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Politica

Unione Comuni Val Simeto, “Indipendenti” licodiesi replicano al presidente Russo

Consiglieri Indipendenti: “ Non è la prima volta che la Presidente del Consiglio interpreta gli scritti in modo personalistico cercando di deviarne il significato palesando in tal modo tutto il proprio ostracismo nei confronti di chi rappresenta la parte aversa del consiglio comunale”

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Continuano le repliche politiche al comunicato del Presidente del Consiglio di Santa Maria di Licodia Maria Russo in merito alla presunta illegittimità delle elezioni che hanno portato i consiglieri comunali La Delfa, Spalletta e Ranno a rappresentare il piccolo centro etneo nel Consiglio dell’Unione dei comuni Val Simeto. Oggi, a replicare, sono gli indipendenti.

La nota integrale

Non è la prima volta che la Presidente del Consiglio interpreta gli scritti in modo personalistico cercando di deviarne il significato palesando in tal modo tutto il proprio ostracismo nei confronti di chi rappresenta la parte aversa del consiglio comunale, tanto da essergli costato una mozione di censura votata compattamente dalla stragrande maggioranza dei Consiglieri. Anche questa volta dà una lettura ed una interpretazione di quanto accaduto che è completamente lontana dalla realtà. È bene quindi fare chiarezza.

In data 27.03.2024 si è svolta la seduta del Consiglio Comunale per l’elezione dei rappresentanti presso l’Unione dei Comuni Val Simeto. La seduta è stata caratterizzata da una accesa quanto approfondita discussione nella quale èstato chiarito che stante la composizione del Consiglio Comunale non era facile stabilire chi rappresentava la maggioranza e chi l’opposizione e tutti rivendicavano la presenza di un proprio Consigliere. Al termine della discussione i Consiglieri facenti capo al gruppo Uniti per Licodia proponeva la candidatura della Consigliera Piemonte Caterina, la quale oltre a non appartenere allo stesso gruppo è stata eletta nel gruppo di opposizione Ideale Comune la quale a sua volta però ha proposto la Consigliera Maria Spalletta.

Ovviamente è stato fatto osservare che risultava impossibile votare due esponenti della minoranza uscita dalle elezioni e non essendosi trovato accordo i Consiglieri Indipendenti e il gruppo Ideale Comune hanno deciso di attuare il dettato di cui all’art. 9 c. 1 del Regolamento del Consiglio Comunale che recita testualmente “I Consiglieri eletti in una medesima lista formano un gruppo Consiliare“. Votando così due Consiglieri della lista vincente La Delfa e Ranno ed uno della lista perdente Spalletta. Non c’è stata nessuna forzatura né nessuna violazione di norma regolamentare.Viceversa appare di tutta evidenza che il tentativo di forzatura è stato fatto proprio dai componenti del gruppo Uniti per Licodia a cui appartiene la Presidente del Consiglio, che voleva fare eleggere al Consiglio una Consigliera non appartenente al proprio gruppo ed eletta nella lista perdente.

Evidentemente non soddisfatta dell’esito della votazione la Presidente con un atto non previsto da nessuna Legge e da nessun Regolamento, ma animata soltanto da sentimenti di ostracismo nei confronti della parte avversa, palesando per altro incompetenza nel ruolo, richiedeva all’Assessorato Regionale un controllo di Legittimità preventiva sull’atto adottato dal Consiglio, Istituto abrogato ormai da decenni. La Regione ovviamente chiedeva chiarimenti alla segretaria la quale però essendo organo tecnico non può in alcun modo entrare nella dinamica dei gruppi Consiliari perché strariperebbe illegittimamente dai propri compiti.

Viceversa ampie e motivate deduzioni sono state fornite dai Consiglieri Comunali, argomentazioni che sono state interamente recepite dall’Assessorato. Infatti l’Ente, sorvolando del tutto sulla inconcludente richiesta di controllo di legittimitàformulata dalla Presidente, non dava corso ad alcuna procedura di commissariamento e conveniva con quantoaffermato dai Consiglieri in ordine alla non facile lettura della composizione del Consiglio Comunale. Non dettava alcuna disposizione perentoria   e dopo una serie di auspici lasciava alla riconosciuta autonomia normativa e organizzativa rivedere l’elezione dei rappresentanti. Pertanto risulta evidente non solo la legittimità della deliberazione che è stata votata osservando tutte le cautele normative e regolamentari ma noi riteniamo che altrettanto legittima è stata l’elezione dei rappresentanti.

