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Cultura

Ritratti e memoria: Palermo celebra Sofonisba Anguissola

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Ieri Palermo ha reso omaggio a Sofonisba Anguissola, la pittrice cremonese che circa quattro secoli fa conquistò l’Europa con la sua arte raffinata e innovativa. La chiesa superiore dell’Oratorio dei Bianchi ha ospitato la giornata di studi “Sofonisba Anguissola e il suo tempo”, organizzata in occasione del 400° anniversario della morte, e ha richiamato storici, critici e filologi da tutta Italia e dall’estero.

 

Tra i partecipanti, i discendenti delle famiglie Anguissola e Moncada hanno ricordato il legame storico e familiare con la pittrice, rendendo tangibile il filo che unisce passato e presente.

L’evento ha offerto un ritratto a tutto tondo di Sofonisba. La storica dell’arte Cecilia Gamberini ha illustrato i rapporti tra Cremona e la corte di Spagna, evidenziando come la famiglia Anguissola avesse contribuito a consolidare la fama internazionale della pittrice. Il contesto palermitano è stato invece esplorato da Vincenzo Abbate, che ha approfondito il ruolo della comunità genovese nella vita culturale e artistica della città, rivelando quanto le reti sociali e commerciali influenzassero le commesse artistiche.

Uno dei momenti più suggestivi è stato l’intervento di Carla Rossi, filologa e storica dell’arte, direttrice dell’Institut d’Estudis Filològics, Dantescs i Digitals Avançats di Barcellona. Rossi ha presentato la sua ricerca intitolata “12 luglio 1629. L’incontro palermitano tra Van Dyck e Sofonisba. Ritratto di una defunta in ottima salute?”, che corregge un errore cronologico ripetuto per oltre un secolo dalla storiografia artistica. Grazie all’analisi del Taccuino italiano di Antoon Van Dyck, conservato al British Museum, è stato possibile stabilire con precisione che l’incontro tra Van Dyck e Sofonisba Anguissola a Palermo avvenne il 12 luglio 1629, e non nel 1624, come erroneamente indicato da Herbert Cook nel 1915. Questo equivoco aveva condotto a ritenere che la pittrice fosse già morta nel 1625, basandosi su un’annotazione del Liber mortuorum della parrocchia di Santa Croce. Rossi ha chiarito che quell’annotazione non riguarda Sofonisba Anguissola, ma una sua omonima e nipote acquisita, Sofonisba Lomellini, figlia del patrizio Giulio Lomellini, a sua volta figlio del secondo marito della pittrice. La correzione della data conferma la presenza di Sofonisba a Palermo negli anni finali della sua vita e restituisce coerenza alle testimonianze del soggiorno palermitano del giovane Van Dyck.

Giuseppe Abbita, cultore di discipline umanistiche varie presso la Libera Università “Tito Marrone” di Trapani, ha messo in luce il rapporto tra arte e devozione, analizzando opere legate alla peste e i cicli dedicati a Santa Rosalia, e il secondo soggiorno di Van Dyck a Palermo, con un’attenzione particolare al contesto storico e spirituale dell’epoca.

Mario Marubbi, storico dell’arte e conservatore della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona, ha raccontato il percorso stilistico di Sofonisba, tra classicismo e invenzione, descrivendola come una pittrice “al bivio tra Minerva e Mercurio”, capace di coniugare sapienza tecnica e acume creativo.


Grande interesse ha suscitato l’intervento del critico Alfio Nicotra, che ha dedicato la sua analisi alle due pale conservate nella chiesa dell’ex Monastero della Santissima Annunziata di Paternò.
Nicotra ha sostenuto la sua ipotesi secondo cui El Greco sarebbe stato presente in Sicilia in quegli anni e avrebbe collaborato con Sofonisba alla definizione della composizione generale delle opere. Nella prima pala la figura centrale sarebbe realizzata da Sofonisba, mentre l’impostazione scenica complessiva sarebbe attribuibile a El Greco; nella seconda, sotto il mantello della Vergine, si riconoscerebbe la mano del pittore cretese, mentre l’attribuzione della figura alla pittrice cremonese resta ipotetica.

Le due pale, quasi coeve e di dimensioni analoghe, mostrano comunque una notevole coerenza stilistica, frutto del dialogo tra due protagonisti del tardo Rinascimento europeo. Al convegno ha partecipato anche Domenico Cretti, restauratore, che ha contribuito a restituire splendore alle pale collocate a Paternò.

La giornata si è chiusa con la visita alla tomba di Sofonisba nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi, un momento di raccoglimento che ha reso tangibile la continuità tra presente e passato.

 

Uscendo dall’Oratorio, resta la percezione di quanto la grandezza della pittrice non risieda solo nella maestria tecnica, ma nella capacità di dialogare da pari con i grandi dell’arte, lasciando un’eredità che ancora oggi illumina il panorama culturale europeo.

Sofonisba Anguissola resta, quattro secoli dopo, una voce autorevole che continua a parlare attraverso i suoi dipinti e la sua storia, portando luce dove l’arte e la vita si incontrano.

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