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Associazionismo

Paternò, la Caritas spegne le 40 candeline

Le interviste a don Enzo Algeri, fondatore ed ex Presidente della Caritas, e le volontarie della prima ora Jole Gagliano e Barbara Caruso

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Quaranta candeline per la Caritas del dodicesimo vicariato, Paternò e Ragalna in provincia di Catania. Una occasione certamente per far festa, ma anche tracciare un bilancio. Ne abbiamo parlato insieme a don Enzo Algeri, fondatore ed ex Presidente della Caritas, all’Avvocata Jole Gagliano e alla Professoressa Barbara Caruso, entrambe volontarie della prima ora in tale bellissima esperienza.

Chiediamo a Don Enzo Algeri qual è stato il motivo che vi ha condotto a fare un dono così prezioso e longevo per la città di Paternò?
In quel momento i sacerdoti del XII Vicariato abbiamo sentito la necessità di dare concretezza all’impegno delle comunità cristiane del Vicariato di essere vicini alle varie  di povertà presenti nella società. Ma non dimentichiamo che tutto è Grazia; perciò tutto quello che è avvenuto è opera dello Spirito Santo, che ha operato nel cuore di tante persone, che si sono rese disponibili alla sua azione. Non dimentichiamo che molti, tra i primi che hanno dato la disponibilità come volontari, sono state persone che avevano fatto l’esperienza del Cursillo.

Volontari di ieri e di oggi: quali sono le differenze? Quali i bisogni della collettività?In quel momento i volontari erano più disponibili a scommettersi e a compromettersi personalmente, perché avevano motivazioni molto forti, radicate nella loro esperienza di fede, ed avevano una condizione sociale serena, molti erano o pensionati che non pensavano a godersi la pensione in pantofole ma volevano mettersi al servizio dei fratelli, soprattutto quelli più disagiati, o persone inserite nel mondo del lavoro, ma disponibili a impegnare a servizio dei fratelli il loro tempo, dopo aver adempiuto i loro doveri di famiglia e di lavoro.

Oggi, pur essendoci forti motivazioni di fede, il volontariato è fatto soprattutto da giovani, la maggior parte dei quali ha ancora impegni di studio e di formazione professionale e, per quanto riguarda il lavoro, hanno quasi tutti la prospettiva di andare lontano dalla nostra terra per trasferirsi al Nord; perciò non hanno una condizione sociale stabile e sicura, ma hanno la preoccupazione per il domani lavorativo e questo rende il loro impegno nel volontariato generoso, ma necessariamente occasionale.

Per quanto riguarda i bisogni della collettività, oggi c’è bisogno nel nostro ambiente di gente che viva seriamente il proprio lavoro, con una forte attenzione al bene comune. Non dimentichiamo che la prima forma di carità è l’impegno per costruire una società giusta e solidale, dove le varie forme di povertà vengano rimosse alla radice, una società più giusta è una società più solidale, perciò più attenta agli ultimi.

La Caritas grazie ai volontari abbraccia diverse situazioni dove una popolazione complessa come la nostra Paternò si trova e i servizi non sono sempre all’altezza del disabile, del bambino disagiato e dell’emigrante. Ma secondo lei, padre Enzo Algeri, esiste un ambito dove la Carità occorrerebbe essere maggiormente attenzionata?
Occorre impegnarsi a costruire una società più giusta che rimuova alla radice le cause della povertà.

Lei, padre Enzo Algeri, ha avuto la fortuna – la definisco tale – di partire in Missione per molti posti del mondo. Quanto è stato importante l’esperienza della Missione all’interno della Caritas?
 Sono stato solo quattro anni in Tanzania; non è stata una lunga esperienza missionaria; ho incontrato persone presenti in missione da decenni; però mi sono fatto un’idea della problematiche che si vivono in questi paesi lontani e della necessità che ci siano dei giovani europei disponibili a impegnare qualche anno della loro vita a servizio di queste popolazioni lontane dall’Europa, per aiutarle a prendere decisamente in mano il destino delle loro nazioni, gestendo in  prima persona le risorse naturali delle loro terre, che sono tante, ma vengono gestite in gran parte dalle multinazionali, che pensano soprattutto ai loro profitti e non al progresso di quei popoli.

