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Cronaca

Etna, la ricaduta di cenere vulcanica mette in crisi Bronte, Maletto e Maniace

Il sindaco brontese Pino Firrarello ha chiesto lo stato di calamità naturale, mentre in città avviati gli interventi di rimozione della cenere

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L’ultima attività parossistica dell’Etna, registratesi meno di 36 ore addietro dal cratere di sud-est, ha provocato una abbondante ricaduta di cenere  vulcanica sui comuni ricadenti nella fascia nord- occidentale dell’Etna : in particolare Bronte, Maletto e Maniace. A Bronte il sindaco Pino Firrarello ha richiesto lo stato di calamità, mentre nelle ore successive alla cessazione della caduta di cenere  l’assessore comunale Massimo Castiglione ha contattato la Caruter (azienda che si occupa di raccolta rifiuti), la quale con i mezzi di spazzamento ha iniziato a pulire lo spiazzo dell’ospedale Bronte con annessa strada di collegamento dello stesso con il Corso Umberto.

 Subito dopo sono iniziati i lavori di spazzamento nei luoghi adiacenti le scuole con l’utilizzo delle spazzatrici in dotazione nonché con l’ausilio dei manutentori comunali che hanno spazzato tutti i marciapiedi adiacenti gli istituti scolastici con dei soffiatori in dotazione all’ufficio manutenzione del comune. Contattata la società Sogip che ha in dotazione (per conto del dipartimento di protezione civile) i mezzi di aspirazione per la pulizia delle caditoie del paese.

“Abbiamo già inoltrato PEC con comunicazione e richiesta intervento al dipartimento di Protezione civile richiedendo lo stato di calamità per l’evento accaduto” si legge in una nota stampa. Intanto il  sindaco Pino Firrarello ha firmato un’ordinanza per “limitare i pericoli alla circolazione”. L’ordinanza istituisce “il divieto di circolazione di motoveicoli, ciclomotori e, comunque, di tutti i veicoli a due ruote nel centro abitato e su tutte le strade di proprietà del comune fino alla cessazione dei pericoli costituiti dalla presenza di cenere vulcanica sulla sede stradale”, inoltre limita nel centro abitato e sulle strade di proprietà del comune la velocità dei veicoli a 30 km l’ora.

La nuova ricaduta di cenere vulcanica preoccupa invece gli agricoltori, che dovranno sostenere ulteriori spese per ripulire frutta e ortaggi prima della vendita. “L’eruzione segna quasi l’anniversario della prima forte eruzione del 16 febbraio 2021 e torna per gli imprenditori agricoli l’incubo della cenere sulle colture”. A dirlo Coldiretti Sicilia, la quale ha specificato che si è di fronte a cambiamenti per il vulcano e “per questo occorre un nuovo sistema di interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc. È un’ emergenza continua, una vera e propria calamità quotidiana. Per pulire le strutture e le coltivazioni – ha concluso Coldiretti – serve tempo, acqua e quindi l’impiego massiccio di manodopera con costi insostenibili, anche alla luce dei rincari che gravano sulle imprese”.

Cronaca

Catania, rogo a Fontanarossa, concluse indagini avvisi per due persone

Si tratta dell’ingegnere procuratore speciale, incaricato dalla Sac del rispetto degli adempimenti e delle norme antincendio e dell’amministratore unico e legale rappresentante della ‘Italy Rent Car’, accusati entrambi di rogo colposo

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La Procura di Catania ha emesso un avviso di conclusione indagini preliminari all’ingegnere procuratore speciale, incaricato dalla Sac del rispetto degli adempimenti e delle norme antincendio, Orazio Condorelli e all’amministratore unico e legale rappresentante della ‘Italy Rent Car’ Federica Caravello, accusati entrambi di rogo colposo in merito all’incendio che la sera del 16 luglio dello scorso anno divampò. all’aeroporto di Catania. A scriverlo è il quotidiano “La Sicilia”.

