L’inchiesta della Procura di Palermo su presunti appalti truccati nel settore della sanità metterebbe in luce il ruolo di Totò Cuffaro, ex governatore siciliano, che sarebbe stato secondo gli inquirenti al vertice di una vera e propria associazione criminale.
Per lui e altre 17 persone, indagate per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti, i Pm di Palermo hanno chiesto gli arresti domiciliari. Secondo l’accusa, l’ex presidente della Regione avrebbe utilizzato l’influenza derivatagli dalla lunga carriera politica e dai ruoli ricoperti nell’amministrazione regionale e messo a disposizione la sua rete di conoscenze per incidere su concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire imprenditori amici, procurare loro vantaggi e al tempo stesso rafforzare il proprio consenso politico.
I Pm parlano di un comitato di affari occulto in grado di “infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini”.
L’ex governatore, per l’accusa, sarebbe stato il dominus dell’associazione “impartendo direttive ai coindagati, mediando con i rappresentanti di enti e imprese, con cui erano in corso o in esecuzione le intese corruttive, e stabilendo l’entità delle utilità indebite richieste”. Al centro dell’attività del comitato d’affari nomine di dirigenti e funzionari pubblici e regionali negli enti e apparati amministrativi di maggior rilievo nell’ambito di settori nevralgici come la sanità, gli appalti e le opere pubbliche, “in modo tale da potere poi condizionare, attraverso questa pregressa opera di fidelizzazione, l’attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia”, dicono i magistrati.
Del comitato d’affari, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte anche il capogruppo della Dc all’Assemblea Regionale Siciliana Carmelo Pace “membro di spicco del sodalizio, in quanto incaricato del compito di operare anche, ma non solo, nei contesti istituzionali solo a lui accessibili in virtù della carica ricoperta”- si legge nel decreto di perquisizione notificato agli indagati-; Vito Raso uomo di fiducia dell’ex presidente e segretario particolare dell’assessore alla Famiglia e Antonio Abbonato, “faccendiere a disposizione dell’associazione”.