Ci troviamo in una situazione in cui al posto di essere felici che un comune piccolo come il nostro ha avuto la capacità di ottenere la presidenza di questa Unione dei Comuni, portando ulteriori benefici al nostro territorio, si vuole solo denigrare la modalità di voto per stravolgere la democraticità dell’aula. Aspettiamo serenamente le iniziative della Presidente e cui risponderemo compatti sempre nel rispetto della Legge dallo Statuto e dal Regolamento Comunale nella speranza che nel frattempo la Presidente ed i suoi collaboratori si siano aggiornati dal punto di vista legislativo e non ingolfino nuovamente l’Assessorato Regionale con inconcludenti richieste non previste dalla Legge.

 

In Primo Piano

Paternò, Fratelli d’Italia spara a zero sul sindaco Naso sulla questione sicurezza

“Il primo cittadino, dopo un’anno di immobilismo, si sta muovendo solo adesso, dopo che la situazione è precipitata, visto quello che è successo nei giorni scorsi” dicono Coordinamento e Gruppo Consiliare di FdI

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Critiche dal coordinamento FDI di Paterno e dai nove consiglieri del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia sono state rivolte al sindaco paternese Nino Naso,  accusato di aver sottovalutato la questione relativa all’ordine pubblico in città, in particolare la tematica migranti.

Critiche al sindaco Naso anche perché, in un recente video, il primo cittadino su questa vicenda ha criticato Fratelli d’Italia, in particolare il presidente ARS Gaetano Galvagno e il deputato nazionale Francesco Ciancitto, accusandoli di “non aver fatto abbastanza su tale questione, facendo parte della coalizione che sono alla guida dell’Isola e dell’Italia. In una nota stampa Fratelli D’Italia ricorda le iniziative intraprese a Paternò dal partito di Giorgia Meloni.

“In data 4 marzo 2024, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha formalmente richiesto la convocazione urgente e straordinaria di un Consiglio Comunale Aperto, al fine di affrontare l’escalation di gravi episodi che avevano già compromesso il senso di sicurezza nella nostra comunità: omicidi, tentati omicidi, aggressioni, risse in stato di ebbrezza, occupazioni abusive di immobili. Una situazione già allora intollerabile, spesso riconducibile – come accertato dalle forze dell’ordine – a soggetti extracomunitari irregolari. Nella richiesta è stato comunque ribadito il principio fondamentale dell’accoglienza verso chi rispetta la legge e si integra correttamente nel tessuto sociale cittadino”.

Il gruppo consiliare aveva sollecitato la partecipazione della Prefettura, della Questura e delle forze dell’ordine.  “Il Sindaco non ha mai provveduto a estendere tali inviti né ad attivare una convocazione istituzionale degli organi competenti, di fatto vanificando l’iniziativa. Alla seduta consiliare erano invece presenti, su esplicito invito del nostro gruppo, l’On. Gaetano Galvagno (Presidente dell’ARS) e l’On. Francesco Ciancitto, i quali, con grande senso istituzionale, hanno assicurato piena disponibilità ad intervenire nell’ambito delle loro competenze e funzioni, sottolineando l’urgenza di affrontare il problema con strumenti condivisi e coordinati”.

Ed ancora in data 13 giugno del 2024 presentata una interrogazione consiliare sugli immigrati. In data 25 gennaio 2025 comunicato stampa su tema immigrazione.   In data 15 aprile 2025, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha inoltre depositato un’interpellanza consiliare con oggetto: “Emergenza sicurezza urbana – escalation di atti vandalici, sacrilegi ai danni di simboli religiosi, rapine a mano armata. Anche in questa occasione il Sindaco ha scelto di non agire- si legge in una nota stampa- ignorando ancora una volta la richiesta di convocare un tavolo istituzionale con la Prefettura”.

Coordinamento e Gruppo consiliare di Fratelli  D’Italia hanno evidenziato che dopo “un anno di totale immobilismo da parte dell’Amministrazione Comunale” quest’ultima ha preso una iniziativa  visto che la situazione “è precipitata in quanto, in pieno centro cittadino, giorni addietro un  soggetto extracomunitario irregolare ha molestato più donne nell’arco dello stesso pomeriggio, scatenando la reazione indignata di molti cittadini che sono intervenuti, giungendo persino ad aggredire l’autore delle molestie e, tragicamente con nostro grande dispiacere ,anche i carabinieri intervenuti. Di fronte a questi fatti gravissimi- si legge nella nota- il tentativo del Sindaco Naso di scaricare responsabilità sul partito Fratelli d’Italia e sugli On. Galvagno e Ciancitto appare non solo improprio, ma profondamente scorretto e lesivo della verità”.

