Connect with us

In Primo Piano

S.M. di Licodia, continuano le ricerche del bambino tunisino scomparso

Bocche cucite da parte degli inquirenti che stanno vagliando ogni pista

Pubblicato

il

Indagini serrate e bocche cucite, quelle dei Carabinieri della Compagnia di Paternò e della Stazione di Santa Maria di Licodia sul fronte delle ricerche del bambino di 10 anni di origine tunisina che ha fatto perdere le proprie tracce da 2 giorni. Il minore, al momento della scomparsa, viveva all’interno di un’abitazione, in disponibilità di una cooperativa che si occupa di accoglienza ai rifugiati. A diffondere la notizia della scomparsa del bambino, tramite una fotografia e le descrizioni delle caratteristiche fisiche dello stesso, erano state le forze dell’ordine, nel tardo pomeriggio di ieri. Da quel momento, era partito un tam tam mediatico tale da interessare anche le reti nazionali, come la trasmissione “Chi l’ha visto?” di Rai 3, che ha mandato in onda il servizio. Ad indagare sulle scomparsa, sin da subito, sono stati i Carabinieri della Compagnia di Paternò insieme ai colleghi della Stazione di S.M di Licodia. Secondo quanto appreso informalmente, sembrerebbe trattarsi di un allontanamento volontario. Alla base di tale gesto potrebbe esserci un provvedimento del Tribunale dei minori che dispone lo spostamento del giovane ad altri affidatari. Il bambino, giunto in Italia nel 2021, in questi anni, avrebbe vissuto in paese con due donne ritenute sin dall’inizio della vicenda, legate a lui da un rapporto di parentela. Ipotesi, quest’ultima, che sarebbe al vaglio degli inquirenti insieme alla posizione di altri soggetti che potrebbero aver avuto un ruolo centrale nella scomparsa del bambino. A rendere ancora più intrigata la vicenda, un messaggio di una delle presunte sorelle all’interno di una chat whatsapp del calcetto dove scrive “io sono la sorella l’abbiamo trovato e lui sta bene”.

Cronaca

Scordia, Fillea Cgil su decesso imprenditore: “Ogni morte sul lavoro è un fallimento dello Stato”

“Non è accettabile che nel 2025 si continui a morire cadendo da un’impalcatura- dice il sindacalista Vincenzo Cubito- È ora di dire basta alla logica del profitto a scapito della vita e della dignità dei lavoratori, siano essi dipendenti o datori di lavoro”

Pubblicato

il

Ancora una tragedia nel settore edile, ancora una vita spezzata sul lavoro. Esprimiamo profondo cordoglio per la morte di Nunzio Mazzone, 65 anni, titolare di un’impresa edile, deceduto dopo una caduta da un ponteggio mentre eseguiva lavori di ristrutturazione su una palazzina a Scordia”.

nella foto l’imprenditore Nunzio Mazzone

A parlare è Vincenzo Cubito segretario generale Fillea Cgil Catania- Caltagirone che cosi interviene dopo l’ennesimo incidete mortale sul lavoro La salma si trova adesso al cimitero di Scordia dove è stata portata subito dopo l’incidente su disposizione della procura di Caltagirone.  A condurre le indagini i carabinieri di Palagonia. A breve dovrebbe essere effettuata l’ispezione cadaverica. “A nome della Fillea Cgil di Catania e Caltagirone, ci stringiamo con dolore attorno alla famiglia della vittima. Ma al cordoglio si accompagna l’indignazione: non possiamo più assistere in silenzio a questa strage continua, consumata nei cantieri, troppo spesso in assenza di adeguate condizioni di sicurezza.

Ogni morte sul lavoro è un fallimento dello Stato, delle istituzioni, del sistema delle imprese- dice Cubito- Non è accettabile che nel 2025 si continui a morire cadendo da un’impalcatura.

È ora di dire basta alla logica del profitto a scapito della vita e della dignità dei lavoratori, siano essi dipendenti o datori di lavoro. Chiediamo con forza che venga fatta piena luce sulle dinamiche dell’incidente e che le autorità competenti verifichino il rispetto delle normative sulla sicurezza nei cantieri. Ma serve un cambio di passo urgente e strutturale: più controlli, più ispettori, più formazione, più prevenzione. La sicurezza sul lavoro non può essere un costo da ridurre, ma un diritto inviolabile da garantire. Lo ripetiamo da anni: il lavoro deve servire a vivere, non a morire” ha concluso così Cubito.

 

Continua a leggere

In Primo Piano

Belpasso, sequestrata benzina contaminata da gasolio

Ad intervenire la Guardia di Finanza dopo una segnalazione da parte di un automobilista

Pubblicato

il

Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nei giorni scorsi, hanno sequestrato nel comune di Belpasso (CT), 28.000 litri di benzina contaminata al 26% da gasolio, che avrebbe causato guasti meccanici agli automobilisti a seguito di rifornimento alla pompa. La vicenda trae origine da una segnalazione al numero di Pubblica Utilità “117”, avvenuta recentemente da parte di un cittadino rimasto in panne col proprio autoveicolo dopo il rifornimento di benzina.

Gli operatori 117, della centrale operativa della Guardia di finanza di Catania, ricevuta la notizia hanno allertato i militari della Compagnia di Paternò che hanno effettuato i primi riscontri sulla benzina oggetto di segnalazione, prelevando un campione del prodotto petrolifero da sottoporre ad analisi. L’esito delle analisi avrebbe fatto emergere che la benzina era stata contaminata con un’alta percentuale di gasolio, pari al 26%, quantificabile in 7.290 litri.

Il riscontro effettuato, secondo le prime evidenze investigative, avrebbe permesso di escludere una contaminazione involontaria del serbatoio benzina con carburante diesel. Infatti, presso il distributore, non sarebbero state rilevate differenze tra le giacenze fisiche e contabili nel serbatoio del gasolio che, in caso di deficienza, avrebbe potuto spiegare un travaso involontario ma, al contrario, sarebbe stata rilevata un’eccedenza dello stesso prodotto risultato mescolato alla benzina.

Per tali ragioni, il gestore dell’impianto è stato deferito alla locale Procura, per violazione dell’art. 515 del c.p. – “frode nell’esercizio del commercio”, sulla base degli indizi raccolti da verificare in sede giurisdizionale, e sono stati sottoposti a sequestro penale due serbatoi contenenti 28.152 litri di benzina contaminata e le pompe di rifornimento collegate.

La Guardia di finanza si impegna, attraverso un’attenta azione di monitoraggio e controllo, a contrastare che prodotti petroliferi chimicamente alterati siano immessi nel mercato, determinando rischi per l’ambiente e per la sicurezza della circolazione stradale.

Continua a leggere

Trending