E’ scattata all’alba di oggi l’operazione “Lockdown” con l’arresto di 5 persone e altrettante sottoposte a misure cautelari personali, come l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e di dimora nel Comune in cui abitano. Sono complessivamente 25 le persone indagate. Una inchiesta della DDA che ha permesso di fare chiarezza su un presunto sodalizio criminale dedito alla commissione di falsi per l’indebita percezione di contributi pubblici consistenti per fronteggiare l’emergenza economica conseguita alla pandemia da Covid-19.
Tra le persone arrestate Gabriele Santapaola, di 39 anni, dell’omonima famiglia mafiosa, e un brigadiere dei carabinieri, Paolo Marragony, 50 anni, che lo avrebbe favorito. Gli altri arrestati sono Alessandro Mirabella, 62 anni, funzionario di banca, Andrea Pappalardo , 46 anni, direttore generale della Co.Fi.San. Consorzio Fidi, Michele Adolfo Valerio Pilato, 65 anni. L’ordinanza è stata eseguita da agenti dello Sco di Roma, della Questura di Catania e del Reparto prevenzione crimine. L’inchiesta si basa su indagini condotte tra il marzo 2021 e il novembre dello stesso anno. Secondo la Procura i finanziamenti garantiti dallo Stato sarebbero stati erogati sulla base di documentazione falsa e presentata da persone che non avevano i presupposti di legge. Secondo la procura a guidare il gruppo vi sarebbero stati il funzionario di un noto istituto di credito di Catania, Alessandro Mirabella, e il direttore generale del consorzio fidi Cofisan, Andrea Pappalardo.
Secondo quanto accertato, gli indagati, sfruttando anche la semplificazione delle procedure per la concessione del finanziamento garantito avrebbero assicurato a beneficiari compiacenti l’accesso fraudolento, istruendone la pratica sin dalla predisposizione della falsa documentazione reddituale ai fini dell’indebita erogazione del contributo. Secondo la Procura, Andrea Pappalardo avrebbe convogliato le istanze prodotte dai vari professionisti verso dirigenti di istituti di credito compiacenti come Alessandro Mirabella, il quale a sua volta avrebbe assegnato le pratiche a fidati funzionari della banca che, dietro indebito pagamento di una somma di denaro, le avrebbe deliberate positivamente o, qualora irrimediabilmente viziate, ne avrebbe consigliato il ritiro così da poter essere ripresentate una volta rettificate.
Ai cinque arrestati la Procura contesta l’aggravante dell’avere favorito la cosca mafiosa Santapaola-Ercolano. A Marragony è stato contestato anche il reato di accesso abusivo a un sistema informatico protetto, avendo più volte consultato le banche dati di polizia per finalità diverse da quelle connesse al servizio. Il carabinieri sempre secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe collaborato nella realizzazione delle condotte fraudolente con un esponente di rango del clan Santapaola, Gabriele Santapaola, di 39 anni in quanto, oltre a curare i rapporti con i funzionari di banca, si sarebbe occupato della predisposizione della documentazione essenziale per l’indebita percezione del contributo come l’attivazione della partita Iva, la predisposizione della falsa documentazione reddituale e il suo inoltro telematico, nonché l’apposita attivazione di un’utenza telefonica e di una casella email nella quale pervenivano le varie comunicazioni bancarie alle quali rispondeva personalmente.