“Orgoglio militellese e fedele e figlio fedele di Maria Santissima della Stella” “Il tuo ultimo viaggio nella tua amata Miltello, qui il sipario cala, la Sicilia non ti dimentica“
La forza di un personaggio Popolare, perché ha tenuto incollati milioni di persone, diventando una persona di famiglia. Pippo Baudo torna nella sua Militello, per l’ultimo saluto quella sua terra natale che, secondo le sue dichiarazioni, gli conferiva un senso di pace, serenità, come nessun altro luogo.
Il ritorno del “paesano” così lo chiama la sua gente, di colui che ha lasciato la sua terra ma che è rimasto uno di loro. Oggi l’ultimo saluto a Pippo Baudo, giunto nella notte a Militello dove ha ricevuto un omaggio commovente e sentito, dapprima nella capitale e poi nella sua amata Sicilia, in un evento che ha unito un intero paese in ricordo della sua eredità televisiva e umana.Le esequie si sono tenute oggi, mercoledì 20 agosto, con inizio ufficiale alle 16:00 all’interno della Chiesa di Santa Maria della Stella a Militello in Val di Catania.
300 presenze all’interno della chiesa,2000 in piazza, 5000 persone presenti, 400 uomini delle forze dell’ordine, a supporto, le Misericordie del Comitato Provinciale di Catania che hanno assicurato il servizio di assistenza sanitaria, predisponendo un’ambulanza e una squadra appiedata per la camera ardente del mattino e, nel pomeriggio, quattro ambulanze (di cui una con medico e infermiere a bordo), quattro squadre appiedate e un ambulatorio mobile con medico per eventuali emergenze pre-ospedaliere.
La cerimonia è stata presieduta da Monsignor Calogero Peri, vescovo della Diocesi di Caltagirone, insieme al parroco Giuseppe Luparello, l’omelia è stata affidata al padre spirituale di Baudo, Don Giuseppe Albanese. Ecco le sue parole:
“Non dobbiamo vivere questo momento come distacco senza ritorno, ma come un passaggio, un arrivederci, come ci ricorda il Signore: il nostro Dio è il Dio dei vivi. L’atmosfera è di partecipazione e affetto.Siamo nella sua Militello. È stato davvero commovente come gli abitanti di questa cittadina, e anche di altre città, abbiano riservato il benvenuto a Pippo per poter concludere il suo cammino terreno nella terra che gli ha dato i natali. Commovente vedere come, in una società come la nostra, inquinata da tanti virus, con la sua condotta Pippo abbia dimostrato di affermare il bene, la gratuità, il dono di se stesso soprattutto nei confronti dei poveri.
È proprio qui, in questa cittadina, che la comunità si stringe attorno a lui e ai suoi familiari: un segno di quanto dice l’apostolo Paolo. Se uno soffre, tutte le membra soffrono insieme; se uno è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Lasciatemelo dire: abbiamo due libri di fronte a noi. Quello della vita terrena di Pippo, vita che per ogni uomo si chiude con il dies natalis, fatto di giorni, anni, fragilità, gioie, dolori. Come accade per ogni mortale, i nostri giorni svaniscono come un soffio, gli anni come un sogno.
Ma questo libro della vita che si è appena chiuso, che nella fede è storia di salvezza, diventa comprensibile solo alla luce di un altro libro: quello che è qui davanti, la Parola di Dio. La prima lettura ci ha ricordato come le anime dei giusti sono nelle mani di Dio: è la certezza che sorregge la nostra speranza. La speranza resta piena di immortalità ed è questa promessa che illumina il buio della notte e ci consola.
Pippo, nei mesi di clausura prima del decesso, aveva chiara questa speranza: il conforto più rilevante. Il Vangelo è quello delle Beatitudini, incipit del Discorso della Montagna che Gesù ha proposto agli Apostoli: il mondo capovolto di Dio, incentrato sui valori del Regno di Dio, che Pippo ha compreso soprattutto nel corso della sua infermità. Non sono beati i ricchi, ma i miti, i puri di cuore. A questo proposito, la povertà di cui si parla non è la mistica della miseria, ma l’affermazione della condivisione: non puoi essere felice da solo.

Un tratto caratteristico della sua vita. Ha conosciuto la gioia di entrare nelle case degli italiani e, al di là dei programmi e degli applausi, è la capacità di custodire rapporti umani sinceri. Molti lo ricordano come uomo generoso. Poco prima di morire mi ha confidato che il successo non basta a riempire il cuore, il successo non basta a rendere felici.
Un versetto su cui riflettere: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia. Il senso della giustizia è stato sempre forte nell’animo di Pippo, soprattutto nel coraggio contro la mafia, un male da estirpare ricercando sempre la legalità. Una cosa è certa: il mondo di Dio è diverso da quello degli uomini. Ciò che sembra debole e nascosto diventa prezioso agli occhi del Padre, ed è su questa misura che saremo giudicati.

