Connect with us

In Primo Piano

Paternò, il PD sollecita il consiglio comunale a votare la sfiducia a Naso, dopo rivelazioni di un pentito

Da registrare anche l’intervento della ex deputata regionale M5Stelle Martina Ardizzone: “Non ne possiamo più di questa narrazione. Vogliamo ripartire dalla legalità. Prima si riesce a mettere un punto su questa storia, prima riusciremo a rinascere”

Pubblicato

il

“Ventiquattro consiglieri comunali tengono in ostaggio 50 mila cittadini. Chi vuole veramente il bene della Città, si adoperi per mandare al più presto al voto i cittadini, senza indugio”.

A scriverlo sono componenti del Partito Democratico di  Paterno i quali sono intervenuti in merito alle recenti dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Sebastiano Di Mauro, riportate dalla stampa, il quale sarebbe a conoscenza “dei rapporti fra il sindaco Nino Naso e gli esponenti della famiglia Morabito”.

Il sindaco di Paternò Nino Naso è indagato nell’inchiesta “Athena” con l’accusa di voto di scambio politico -mafioso .

“Paternò continua a balzare agli onori della cronaca. Una città in agonia in cui si rincorrono clientele e collusioni e in cui non sembra ci sia ancora spazio per la bella politica del bene comune. Senza voler entrare nel merito delle dichiarazioni diffuse a mezzo stampa, se il sindaco non sente la necessità di dimettersi, per difendersi nelle opportune sedi giudiziarie, i consiglieri comunali devono intervenire a difesa di questa città e delle sue istituzioni locali e non restare attaccati a piccoli interessi di bottega e legati alla comoda “gettonata” poltrona” scrivono i DEM .

Il Partito Democratico ha evidenziato che i consiglieri comunali di opposizione e in particolare quelli di Fratelli d’Italia “ non sono riusciti – perché non lo vogliono- a sottoscrivere e votare una mozione di sfiducia e a scrivere la parola fine all’onta che si estende sulla nostra città , comunità che ogni giorno sprofonda in un baratro senza fondo. Noi non siamo interessati alle questioni penali, che sono personali e che ognuno dovrà chiarire con i Magistrati , il problema è squisitamente politico e la politica lo deve risolvere. Chi vuole veramente il bene della Città, si adoperi per mandare al più presto al voto i cittadini, senza indugio ; in caso contrario, voi 24 ,  avrete la  responsabilità morale della “distruzione” di una Comunità”  scrivono quelli del PD.

Martina Ardizzone, ex consigliere comunale ed ex deputato regionale del Movimento 5 stelle, esprime su un post pubblicato sulla propria  pagina sociale la propria preoccupazione sul delicato momento che sta vivendo la città.

“Sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Di Mauro, relative al presunto rapporto tra il Sindaco Naso e il clan Morabito per il supporto alle elezioni del 2022, mi sento di dire che su una cosa siamo assolutamente d’accordo: confidiamo che questa storia si chiuda, una volta per tutte. Proprio per questo ci saremmo aspettati un passo indietro, già mesi fa, da parte del Sindaco. Abbiamo tutto l’interesse, da paternesi, a lasciarci alle spalle questo orrendo capitolo e a liberarci di questo peso, di questo macigno.  Che sia il prefetto o la magistratura, che sia il consiglio comunale con la sfiducia o il Sindaco stesso con le dimissioni: l’importante è che si molli finalmente la presa sulla nostra città. Non ne possiamo più di questa narrazione. Vogliamo ripartire dalla legalità. Prima si riesce a mettere un punto su questa storia, prima riusciremo a rinascere” chiude così il poste di Martina Ardizzone .

Cronaca

Catania, ex libraio vittima del racket si rifà una vita a Bologna, ma lo Stato gli revoca il beneficio

Il beneficio economico che gli era stato inizialmente concesso gli è stato revocato e ha ricevuto una cartella esattoriale che gli chiede la restituzione dell’intera cifra pari a circa 150 mila euro

Pubblicato

il

FOTO ANSA

“Lo Stato mi aveva riconosciuto vittima della mafia, ma mi vuole togliere tutto quello che mi aveva dato e non so come fare”. A parlare è Maurizio Di Stefano, ristoratore a Bologna. Quasi quindici anni fa era stato costretto a chiudere la libreria in centro a Catania dopo aver denunciato e sfidato la mafia, stremato dal racket: dopo le ennesime intimidazioni subite, maturò la convinzione che non c’erano più le condizioni per lavorare serenamente.

