Rosa Balistreri si trasforma in simbolo. Più delle mimose, è la Rosa – con la sua voce, la sua forza e la sua storia – a potersi considerare un simbolo moderno di tutte le donne. Martedì sera, nel Teatro Palmento Arena di Ragalna, si è aperto il sipario per un recital su “Rosa di l’arma mia – Un omaggio a Rosa Balistreri”. Ovvero una rappresentazione scenica scritta da Giuseppe Pappalardo (poeta e cultore del dialetto siciliano e della sua letteratura).
Su richiesta dell’amministrazione comunale di Ragalna, e in chiusura dell’estate ragalnese, arriva uno spettacolo – o, come preferisce l’autore, un “trattenimento e conoscenza” – pensato per valorizzare il folk in chiave moderna. Giuseppe Pappalardo esalta il ruolo della donna, la racconta, la mette di fronte al male del secolo: il femminicidio, lo sfruttamento, la discriminazione sociale, ancora tristemente palpabili in un mondo che si definisce moderno e civile.
Un teatro gremito strapieno. L’attesa per lo spettacolo era grande, per un pubblico appassionato e ammaliato dalla vita di Rosa folk Singer.
In occasione del trentacinquesimo anniversario della scomparsa di quella voce graffiante di Licata, Pappalardo ha portato in scena per il pubblico di Ragalna una narrazione dove la cantante incontra il personaggio attraverso la visione del padre. Uno spettacolo su tre figure: la voce narrante di Daniel J. Sapio, il burbero don Emanuele Balistreri, alias il padre di Rosa, e la cantante adranita Gloria Santangelo, Rosa spirito ribelle e ferito, che diventa oggi messaggio universale.

Un viaggio a ritroso nel tempo. Don Emanuele Balistreri è un padre che sì, le ha dato la vita. Vive con lei nella stessa stanza 4×4, insieme a tutta la famiglia. Da piccola, la porta a spigolare. Ma è anche, e soprattutto, un padre padrone: le trova uno sposo a soli 16 anni. Un padre che, solo dopo la morte – passato “dall’altra parte”, nel mondo della verità – riconosce il valore della figlia, la difende, la protegge. Il recital ripercorre la vita di Rosa prima che diventasse l’affermata cantante siciliana che tutti conosciamo. Consapevole della forza della propria voce, diede voce alla ribellione contro lo sfruttamento di alcune categorie di lavoratori e contro lo strapotere politico-mafioso, canta nelle piazze e nelle feste dell’Unità, canta per la difesa dei diritti delle donne.
Pappalardo si concentra sul ruolo della donna siciliana all’inizio del secolo scorso. La rappresenta anche attraverso l’uso di slide generate con l’intelligenza artificiale, mostrando come Rosa sia riuscita a sublimare il suo repertorio musicale in un prodotto artistico di indiscutibile bellezza, tanto da ottenere l’apprezzamento di figure illustri come: Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, Leonardo Sciascia, Dario Fo e tanti altri. Tira fuori dal repertorio “Mi voto e mi furriu” “Cu ti lu dissi” “I Pirati di Palermo”. Canto e cuntu”.

(foto collezione Busacca)
Un racconto teatrale, come anche molti film in voga, che senza dubbio ha imboccato la via della favola con intento morale d’alto livello, ma che della vita reale di Rosa non corrisponde tutto al vero. A dirlo sono in tanti a Licata e quanti l’hanno conosciuta. Ma è troppo tardi, su Rosa cadono ogni sorta di astrali, lo dice la voce narrante.
Ladra, approfittatrice ecc. ma ora il padre è lì a suo fianco per proteggerla. E’ la sorprendente Gloria Santangelo, che l’autore ha voluto sul palco per rappresentare Rosa Balistreri. Lei canta la ninna nanna “la dimininza” “la virrinedda”. Entra nel repertorio di Ciccio Busacca con “Lu trenu di lu suli” un poemetto composto da Ignazio Buttitta su un’altra Rosa Scordo. Strappa applausi, meritati. Il pubblico apprezza anche l’inedito “Maaria” della cantautrice Santangelo.
Alla fine dello spettacolo, un tributo collettivo. All’autore, che in poco tempo ha saputo costruire un copione solido una narrazione suggestiva. Agli attori, capaci di dare voce alla storia. E alla giovane e talentuosa Gloria Santangelo, autentica anima dello spettacolo.
Il comune di Ragalna, dopo il successo della serata, ha solo un compito, dare l’opportunità ai ragazzi che oggi tornano tra i banchi di scuola, di assistere allo spettacolo. Una replica è doverosa considerato l’esiguo spazio del teatro.