Ergastolo con 12 mesi di isolamento. E’ la richiesta avanzata nel corso della requisitoria dal Pubblico ministero Fabrizio Aliotta, nel processo, in corso al Tribunale di Catania, per la morte del giardiniere, Natale Pedalino, ucciso a Paternò, il 19 dicembre del 2015, in contrada Cotoniera, alla periferia della città.
Secondo l’accusa pochi dubbi sul fatto che ad uccidere il 66enne, Natale Pedalino, sia stato l’unico imputato, il docente di musica del conservatorio di Palermo, Giulio Arena, anche lui paternese.
Nel corso della sua requisitoria il magistrato ha elencato i diversi elementi che costituiscono il castello accusatorio. Partendo dall’appuntamento che quel pomeriggio, Arena e Pedalino hanno avuto, per discutere della spartizione di 10 litri di olio d’oliva, ottenuti dalla spremitura di olive, prelevate da un fondo agricolo di proprietà del padre dell’imputato. A testimoniarlo la ripresa delle telecamere di sorveglianza di una tabaccheria che vedono l’auto di Arena, un Subaru Forester, transitare due volte. Secondo l’accusa la prima volta mentre con Pedalino va verso contrada Cotoniera, la seconda quando si è allontanato dal luogo dell’omicidio e si dirige in un negozio di animali, a Belpasso. Per l’accusa solo per costruirsi un alibi. Il legale della famiglia della vittima, Pilar Castiglia ritiene congruente la ricostruzione dell’accusa; non dello stesso avviso l’avvocato Giovanni Avila, difensore di Giulio Arena.
L’avvocato Avila sostiene l’assoluta innocenza di Arena. Una posizione che presenterà in aula, il prossimo 24 ottobre, giorno della prossima udienza. Diversi gli elementi presi in esame; si comincia con i tempi. Troppo poco, secondo l’accusa, il tempo che Arena avrebbe avuto a disposizione per uccidere Pedalino e poi, andare via. A questo si aggiunge l’assenza di macchie di sangue nell’auto di Arena e nei suoi vestiti. In realtà una traccia di sangue di Pedalino, seppur microscopica, è stata ritrovata dai carabinieri della Compagnia di Paternò, si trovava nel freno a mano della Subaru. Ma il giardiniere potrebbe averla lasciata, come evidenzia l’avvocato Avila, quando salì in macchina per discutere con Arena, come il docente di musica sostiene.
E poi l’assenza di macchie di sangue indosso ad Arena. Per l’avvocato Avila impossibile non sporcarsi dopo aver infierito con tanta violenza sulla vittima. Per l’accusa, però, il sangue di Pedalino sarebbe stato assorbito dai tanti indumenti che l’uomo indossava. Non chiare se le coltellate inferte siano state 55, come evidenziato in Tribunale, o 75, come sostiene la difesa. Il corpo, le mani di Pedalino, utilizzate in segno di difesa, erano talmente martoriate che non è facile stabilirlo.
Il docente è anche accusato di avere tentato di uccidere, il 4 agosto del 2014, con quattro colpi di arma da fuoco, due ambulanti per una lite sull’acquisto di due angurie.