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Cronaca

Palermo, inchiesta appalti truccati, Cuffaro davanti al Giudice per le indagini preliminari

“Il dottore Cuffaro si è oggi avvalso della facoltà di non rispondere, pur avendo reso delle dichiarazioni spontanee”. Lo scrivono in una nota, gli avvocati dell’ex governatore siciliano gli avvocati Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto

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Oggi interrogatorio dell’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro indagato dalla procura di Palermo per corruzione, turbata libertà degli incanti e associazione a delinquere nell’ambito di una indagine su un comitato d’affari criminale che avrebbe pilotato appalti e concorsi pubblici. Il gip dovrà decidere sulla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura. Entrando a Palazzo di giustizia Cuffaro ha detto ai giornalisti di essere “fiducioso nella giustizia”.

Agli atti dell’indagine è finita una nota dei carabinieri del Ros con alcune dichiarazioni rese da Cuffaro il giorno delle perquisizioni delle sue abitazioni nel corso delle quali i militari hanno trovato 80.000 euro in contanti. Ai carabinieri l’ex governatore ha detto di aver tentato di aiutare l’ex legale rappresentante della ditta Dussmann srl Mauro Marchese a vincere la gara d’appalto bandita dalla Asp di Siracusa (si tratta di uno degli episodi contestati all’ex presidente) perché questi in passato aveva avuto delle divergenze con l’ex direttore generale della azienda e aveva lamentato il fatto che non riusciva a lavorare con l’ente.

Per aiutarlo Cuffaro si sarebbe rivolto al dirigente generale Alessandro Maria Caltagirone ma che questi di fatto non aveva preso in considerazione le sue richieste. Caltagirone, secondo Cuffaro, era un uomo di Forza Italia. Il politico ha anche aggiunto che la vera accelerazione nella gara d appalto era avvenuta soltanto a seguito dell’intervento di Romano e ha spiegato che sempre usando la posizione politica di Romano aveva chiesto a Marchese di aumentare l’orario di lavoro a due dipendenti della srl che avevano difficoltà economiche nell’arrivare a fine mese. Per Cuffaro, Marchese, Romano e Caltagirone sono stati chiesti gli arresti domiciliari. Sull’altro episodio contestato – il concorso truccato per 15 posti di operatori sanitari bandito dall’azienda ospedaliera Villa Sofia – Cuffaro ha detto ai carabinieri di aver fatto una “minchiata e che il suo intento era solo quello di favorire una ragazza”.

Sulla pressione fatta per nominare Roberto Colletti ai vertici della stessa Asp l’ex governatore ha sostenuto invece che il manager “era un suo amico di vecchia data e che aveva gravi problemi di salute”. Infine sulla fuga di notizie sulle indagini a suo carico, per cui è indagato il colonnello Stefano Palminteri, il politico ha detto ai militari che gli aveva chiesto un incontro millantando di sapere di accertamenti nei suoi confronti e in cambio gli aveva chiesto di aiutarlo ad ottenere l’incarico di direttore generale della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo.

Ai militari l’ex presidente ha anche manifestato il suo compiacimento per le modalità con le quali erano state condotte le indagini “minuziose e scevre da condizionamenti politici, cosa che a suo avviso non era avvenuta nella vicenda giudiziaria che lo aveva condotto in carcere anni addietro”. Per la Procura, che ha depositato la nota, le dichiarazioni rese da Cuffaro sarebbero utilizzabili.

“Il dottore Cuffaro si è oggi avvalso della facoltà di non rispondere, pur avendo reso delle dichiarazioni spontanee. Ciò in quanto si ritiene indispensabile, prima di sottoporsi a qualsivoglia interrogatorio, un approfondimento sul compendio probatorio con il quale misurarsi, con particolare riferimento al contenuto delle intercettazioni”. Lo scrivono in una nota, gli avvocati dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto. “Tale convincimento – spiegano i legali – nasce anche dal fatto che l’unica trascrizione di intercettazione ambientale finora ascoltata, anche con l’ausilio di un consulente tecnico espressamente nominato, è risultata errata su un punto di centrale rilevanza per la configurabilità del reato contestato in concorso con Vetro, Pace e Tomasino nel senso che non si ravvisa la parola ‘soldi’ e la frase in questione, diversamente da quanto emerge nella trascrizione, non è stata detta da Cuffaro”.  “Nel corso dell’udienza camerale – conclude la nota – la difesa ha eccepito l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tutte le incolpazioni provvisorie contestate e l’inutilizzabilità della relazione di servizio contenente asserite dichiarazioni spontanee rese da Cuffaro e da questo disconosciute”.

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