Sono tante, e ormai da tempo, le segnalazioni che giungono alla nostra redazione da parte dei cittadini. Tutte raccontano la stessa storia: lo stato di abbandono in cui versa il cimitero monumentale di Paternò.
Un luogo che dovrebbe rappresentare non solo la memoria dei defunti, ma anche un patrimonio storico e culturale per l’intera comunità. Il cimitero, infatti, non è soltanto uno spazio di sepoltura, esso è, soprattutto, il custode silenzioso di generazioni il posto in cui dove il dolore incontra il raccoglimento
Un luogo che dovrebbe custodire memoria e rispetto, oggi appare invece segnato da incuria e trascuratezza. Sterpaglie che crescono indisturbate, lampade votive non funzionanti, rifiuti lasciati qua e là, una pulizia che non regge lo sguardo di chi vi entra.
Non è solo una questione estetica, è una ferita al decoro, un senso di trascuratezza che pesa su chi, già carico di dolore, oltrepassa quel cancello per andare a trovare un padre, una madre, un amico.
E poi c’è la questione che più di tutte ha acceso l’indignazione dei cittadini: le fontane. Quelle che un tempo erano funzionanti, oggi appaiono dismesse, abbandonate a sé stesse e mai ripristinate. Il risultato è che chi porta un fiore fresco o desidera lavare il vaso dei propri cari si trova costretto a percorrere lunghi tratti per raggiungerne una funzionante spesso collocata a parecchia distanza. Una piccola fatica che, in un contesto del genere, diventa segno tangibile di disinteresse.

Non si tratta, come qualcuno potrebbe pensare, di una lamentela marginale. L’acqua in un cimitero non è un dettaglio ma un servizio essenziale, legato a un gesto semplice ma profondamente simbolico, quello di prendersi cura della tomba dei propri cari. E quando anche quel gesto viene ostacolato dall’inefficienza ecco che nascono la frustrazione e la denuncia.
La situazione si trascina da mesi e chi frequenta regolarmente il cimitero lo sa bene. Alcuni scatti che accompagnano questo articolo parlano da sole e sono quelle di un cimitero che dovrebbe essere monumento alla memori e che oggi rischia di diventare monumento all’abbandono. E dunque, i cittadini, giustamente, si chiedono: fino a quando?