Fratelli d’Italia di Paternò quindi  ha sottolineato che solo poco giorni fa il sindaco “ha finalmente convocato una giunta straordinaria per prendere atto della recrudescenza della criminalità che, da circa un anno, interessa il territorio di Paternò. Alla luce di questa situazione, si è ritenuto urgente sollecitare l’istituzione di un tavolo di confronto con la Prefettura e le forze dell’ordine, come sostenuto da noi nel corso di un intero anno.

Finalmente il Sindaco sembra prendere coscienza della gravità della situazione. Il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia rinnova il proprio impegno costante per la legalità, la sicurezza e il rispetto della dignità di ogni cittadino, e respinge con forza ogni tentativo di strumentalizzazione politica di una vicenda tanto seria quanto dolorosa per l’intera comunità di Paternò.

Invitiamo il Sindaco, in qualità di garante della sicurezza della città, ancora una volta, ad assumersi le proprie responsabilità istituzionali e ad attivarsi immediatamente per richiedere un tavolo tecnico con la Prefettura, coinvolgendo in maniera seria e concreta tutti gli organi preposti all’ordine pubblico e alla sicurezza” si chiude cosi la nota stampa del Coordinamento FdI- Gruppo Consiliare FdI.

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In Primo Piano

Referendum, cinque quesiti in materia di lavoro e cittadinanza, si vota 8 e 9 giugno

Per la validità della consultazione referendaria popolare è necessario che si rechino alle urne metà degli aventi diritto al voto più uno (50% più 1).  Sarà possibile votare domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15

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Tra venti giorni gli italiani sono chiamati ad esprimersi sui 5 referendum abrogativi in materia di lavoro e cittadinanza.

I prossimi 8 e 9 giugno dunque italiani alle urne, in concomitanza – per alcune città – con l’eventuale turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. Ma entriamo nel dettaglio dei quesiti referendari: i primi quattro affrontano tematiche legate al mondo del lavoro, con particolare attenzione ai licenziamenti e alla sicurezza. Gli elettori riceveranno quattro schede di colore diverso: verde, arancione, grigia e rossa.

Se si è d’accordo con l’eliminazione della norma oggetto del quesito, bisogna votare sì. Se si è contrari, bisogna votare no.

Il quesito n. 1 (sulla scheda verde) riguarda il cosiddetto “contratto a tutele crescenti” e i licenziamenti illegittimi. In pratica, per gli assunti da marzo 2015, il contratto a tutele crescenti ha eliminato la possibilità del reintegro nella maggior parte dei casi di licenziamento illegittimo, prevedendo solo un indennizzo economico compreso tra 6 e 36 mensilità. Se il referendum venisse approvato per i contratti di lavoro a tempo indeterminato si tornerebbe al sistema precedente, quindi, tornerebbe possibile il reintegro nel posto di lavoro, e non soltanto il risarcimento economico.

Il quesito n. 2  (sulla scheda arancione)  riguarda i licenziamenti, e i relativi risarcimenti, nelle piccole imprese. Chiede di eliminare i limiti massimi di risarcimento oggi previsti in caso di licenziamento senza giusta causa. Il referendum propone di lasciare al giudice la possibilità di stabilire liberamente l’ammontare del risarcimento in base alla singola situazione.

Il quesito n. 3  (sulla scheda grigia) riguarda i contratti a termine e propone di eliminare la possibilità attualmente prevista per i datori di lavoro di stipulare contratti a termine della durata massima di dodici mesi, senza dover indicare una motivazione precisa.

Infine, il quesito n. 4  (sulla scheda rossa) riguarda la responsabilità in caso di incidenti sul lavoro. Attualmente, nei casi di appalto o subappalto, le aziende committenti non sono responsabili per gli infortuni sul lavoro, la responsabilità ricade solo sull’impresa che esegue il lavoro, non su quella che lo ha commissionato. Il referendum vuole eliminare questa eccezione: se dovesse vincesse il sì, anche le aziende committenti potrebbero essere ritenute responsabili per danni legati ai rischi specifici dell’attività appaltata.

Il quinto quesito invece sposta l’attenzione su un’altra tematica relativa alla cittadinanza italiana (scheda gialla). Nello specifico se si è d’accordo con il dimezzamento del requisito di residenza per concedere la cittadinanza italiana agli adulti extracomunitari, bisogna votare sì. se non si è d’accordo, bisogna votare no. con la vittoria del si, si passerà dagli attuali 10 anni ai 5 anni per potere richiedere la cittadinanza.

Per la validità della consultazione referendaria popolare è necessario che si rechino alle urne metà degli aventi diritto al voto più uno (50% più 1).  Sarà possibile votare domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15.

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