Andato via dalla Sicilia, è ripartito a Bologna, con un’avventura imprenditoriale completamente diversa, aprendo locali di cucina con specialità della sua terra di origine.  Ha potuto farlo grazie, anche, ai soldi ricevuti dal fondo per la solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e usura.

Dopo una lunga istruttoria e dopo aver acquisito pareri favorevoli dalla Procura di Catania e da altre istituzioni, nel 2017 il commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura decretò un’elargizione di circa 150 mila euro, somma che Di Stefano ha investito nella nuova attività: ora gestisce il locale “Liccu” in via Ranzani.

Ma da qualche anno il ristoratore è alle prese con una nuova battaglia giudiziaria. Il beneficio economico che gli era stato inizialmente concesso, infatti, gli è stato revocato e ha ricevuto una cartella esattoriale, dall’Agenzia delle Entrate, che gli chiede la restituzione dell’intera cifra. I procedimenti penali aperti a Catania dalle sue denunce sono andati avanti, ma “solo” per il reato di usura aggravata, mentre le ipotesi di estorsione, inizialmente formulate dalla Procura, sono state archiviate.

Questo, secondo il tribunale civile di Catania che ha respinto un primo ricorso, fa venir meno i presupposti di legge per accedere al fondo antiracket. Di Stefano ha impugnato la cartella esattoriale e attende l’udienza nel 2026. “Ma al di là della mia vicenda personale, quello che è successo è un brutto segnale per tutti: chi è stato vittima di crimini di mafia dovrebbe avere il diritto di potersi affidare e fidare dello Stato”, dice.

 

Continua a leggere

Cronaca

Zafferana Etnea, in montagna per scaricare rifiuti, ma il camion si ribalta: denunciato 51enne

Nei paesi pedemontani, un fenomeno particolarmente insidioso è lo smaltimento illecito dei rifiuti, che danneggia l’ambiente e alimenta circuiti illegali, anche di natura organizzata. In questi luoghi poco trafficati vengono scaricati materiali di ogni genere

Pubblicato

il

I carabinieri del comando stazione di Zafferana Etnea sono stati impegnati in un’attività finalizzata a reprimere condotte che ledono il patrimonio ambientale, tutelando il territorio e la salute pubblica.

Nei paesi pedemontani, un fenomeno particolarmente insidioso è lo smaltimento illecito dei rifiuti, che danneggia l’ambiente e alimenta circuiti illegali, anche di natura organizzata. In questi luoghi poco trafficati, infatti, vengono scaricati materiali di ogni genere perché i malviventi credono di non essere visti.

“A tal proposito questo intento non è andato a buon fine per un 51enne residente a Santa Venerina – scrivono dal comando provinciale- peraltro titolare di una ditta di servizi ambientali con sede a Valverde. regolarmente iscritta per lo smaltimento di residui provenienti da lavori di giardinaggio”.

I carabinieri sono infatti intervenuti in via Monte Perillo, a seguito della segnalazione di un autocarro ribaltato sulla sede stradale, trovando un furgone adibito al trasporto di rifiuti di vario genere, che si era rovesciato durante la marcia, ostruendo completamente la carreggiata e riversando sulla strada un ingente quantitativo di scarti plastici, legname, residui di lavorazioni e altri materiali.  Dopo aver accertato che nel mezzo non vi era alcuna persona, i militari dell’Arma hanno avviato le indagini per ricostruire la vicenda e sono risaliti all’intestatario del furgone.

Sono poi stati ascoltati alcuni testimoni che avevano visto quel camion percorrere quella via stretta e ripida, con la parte posteriore piena di rifiuti di vario tipo, fino a perdere aderenza e, quindi, ribaltarsi, scaricando in strada tutto il materiale.  Immediate sono scattate le ricerche del conducente che, dopo il ribaltamento, era scappato nelle campagne circostanti, ma è stato trovato sempre in zona. Messo dinanzi all’evidenza dei fatti il 51enne ha ammesso che intendeva smaltire il carico “in una zona appartata di montagna confidando che non sarebbe stato notato” scrivono i carabinieri.

L’imprenditore è stato denunciato per gestione illecita di rifiuti, mentre l’autocarro è stato posto sotto sequestro e per la rimozione e lo smaltimento del materiale sparso sulla carreggiata è stata attivata una ditta specializzata.

 

Continua a leggere

Trending