La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del Tribunale del Riesame che aveva disposto gli arresti domiciliari del sindaco di Paternò Nino Naso indagato nell’inchiesta “Athena” con l’accusa di voto di scambio politico mafioso.
In pratica la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa del sindaco paternese rappresentata dagli avvocati Maria Donata Licata e Vincenzo Maiello. La decisione della Cassazione è arrivata questa sera poco prima delle ore 20.
“Il sindaco si è detto soddisfatto- ha detto l’avvocato Licata- ha sempre avuto fiducia nella giustizia e nell’operato dei giudici. La Cassazione ha accolto il nostro ricorso che si basava sui gravi indizi di colpevolezza e non sulle esigenze cautelari. Adesso aspettiamo che vengano depositate le motivazioni”.
Il tutto quindi ritorna nelle mani del Tribunale di Catania, che dovrà fissare una nuova udienza davanti a un’altra sezione del Tribunale della Libertà. Domani è prevista la decisione sulla posizione dell’ex assessore comunale Salvatore Comis. Il sindaco Naso e Comis, su richiesta degli stessi indagati, affronteranno il processo con giudizio immediato.
Il Tribunale del riesame, presieduto da Giuliana Sammartino, aveva rilevato che “risulta ricostruibile in via induttiva e con la consistenza dei gravi indizi il raggiungimento di un patto illecito fra il sindaco Naso e, tramite il Cirino, la consorteria dei Morabito-Benvegna”.
L’accordo, aveva ricostruito il Tribunale, prevedeva “un sostegno elettorale” in cambio dell’interessamento del Naso per “l’assunzione di congiunti mafiosi locali” e di “destinare a Comis un assessorato di interesse economico”.
L’appello contro la decisione del gip era stato presentato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai sostituti Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti. La decisione del Tribunale del riesame non era esecutiva. L’inchiesta Athena si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò e avrebbe fatto emergere gli interessi del clan Morabito sulle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa.
Per 49 degli indagati la Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio. Il processo si aprirà il prossimo 6 marzo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e corruzione.