Nel fascicolo inizialmente risultavano sette indagati, sei dei quali mancano nell’avviso di conclusione indagini: la loro posizione è stata stralciata e si sta valutando di depositare al Gip una richiesta di archiviazione. Secondo la Procura etnea il rogo ebbe origine da una “multi presa per le utenze elettriche difettosa” presente nel box dell’agenzia di noleggio auto al Terminal arrivi.

Secondo le accuse, i due “in cooperazione tra loro, per colpa cagionavano, o contribuivano a cagionare, un incendio che si originava all’interno dei locali in uso all’agenzia di noleggio e si sviluppava all’interno del termina arrivi”.  Per la procura Condorelli avrebbe “omesso di attivare una procedura organizzativa per la gestione della sicurezza antincendio adeguata alle dimensioni dell’aerostazione in termini di superfici e numero di passeggeri. In particolare, non prevedeva la presenza necessaria e continuativa di un numero minimo di operatori antincendio, né prevedeva che gli stessi presidiassero ogni zona o maxi zona dell’aeroporto tanto che la sera dell’incendio erano presenti in tutto il terminal solo quattro operatori e in tutta la zona ‘arrivi’, aperta al pubblico, non era presente, né era previsto che fosse presente, alcun operatore”.

Per i magistrati la loro presenza avrebbe consentito “di giungere nell’immediatezza sul posto e spegnere l’incendio”. A Caravello è contestato di aver “omesso di fornire” alla dipendente presente “la necessaria formazione obbligatoria in materia di sicurezza antincendio”. Per lei c’è anche un secondo capo d’imputazione per falso. L’indagata avrebbe dichiarato falsamente “che la dipendente avesse ricevuto l’apposita formazione”.

 

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Cronaca

Catania, controllo carabinieri con i colleghi del NAS a tutela di catanesi e turisti

Personale del Nucleo Antisofisticazione Sanità di Catania hanno denunciato i titolari di tre ristoranti di pesce tutti siti nella zona della “Pescheria”

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La sicurezza alimentare al centro dei controlli effettuati dai carabinieri del comando proviniciale di Catania.  Nei giorni scorsi, i militari della compagnia di Piazza Dante, insieme con i colleghi del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Catania,  hanno denunciato i titolari di tre ristoranti di pesce tutti siti nella zona nota ai piu come la “Pescheria” di Catania.

All’interno della prima attività commerciale, i militari hanno accertato che non sarebbero  state compilate le tabelle relative alle temperature a cui i cibi devono essere conservati e che anche il processo di congelamento dei prodotti sarebbe  stato effettuato con procedure non regolari ed all’interno di apparecchiature refrigeranti non idonee al mantenimento della “catena del freddo”. Cosi ben 40 kg di pesce è stato sequestrato. Ma c ‘è di piu, la proprietaria, una 52enne catanese, non avrebbe  comunicato alla clientela, mediante apposite iscrizioni nel menu previste dalla normativa, che alcuni prodotti erano congelati e non freschi.

Stesso modus operandi anche per il titolare del secondo ristornate, un 59enne che anche lui, come la collega del primo locale, avrebbe servito ai clienti alimenti decongelati spacciandoli per freschi.

Dal terzo locale al centro del mirino dei militari sono stati sequestrati e distrutti 18 kg di pesce non idoneo al consumo in quanto privo di tracciabilità. Inoltre nel laboratorio di preparazione delle pietanze, sarebbero state riscontrate carenze igienico sanitarie derivanti dalla presenza di blatte e altri insetti. il proprietario, un 47enne di Catania avrebbe  adibito a deposito bevande un locale attiguo, non consono, seconod i NAS,  a quel tipo di attività di stoccaggio.

I tre titolari dei ristoranti sono tutti ritenuti responsabili di frode in commercio, oltre che di violazioni nel settore igienico-sanitario ed in totale sono state emesse sanzioni per quasi 50 mila euro.

 

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