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Cultura

Paternò, presentato il libro “La Dolciera Siciliana” di Annamaria Zizza

Il romanzo è uno dei libri candidato al “Premio Strega 2025”. L’evento è stato organizzato dall’associazione “Città Viva”, in stretta sinergia con “Libreria Gulisano” e “Comune Paternò”, nell’ambio dell’iniziativa “Il Maggio dei Libri”

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Portare la letteratura oltre i confini tradizionali. Nella suggestiva cornice della Biblioteca Comunale, culla del sapere dei paternesi, l’associazione “Città Viva” aderisce alla campagna nazionale “Il Maggio dei Libri”, con l’intento di promuovere la lettura anche in contesti non convenzionali e coinvolgere chi solitamente non legge o legge poco.

L’incontro di ieri pomeriggio con il consueto saluto della presidente dell’associazione, Grazia Scavo, che ha introdotto la presentazione del nuovo romanzo di Annamaria Zizza, La Dolciera Siciliana (Maril, quarta edizione 2025), alla presenza dell’autrice. L’incontro aperto con le immagini suggestive del promo realizzate da Pino Parisi.

A dialogare con lei, la professoressa Angela Pistorio, ormai veterana nella veste di relatrice. Un momento quasi incantato, segnato anche dal suono festoso delle campane per l’annuncio della fumata bianca da Roma. La professoressa Pistorio, collega e conoscente dell’autrice per ragioni professionali, ha condotto un’intervista vivace e brillante, “sfruculiando” con garbo tra le pagine del nuovo romanzo.

Annamaria Zizza, volto noto a Paternò, già autrice de Lo scriba e il faraone (2021) e La regina di Tebe (2023), approda ora a un’ambientazione del tutto nuova: dai fasti dell’antico Egitto ai primi anni del Settecento siciliano. La Dolciera Siciliana rappresenta un balzo temporale di millenni, ma con un filo conduttore ben saldo: il ruolo centrale la donna e la riscoperta delle radici (Catania). Dopo le liriche del 2019 ( un antidepressivo), come nei due romanzi precedenti, l’autrice mette in risalto quella che era la condizione delle donne nella famiglia, solitamente di totale subordinazione: Anche in questo caso, però, la protagonista – con le sua fragilità, quella spesso assegnata dal contesto sociale come a criata abusata, ma con la forza delle parole e del “dolce” – finiscono per vincere con l’amore.

L’autrice vive con la sua gatta e una certa nostalgia per la figlia lontana, insegna italiano e Latino al Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale. È stata ideatrice del progetto “Dante nelle chiese di Acireale” e ha partecipato al festival Naxoslegge con una lectura Dantis molto apprezzata. Collaboratrice della rivista Mediterraneo Antico, ha saputo fondere la sua passione per l’Egittologia e la Storia con la scrittura narrativa. Manzoni è comunque il suo faro e lei una perfetta ereditiera.

Durante l’incontro, la Pistorio ha colto una domanda del pubblico sul titolo del romanzo: perché “Dolciera” in italiano, e non “Duccera” in dialetto, come si suppone dai sottotitoli dei capitoli, molti dei quali sono proverbi in lingua siciliana? La risposta si è rivelata uno spunto di partenza dell’incontro e per riflettere sulla scelta linguistica e sul significato simbolico del titolo.

È la trama – e non il dialetto – il cuore del racconto, che parte dalla Modica dei Moncada. La relatrice ha saputo coinvolgere il pubblico, apprezzato l’intervento della professoressa Maria Amato, coinvolgente al punto da sfiorare lo spoiler, ma abilmente fermata in tempo. Un incontro ricco di spunti culturali e personali. Suggestiva la lettura di alcune pagine del romanzo e particolarmente apprezzata la performance dell’attrice Simona Gualtieri, dedicata alla mamma.

Protagonista del nuovo romanzo è Maria, figura femminile forte e consapevole, coerente con la visione dell’autrice, da sempre paladina dei diritti delle donne e critica verso gli stereotipi imposti dalla tradizione (fimmina chi palli). Il dialogo tra le due professoresse ha saputo collocare la storia nel pieno del clima illuminista, dove, come ha ricordato la Pistorio citando Rousseau, “la coscienza è più razionale e meno istintiva”: “Io so, e devo cominciare.”

Si potrebbe parlare a lungo dei retroscena del romanzo, in particolare dei passaggi erotici, ricorrenti nei romanzi della Zizza e trattati con stile, misura e intensità che attraggono i lettori. La Dolciera Siciliana, alla sua quarta edizione candidato al prestigioso Premio Strega, è un romanzo che merita di essere letto – forse anche più di una volta – e, chissà, un giorno potrebbe diventare un bellissimo film.