All’avvocata Jole Gagliano chiediamo: La prima volta, varcando il cancello del Villaggio San Francesco di Ragalna per prestare servizio per le persone disabili, quali sentimenti ha attraversato il suo cuore?
La prima volta che ho varcato il cancello del villaggio San Francesco era il 1985. Conoscevo bene la realtà della Caritas perché la vivevo nella mia parrocchia ed avevo partecipato ad alcune giornate insieme ai volontari e ai fratelli disabili. Nel momento in cui ho dato la disponibilità per la colonia e ho iniziato quella salita che mi ha portato all’interno del villaggio il mio cuore trabocca di gioia e anche di timore. Nessuna parola, nessun racconto, nessuna foto possono descrivere quello che ti succede dentro, quello che ti lascia nel cuore e come ti cambia la vita. Per quel poco che sono riuscita a dare ho ricevuto cento volte tanto.

Afferma che fra una persona con disabilità e lei che è una volontaria non c’è differenza, ci spiega meglio e perché è così?
Non mi sono mai posta il problema che ci potesse essere differenza tra me e una persona disabile. Io guardo la persona non la sua disabilità. Papa Francesco lo ha detto bene: “Oogni persona umana è preziosa, ha  un valore che non dipende da quello che ha o dalle sue abilità ma dal semplice fatto che è persona, immagine di Dio”. Le colonie ci hanno insegnato proprio questo, a considerare tutti come persone ed ha dato vita a relazioni ed amicizie profonde che trascendono dai limiti e che durano per sempre.

La Caritas è un fiore all’occhiello per il nostro territorio verso la disponibilità nei confronti degli ultimi, quali prospettive spera il suo cuore, per un quarantennale così tanto importante?
La Caritas vicariale in questi 40 anni ha fatto tanto, individuando sempre nuovi bisogni e cercando di trovare delle soluzioni. L’esperienza della mensa ci ha insegnato che forse sono maturi i tempi affinché le istituzioni, la Caritas Vicariale e il Volontariato di questa città inizino una seria riflessione su nuove problematiche e lavorino insieme per intervenire in modo più incisivo.

A Barbara Caruso chiediamo: lei è una volontaria della prima ora della Caritas; a parte la Fede nell’Assoluto, quali altri elementi hanno caratterizzato la sua scelta di prestare il servizio con la gente disabile?
Mettendo da parte la scelta di fede che per me è il fondamento della mia vita, occuparmi dei disabili proviene dalle mie origini. Sono nata in un quartiere molto popolare del mio paese, Paternò, i “Falconieri”, un quartiere abitato da lavoratori, persone semplici. Sono nata in un periodo in cui, dopo la seconda guerra mondiale, si cercava di ricostruire. Ho giocato per strada dove incontravo ragazzi della mia età più o meno agiati economicamente. Tra noi non c’erano differenze e condividevamo e accoglievamo tutto e tutti. Questo mi ha insegnato che messi insieme potevamo fare tutto, da soli solo qualcosa. Mettevamo insieme le nostre abilità e le nostre disabilità, per cui trovarmi con persone “disabili” (per il mondo) per me era ed è una realtà che,se in un primo momento mi fa pensare, mi mette in crisi, dopo so che insieme possiamo fare grandi cose. Di fronte ai miei limiti ho trovato chi li ha colmati. Non sono in grado di scrivere poesie e di trasformare i sentimenti in parole, ho trovato chi invece dipinge con le parole i sentimenti. Forse io posso mettere i sentimenti altri con le parole le esprimono e le dipingono. L’esperienza dei “campeggi” della Caritas è stata per me il realizzare ciò che ho imparato da piccola. Quando si fa qualcosa che si pensa sia per l’altro spesso è l’altro che fa tanto per te.

