, gli indagati avrebbero imposto ai loro destinatari, i numerosi rivenditori (reseller) sparsi sul territorio, di seguire un vero e proprio catalogo di regole per sottrarsi alle investigazioni ed inquinare le fonti di prova.

Ingenti i guadagni illeciti: i profitti accertati, solo nei mesi monitorati durante le indagini, ammontano a circa 10 milioni di euro, ma si stima che i danni per l’industria audiovisiva potrebbero superare i 30 milioni di euro mensili, considerate che l’operazione ha fatto luce sul 70 % dello streaming illegale nazionale, pari a oltre 900.000 utenti.

La Procura ha richiesto misura cautelare nei confronti degli otto indagati. Il GIP di Catania all’esito degli interrogatori preventivi resi dagli indagati (tranne uno perché irreperibile) ha concesso la misura cautelare degli arresti domiciliari. Gli indagati hanno reso dichiarazioni spontanee innanzi al GIP in sede di interrogatorio preventivo

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