 

Cultura

Librino, MAGMA trasforma la periferia in un vibrante polo culturale

“MAGMA non è un semplice museo, ma un vibrante atto d’amore verso la città, un progetto che dialoga con i cittadini, con i giovani, con le famiglie, promuovendo una cultura della bellezza accessibile a tutti” dice Antonio Presti

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Una nuova alba irrompe nel firmamento culturale catanese, irradiando di luce e speranza il cuore pulsante di Librino. MAGMA, l’audace e visionario Museo a Cielo Aperto di Arte Contemporanea, nato dalla tenace opera del maestro Antonio Presti e dell’instancabile team della Fondazione Fiumara D’Arte, spalanca le porte a tre inedite e monumentali creazioni artistiche. Venerdì 9 maggio 2025, a partire dalle ore 9:30, il quartiere si trasformerà in un vibrante epicentro di bellezza e riflessione con l’inaugurazione delle maestose “Le Grandi Madri”, degli enigmatici “Cavalli Eretici” e dell’esplosivo “Cromatismo emozionale”.

Un parterre di artisti di fama internazionale onorerà l’evento con la propria presenza: l’obiettivo acuto e sensibile di Lynn Johnson, celebre fotografa americana che ha immortalato storie indimenticabili per National Geographic e Life; lo sguardo penetrante e poetico di Monika Bulaj, pluripremiata reporter e fotografa polacca capace di narrare l’anima del mondo; e la vibrante pennellata di Paolo Bini, il “pittore della Luce” che reinventa il paesaggio contemporaneo con inedita intensità. In questo giorno memorabile, il maestro Antonio Presti consegnerà alla comunità non un semplice insieme di opere, ma un vero e proprio polo culturale vivo e pulsante, destinato a incantare i visitatori e a offrire ai cittadini uno spazio di condivisione e crescita intellettuale. MAGMA si conferma così un’opera in continua evoluzione, una narrazione corale del nostro tempo che affonda le radici nel territorio per elevarsi a un dialogo universale.

Nato come un ambizioso progetto sociale di rigenerazione urbana, MAGMA ha trasformato Viale San Teodoro e Viale Grimaldi in un museo diffuso, dove sculture e installazioni dialogano simbioticamente con il tessuto urbano e con l’anima della comunità di Librino. Questo straordinario percorso, intrapreso dalla Fondazione Fiumara D’Arte, continua a tessere una trama di dignità estetica e culturale nelle periferie, invitando artisti di calibro internazionale a lasciare un segno indelebile.

«Un sogno coltivato per oltre vent’anni, germogliato con la seminal Porta della Bellezza e mai sopito – dichiara con vibrante emozione Antonio Presti – tre generazioni coinvolte, migliaia di cittadini innestati in un processo di riscatto e coesione sociale che, attraverso l’arte, hanno respirato la fragranza della bellezza». Dopo la monumentale Porta delle Farfalle e le magiche installazioni “La sognatrice” e “Il Bacio” di Fabrizio Corneli, le tre nuove opere si ergono come potenti esplorazioni del legame indissolubile tra memoria, spiritualità e territorio, offrendo inedite prospettive su temi universali come l’identità, il sacro e l’inclusione. Un ringraziamento sentito e profondo è rivolto dal maestro Presti al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani per la sua lungimirante fiducia e il sostegno alla Triennale della Contemporaneità, all’onorevole Salvo Tomarchio, al sindaco di Catania Enrico Trantino, al Fondo di Beneficenza Intesa San Paolo, all’Università di Messina e all’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch.

La giornata di venerdì si aprirà con un commovente omaggio alle madri del quartiere, celebrate nelle monumentali gigantografie de “Le Grandi Madri”. I bambini delle scuole locali si esibiranno in un festoso tributo in occasione della loro festa del 10 maggio, nello spiazzo antistante il New Eden. Ma le celebrazioni non si esauriranno qui: venerdì 9 e sabato 10 maggio, dalle 17:00 alle 19:00, la Fondazione Antonio Presti offrirà al pubblico delle preziose visite guidate gratuite, un’opportunità unica per immergersi nel significato profondo e nel valore culturale delle opere, comprendendo appieno la loro risonanza nel contesto urbano che le accoglie.

MAGMA non è un semplice museo, ma un vibrante atto d’amore verso la città, un progetto che dialoga con i cittadini, con i giovani, con le famiglie, promuovendo una cultura della bellezza accessibile a tutti, un seme di speranza piantato nel cuore di Librino che promette di germogliare in un futuro di rinnovata bellezza e condivisione.

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Cultura

Intervista (immaginaria) a Mario Rapisardi: “La Poesia è spezzare le catene della realtà”

“La poesia è ‘Arte’! L’arte del pensiero fulmineo e folgorante. I versi sono irripetibili, unici frutti di un momento di delirio dell’anima”

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Abbiamo la grande occasione di parlare (nella nostra immaginazione) con il poeta catanese e insegnante dell’Ottocento Mario Rapisardi. Un poeta vero che è stato il più produttivo durante la sua carriera artistica. Un poeta ai margini della società civile per quello che tramite i versi dichiarava per questo è definito “Il Vate etneo”.