I momenti più belli passati insieme quali sono?
Non ci sono momenti belli particolari passati insieme, tutto è stato bello, tutto riempiva la mia vita nei momenti di vacanza dal lavoro. Se si pensa che si va per donare, ciò che ricevi è cento volte tanto tu doni. È il sorriso di chi non può muoversi da una sedia a rotelle e ironizza su questa sua condizione, è l’innocenza di chi ti vuole un bene infinito malgrado i tuoi difetti, è la capacità di darti forza e coraggio quando qualcosa di poco importante ti dona tristezza. Ogni sera, dopo una giornata di grande impegno tutti i volontari si riunivano per pregare e condividere il bello e il meno bello vissuto. Ho coordinato molti “campeggi”, quindici giorni in cui tutti sapevamo cosa fare e senza grandi intoppi le giornate scorrevano, chi aveva l’incarico di coordinare un settore andava avanti e se qualcosa durante il giorno non andava secondo il previsto si condivideva la sera e si cercava la soluzione. Desidero ricordare alcune persone che hanno dato tanto: Vincenzo Orfanò l’uomo che sapeva fare la spesa perfetta; Tina Rosiglione la cuoca; Mela Pelleriti, grazie a lei i nostri locali brillavano di pulizia e profumavano, attenta ad ogni particolare.

Immagini che oggi possa ritornare ai campeggi, qual è la prima cosa che farebbe d’istinto?
La prima cosa che farei è tenere tutti in un abbraccio, ringraziare chi anche oggi si occupa di questo mondo meraviglioso.

 

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Belpasso, seconda edizione del Festival Letterario “Parola per Parola”

L’evento propone un ricco programma che intreccia letteratura, teatro, arte e cinema, restituendo alla parola scritta il suo ruolo di ponte tra epoche e linguaggi.

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Dal 10 al 13 aprile 2025, il borgo siciliano diventa il cuore della letteratura, del teatro e dell’arte.

Le parole hanno il potere di attraversare il tempo, costruire legami e dare forma alla memoria. Con questa consapevolezza, Belpasso si prepara ad accogliere la seconda edizione del Festival Letterario “Parola per Parola”, un evento che, dopo il successo della prima edizione, si conferma come punto di riferimento nel panorama culturale siciliano.

Organizzato dalla Fondazione Carri di Santa Lucia, in collaborazione con la Pro Loco di Belpasso e con il patrocinio del Comune di Belpasso, dell’Assessorato Regionale del Turismo e dell’Assemblea Regionale Siciliana, il Festival propone un ricco programma che intreccia letteratura, teatro, arte e cinema, restituendo alla parola scritta il suo ruolo di ponte tra epoche e linguaggi.

Un Festival che cresce: parole, incontri e spettacoli

Il direttore artistico Katya Maugeri, insieme a un comitato composto da Antonino Girgenti, Tony Carciotto, Emmanuele Giuffrida, Gianni De Luca e Antonello Signorello, ha curato un cartellone ricco di appuntamenti capaci di coinvolgere un pubblico eterogeneo.

Il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, sottolinea il valore culturale della manifestazione:
“Promuovere e sostenere la cultura è una delle priorità della nostra amministrazione. Il Festival Letterario ‘Parola per Parola’ rappresenta uno spazio di incontro e confronto tra autori, lettori e appassionati, in un’epoca in cui la velocità e la digitalizzazione rischiano di farci perdere il valore della lentezza nella lettura e nell’ascolto. Questo evento è un tassello importante per la riappropriazione dell’identità artistica di Belpasso, che trova espressione attraverso la letteratura e il teatro.”

L’assessore alla Cultura, Tony Di Mauro, conferma il sostegno dell’amministrazione:
“Questo Festival è un perfetto equilibrio tra arte, tradizione e letteratura, un’iniziativa che pone il rapporto tra cultura e società al centro della sua identità. L’arte e la tradizione sono strumenti essenziali per la crescita personale e collettiva, e il nostro Assessorato continuerà a sostenere chi promuove bellezza e memoria.”

Tra gli eventi più attesi: lo spettacolo teatrale “Siamo, ancor prima di essere”

Uno degli appuntamenti più suggestivi sarà lo spettacolo teatrale “Siamo, ancor prima di essere”, scritto da Katya Maugeri ed Emmanuele Giuffrida, con la regia dello stesso Giuffrida. In scena venerdì 11 aprile alle ore 20:30 presso il Teatro Nino Martoglio, lo spettacolo esplora il potere delle lettere nella storia, restituendo alla scrittura epistolare la sua essenza più profonda.