Le parole ci guidano a guardare oltre l’apparenza delle cose che passano, ed ecco perché, nel dolore della separazione, possiamo dire: “In te, Signore, ho posto la mia speranza.”
Le esequie sono un atto di fede: ogni celebrazione ci ricorda che non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo a cercarne una futura. È tempo di preghiera e di conversione: la morte ci ammonisce a volgere lo sguardo alle cose che durano per sempre. Le cose invisibili sono eterne.
Affidiamo al nostro Signore il nostro Pippo e preghiamo per i suoi familiari: per la figlia Tiziana, per il figlio Alessandro, per i nipoti Nicholas e Nichole. Che il Signore possa donare loro consolazione. La vita non finisce, si trasforma. Che questo sia un momento di conversione. Nelle ultime conversazioni con il nostro compianto Pippo Baudo sono rimasto colpito dalla sua capacità di comprendere che più passano gli anni più si ha il bisogno di purificazione. Le ultime settimane di malattia, nel dolore e nella sofferenza, sono state di purificazione e anche di liberazione. Nel momento in cui gli ho chiesto se potevo comunicargli il corpo di Cristo, lui mi ha guardato e ha pianto e mi ha ripetuto per tre volte, grazie. Il trionfo della grazia santificata, della vita, del bene, sulla morte e sul peccato perché in fondo siamo in tempo per sperimentare la vita nuova.”

Tra i presenti, oltre alla famiglia e ad amici, anche figure istituzionali come il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, il governatore siciliano Renato Schifani, il presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno.
Hanno raggiunto Militello, volti noti del mondo dello spettacolo, fra questi, Lorella Cuccarini, Al Bano, Michele Guardì, Gigi D’Alessio il quale lo ha ricordato con queste parole:
“Tutti dobbiamo tanto a Pippo, è stato l’amico di tutto, regalando consigli a ciascuno di noi. Al di la della competenza io sono qui per l’uomo, che meritava tanto, tanto. Lui era della gente, questa gente presente oggi significa che era una di noi, lui non ha dimenticato la sua terra, le sue origini. Il ricordo, ho dei vocali, ci siamo sentiti l’ultima volta un mese e mezzo fa, non dimostrava la sua stanchezza. Pippo resterà immortale”
Prima dell’uscita de feretro, l’unico intervento, le parole del sindaco di Militello, Giovanni Burtone, cariche di emozione hanno ricordato l’uomo, che ha amato la sua terra, l’impegno nel sociale.
” La scelta di Pippo, di tornare a Militello, ha confermato questo suo legame con la realtà: non ha voluto tagliare il cordone ombelicale con la sua città. In questi giorni abbiamo ascoltato commenti, abbiamo parlato: Pippo non amava il divismo, era sempre allegro, solare, e non voleva retorica. Ma dobbiamo dire che è andato avanti grazie al suo talento, partendo proprio da qui. Aveva passione: dopo la laurea raccolse questa sfida e andò avanti. Era un faticatore, studiava e non si è mai fermato.
Ecco perché non è diventato solo un presentatore, ma anche un intellettuale. Ha donato qualcosa al Paese, ha cercato di dare il suo contributo, a partire dalla diffusione della lingua, per unire l’Italia. È stato un protagonista della vita repubblicana, un grande italiano che vogliamo paragonare ai grandi della nostra storia.
Ha saputo contribuire e dare il proprio impegno partendo dal Sud, e senza enfasi ha fatto passare il messaggio di un Mezzogiorno che non si deve mai piegare. Un uomo del Sud senza cappello in mano, ma consapevole del protagonismo che la nostra terra doveva avere. Lo abbiamo considerato sempre un familiare di Militello.
Quando era qui voleva stare coi cittadini: aveva per tutti una parola, un abbraccio. L’ho sentito il giorno dopo il riconoscimento di Militello come borgo più bello d’Italia, e lui ha sorriso al telefono. Gli ho ricordato il binomio indissolubile tra lui e la sua città. Era contento, e mi ha detto: ‘Giovanni, continuate a impegnarvi’. Mi ha lasciato quasi un testamento.”
Per permettere la partecipazione di molti, sono stati installati maxischermi in piazza e sono state organizzate corse speciali di autobus, coordinati dalla Regione Siciliana in collaborazione con Trenitalia (essendo la linea ferroviaria chiusa per lavori).La tumulazione avverrà nella cappella di famiglia nel cimitero di Militello, come da sue volontà
