C’è un foglio di quaderno strappato, ingiallito dal tempo, scritto a matita. Un oggetto fragile, ma dal valore infinito. È lì che vive ancora Giordana, nei ricordi custoditi da sua madre, Vera Squatrito. Ed è lì che Vera ha voluto riportarla, pubblicando quella lettera sui social: un gesto d’amore e di verità, per restituire al mondo l’immagine autentica di sua figlia.
“Tu eri così, Occhi di Stella piena d’amore” scrive Vera. Poche. In quelle quelle righe materne, Giordana non è la “vittima di femminicidio”, ma la ragazza piena di luce, la giovane madre che sapeva donarsi in ogni gesto, compreso organizzare un compleanno per far sentire importante sua figlia, Asia.
Il centro di tutto è quella lettera, scritta da Giordana il 13 agosto 2011, pochi giorni prima di partorire:
“Cara bambina mia,
ti scrivo prima ancora di metterti al mondo… non perché io sia pazza, ma perché voglio raccontarti quello che provo. Mancano pochi giorni alla tua nascita e io non vedo l’ora di stringerti tra le braccia e guardare il tuo dolce viso.
In questi nove mesi mi hai dato una forza inspiegabile, che nemmeno io sapevo di avere. Grazie a te e alla tua splendida nonna Vera ho imparato a superare i momenti difficili, a non curarmi delle cattiverie della gente.
Sai, amore mio, non tutte le persone sono buone, ma imparerai a riconoscerle.
Anche con tuo padre non è stato facile, ma ho sempre pensato a te: volevo che nascessi serena, con una famiglia unita.
Ti aspetto, con tutto il mio amore.”
È una dichiarazione di amore assoluto, ma anche una confessione intima di paure, fragilità, speranze. Parole che oggi, lette con la distanza del tempo e il peso della tragedia, assumono una forza ancora più grande: il coraggio di una giovane madre che già intuiva le difficoltà, ma che non rinunciava a sognare un futuro sereno per sua figlia. Letta oggi, quella lettera sembra un testamento per Asia, la prova che sua madre l’ha amata prima ancora di conoscerla, la testimonianza della sua forza e della sua voglia di proteggere.
Ed è proprio lì, e non solo, proprio da quelle parole, Vera trova la forza di continuare a lottare. Perché il ricordo di Giordana non rimanga incatenato a quella notte del 7 ottobre 2015, quando l’ex compagno Antonio Luca Priolo la uccise con 48 coltellate, poche ore prima che potesse testimoniare in tribunale contro di lui per stalking.
Dalla tragedia è nato un impegno civile che non si è mai fermato. Vera ha fondato l’associazione “Io sono Giordana”, trasformando il dolore in battaglia per tutte le donne. Da questa lotta sono nate la legge sugli orfani di femminicidio (2018), il Codice Rosso (2019) e progetti come “La Casa di Giordy”, un luogo di accoglienza e sostegno per chi subisce violenza.
L’ eredità di Giordana resta impressa anche in questa bellissima lettera. Ogni anno, racconta Vera, la rilegge e le risponde: “Ero pronta allora e lo sono ancora adesso.”
E così, a distanza di anni, madre e figlia continuano a parlarsi. Una voce che non si spegne, che attraversa il tempo e il dolore, trasformandosi in monito collettivo: nessuna denuncia deve cadere nel vuoto, nessuna voce deve morire nel silenzio.