D. Rapisardi, cosa significa fare poesia per lei?
R. Per me fare poesia è libertà, è sentirsi al di sopra delle parti e delle situazioni. Poesia è volo pindarico, espiazione delle colpe, spezzare le catene della cruda realtà in cui siamo costretti a vivere.

D. Cosa pensa quando si trova a passare da una strada a lei dedicata?
R. Non mi gratifica affatto!  Una strada intitolata non è sinonimo di ricordo e di rispetto. Preferirei non avere strade intitolate ma pensieri lasciati ai posteri come monito dell’esistenza.

D. Cosa suggerisce agli educatori per ricordare ai ragazzi la storia catanese d’un tempo, da Vincenzo Bellini a Nino Martoglio sino al poeta della vergogna, Domenico Tempio?
R. Suggerisco di entrare in empatia con loro. Suggerisco la verità al di sopra di tutto, che non è soltanto quella storica ma soprattutto quella etica e morale. Suggerisco l’emulazione delle grandi menti come atto dovuto all’indipendenza personale. Lo studio è disciplina e disciplina è cultura. Il mio suggerimento accorato è di non smettere mai di perseguire la conoscenza.
Ogni autore ha qualcosa da dare: s’impara da tutti a prescindere dalle etichette date e tolte, anche se si viene considerati scurrili o troppo diretti come me.

D. Secondo Mario Rapisardi, qual è una ricetta, magari non molto dispendiosa, per portare la città etnea all’antico splendore?
R. La cosa principale che serve è la verità, poi l’onestà. La gloria personale serve solo a produrre servi impreparati.

D. Mario Rapisardi, secondo lei oggi nell’attualità si riesce a fare della poesia una autentica arte? E, ancora, le chiedo, la poesia può aiutarci a capire meglio la storia umana e, se sì, la può cambiare?
D. La poesia è “Arte”! L’arte del pensiero fulmineo e folgorante. I versi sono irripetibili, unici frutti di un momento di delirio dell’anima. Nessuno li può interpretare estrapolati da quell’attimo di estasi, neppure il poeta stesso. Vana è la ricerca di interpretazione postuma: la poesia è alchimia, esoterismo, magia. Ed è per questo che potrebbe avere benissimo uno scopo sociale: quella di mitigare il pensiero negativo, per esempio. Nutrire la nuova generazione di poesia significherebbe condurre i pensieri verso una strada morbida ed amena. Con molta probabilità si supererebbe la spigolosità di cuori avvezzi al giudizio e alla cattiveria. La poesia potrebbe diventare un cerotto curativo per materialismo ed orgoglio spropositato.

D. Il regime di allora italiano, vietava di comporre liriche nei nostri dialetti. Adesso che è trascorso tanto tempo, cosa avrebbe da dire su tale atto di censura?
R. Che è un crimine! Il dialetto è la radice, è l’idioma che ci appartiene dalla nascita. È il nostro marchio che ci fa riconoscere e che riconosciamo. È chiaro che, però, per essere capiti dai più, conoscere la lingua nazionale è fondamentale.

D. Ipotizziamo che l’elefante di Piazza Duomo a Catania potesse parlare ai cittadini. Secondo lei cosa direbbe loro?
R. “Imparate ad essere civili”!

D. Giuseppe Garibaldi è stato un suo estimatore tanto da mantenere un rapporto saldo epistolare. Cosa ha colpito il generale Garibaldi della sua lirica?
R. La spietatezza della mia sincerità. L’ha colpito il mio modo di essere vero in un mondo di “incensatori patentati” schiavi del potere dominante che non è solo lo Stato finto laico, ma una chiesa finta religiosa. Il vero “Lucifero” della società.

D. Lei è una persona e soprattutto è un Poeta che viene definito scomodo assieme a Nino Martoglio e a poche altre importanti personalità. Scomodo a tal punto da rifiutare una poltrona di potere. Scomodo anche in certe affermazioni coraggiose e libere come per esempio “flagellare e punire i malvagi”. Ci vuol dire essere libero con il pensiero cosa comporta?
R. In una parola comporta l’oblio.  L’essere dimenticati e, talora qualcuno osasse ricordare, verrebbe additato come fanatico di un pazzo visionario.

D. Oltre ad essere poeta, è stato professore universitario, rapportato alla società odierna che significa insegnare?
R. Significa creare menti pensanti: insegnare non significa impartire lezioni a memoria di una memoria storica discutibile, ma insegnare a pensare liberamente in modo libero ed intellettualmente logico. Significa produrre persone riflessive e cervelli non manipolabili.

 

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