Durante il solenne pontificale per la festa di Santa Barbara a Paternò, monsignor Luigi Renna, vescovo di Catania, ha pronunciato un’omelia dal tono fermo ma allo stesso tempo paterno, rivolgendosi a una comunità ferita dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose avvenuto nelle scorse settimane. Al primo banco della chiesa, riservato alle autorità, sedevano i commissari prefettizi chiamati a guidare la città in questo delicato periodo di transizione. Il presule della chiesa catanese, ha aperto la sua riflessione collegando la celebrazione alla chiusura imminente del Giubileo della Speranza, prevista per il 28 dicembre, sottolineando come Paternò abbia un bisogno particolare di speranza in questo momento, non di un facile ottimismo, ma di quella speranza che spinge ad agire e a non fermarsi nel “pantano” della rassegnazione. Proprio richiamando l’etimologia latina della parola “spes”, che ha assonanza con “pes” (piede), monsignor Renna ha invitato i paternesi a camminare verso il rinnovamento.
Un percorso chiaro quello tracciato dal vescovo Renna “cucito” sulla città e fondato su tre elementi essenziali: l’umiltà, l’atto di fiducia e l0 sguardo lungimirante. Il primo, rappresenta il primo passo necessario. Monsignor Renna ha richiamato le parole dei sacerdoti paternesi che hanno descritto un “malessere radicato, che si esprime nella frammentazione dei gruppi sociali, nell’incapacità di fare rete e in una politica litigiosa e autoreferenziale”. Il problema, ha sottolineato, non riguarda solo chi ha amministrato la cosa pubblica, ma coinvolge l’intera comunità. Riconoscere gli errori del passato è fondamentale per non ripeterli.
“L’atto di fiducia”, secondo Renna, si declina su più livelli: nella giustizia, che deve poter operare serenamente; nel futuro, che nasce dalla fede in Dio. Il vescovo ha richiamato il Credo niceno-costantinopolitano, di cui quest’anno ricorrono i 1700 anni, e il Padre Nostro come espressioni di una fede che non può disinteressarsi del bene comune. Ha lanciato una severa critica a chi strumentalizza il cristianesimo per fini politici senza avere la coerenza morale necessaria, definendo tale atteggiamento “imbarazzante, che sfiora la volgarità e il diabolico”.
Infine, lo “sguardo lungimirante” che rappresenta l’invito più concreto ai cittadini. Monsignor Renna ha esortato i paternesi a concentrarsi non sulle candidature, ma sui progetti; non sui voti, ma sulla capacità dei futuri amministratori di guardare avanti, sulla loro onestà e libertà da facili compromessi. Ha invitato a essere rigorosi nella scelta di chi governerà la città, per amore dei propri figli e come segno di speranza autentica.
Nelle parole del Vescovo Metropolita, anche un chiaro riferimento alla figura di Santa Barbara, martire del III secolo, come contrapposizione alla situazione attuale. In un’epoca di “società liquida” dove mancano fedeltà e perseveranza, dove relazioni e impegni si costruiscono e si disfano con facilità, la santa patrona rappresenta un modello di solidità nelle proprie scelte. “La persecuzione”, ha spiegato citando il teologo francese Adrien Candiard, “non rivela eroi ma innamorati che ripongono la loro fede in Dio”.
E poi, una condanna netta alle “diverse tentazioni” come quelle di fare compromessi con la mafia, di prendere scorciatoie attraverso corruzione e spregiudicatezza; quella del cinismo che considera la politica inevitabilmente sporca; quella della rassegnazione che porta a non impegnarsi e a non votare. “Sono tentazioni che fanno cadere nel peccato dell’omissione, e quando i “buoni” non agiscono, gli uomini di buona volontà rimangono soli, la mediocrità avanza”. Il Vescovo Renna ha poi concluso l’omelia paragonando le sue parole severe al rimprovero di un padre che riporta i figli sulla dritta via. “Se vi sono sembrate severe queste parole, pensate a quel rimprovero che almeno una volta nella vita vostro padre vi ha fatto, riportandovi sulla strada giusta”.