Attraverso le parole di Abelardo ed Eloisa, Franz Kafka e Milena Jesenská, fino alla moderna corrispondenza di Amy ed Ed nel film “La corrispondenza” di Giuseppe Tornatore, il pubblico sarà guidato in un viaggio emozionale fatto di sentimenti, memoria e ricerca dell’altro. A legare il racconto, due anime sospese tra il tempo e lo spazio, unite da parole scritte che sfidano la distanza.

Un programma ricco di cultura e creatività

Oltre allo spettacolo teatrale, il Festival proporrà numerosi eventi culturali, tra cui:

  • Mostra di Mail Art a Palazzo Bufali
  • Incontri con studiosi e giornalisti
  • Presentazione di un volume dedicato alla storia del cinema in Sicilia
  • Proiezione di un cortometraggio fuori concorso

Grande attenzione sarà dedicata anche alle nuove generazioni, grazie all’iniziativa “Belpasso tra le righe”, un concorso letterario che ha registrato una partecipazione altissima, con opere giunte da tutta Italia. Un ruolo fondamentale è stato svolto dagli studenti, che con il supporto dei loro insegnanti hanno colto questa opportunità per sperimentare nuove forme di racconto e dare voce alla propria ispirazione.

Le parole che lasciano un segno

Ogni parola scritta è un frammento di esistenza che resiste al tempo, un ponte invisibile tra chi racconta e chi ascolta“, afferma la direttrice artistica Katya Maugeri. “Il Festival ‘Parola per Parola’ nasce con l’intento di dare spazio a queste voci, creando un’esperienza culturale che non si limiti alla celebrazione della scrittura, ma che possa essere vissuta intensamente. Lo spettacolo teatrale in programma quest’anno è la sintesi perfetta di questo viaggio: lettere che attraversano i secoli e diventano materia viva, evocando passioni, distanze e ricongiungimenti. Il nostro obiettivo è che questo Festival continui a crescere e a ispirare, creando connessioni autentiche tra le storie e le persone.

Belpasso, dunque, si prepara a trasformarsi in un palcoscenico di parole e idee, un luogo dove la cultura prende vita e diventa un’esperienza condivisa. Un invito a riscoprire il valore profondo della narrazione e a lasciarsi attraversare dalla forza della cultura.

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Belpasso, presentato il PCTO “protezione civile e territorio”

Gli studenti durante tutto il percorso, hanno avuto modo di approfondire quali sono i rischi del territorio e quali sono le relative procedure da seguire in caso di emergenze.

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Presentato presso l’aula magna dell’IIS Francesco Redi di Belpasso il PCTO “Protezione Civile e Territorio”, nato dalla collaborazione tra l’Istituto Redi, il Comune di Belpasso, l’Ufficio di Protezione Civile e i volontari del gruppo comunale di Protezione Civile.

 

Gli studenti durante tutto il percorso, hanno avuto modo di approfondire quali sono i rischi del territorio e quali sono le relative procedure da seguire in caso di emergenze.

 

“Ho apprezzato particolarmente questo progetto, poiché offre un valore formativo importante che va oltre i normali programmi ministeriali. Un lavoro svolto a stretto contatto con i volontari, che in Italia sono circa 4,6 milioni, con oltre 1,3 milioni attivi nella sola Protezione Civile. Un grande esercito di uomini e donne che spesso colma le carenze di risorse. Un ringraziamento particolare va alla dirigente scolastica, Giuseppa Morsellino; alla tutor del PCTO, Laura Prastani (impegnata in prima persona come volontaria del Gruppo volontari di Protezione Civile); a Salvatore Scollo, responsabile regionale Protezione Civile della campagna “Io non rischio”; ad Alfio Platania, coordinatore del Gruppo volontari; ai volontari presenti, i quali hanno anche ricordato la nostra cara Josephine Leotta, e ai rappresentanti della polizia locale del comando di Belpasso. Spero questo percorso rappresenti una fonte di ispirazione per i nostri giovani, affinché possano diventare protagonisti del mondo del volontariato”, ha dichiarato il sindaco di Belpasso Carlo Caputo.

 

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