A Paternò, ma soprattutto nella Piana di Catania, cresce tra gli allevatori di bestiame la preoccupazione della presenza tra gli animali della febbre catarrale degli ovini meglio nota anche come “lingua blu”. Si tratta di una malattia virale trasmessa da insetti vettori che colpisce ruminanti domestici e selvatici come pecore, capre e bovini. Viene trasmessa agli animali tramite le punture di alcuni moscerini. Sono centinaia gli ovini fino adesso morti per la malattia o comunque abbattuti. Ingenti i danni per gli allevatori. Da quanto si apprende la malattia non sarebbe contagiosa per gli esseri umani.
“La febbre catarrale ha colpito nelle nostre zone gli ovini. E’ una malattia diffusa in alcuni distretti sanitari della provincia di Catania- ha detto Francesco Lamancusa, direttore dell’UOC Sanità animale ASP etnea- quali i distretti di Paternò, Adrano e Bronte. Come tali sono coinvolti parecchi allevamenti, complessivamente 8500 capi, di questi sono stati colpiti oltre 500 e circa la metà è andata a morte. La malattia non si trasmette da animale ad animale- prosegue Lamancusa- non si trasmette da animale a uomo ne con i prodotti. E’ una malattia che viene trasmessa da un vettore che è la zanzara culicoide. Bisogna fare lotta di prevenzione affinchè gli animali non siano punti dalle zanzare. Inoltre è necessario fare una profilassi vaccinale con i vaccini disponibili in commercio”.
Sula questione è intervenuto anche il presidente della Confagricoltura Catania Giosuè Arcoria: “La situazione è drammatica per gli allevatori – ha detto a Etnanews24 Arcoria- Quest’ultimi, dopo la siccità che ha prodotto la mancanza di foraggi e mangimi, devono adesso fronteggiare anche la moria di animali. Prima che la malattia si espande e diventa incontrollabile è necessario attivarsi a livello non solo locale ma regionale per capire come muoversi. Allo stato attuale possiamo mettere in campo solo azioni di prevenzione”.
Sulla vicenda c’è una presa di posizione dell’associazione a difesa dei consumatori “Aiace” la quale per voce del suo presidente Giuseppe Gullotta è pronta a sostenere e a difendere gli allevatori del distretto sanitario di Bronte, Paternò e Adrano, duramente colpiti dai gravi danni economici causati dall’epidemia di “blue tongue”. “Ad oggi, l’unico modo efficace per debellare questa malattia- si legge in una nota stampa-è attraverso la prevenzione con il vaccino, e non è pensabile che il costo di questa misura essenziale ricada interamente sugli allevatori. In un contesto già reso critico dalla siccità, Aiace insieme alle associazioni di categoria difenderanno gli allevatori, chiedendo che il costo del vaccino sia coperto dal Servizio Sanitario Nazionale, e che vengano attivati anche contributi economici per far fronte alle perdite subite.
Ci faremo promotori per rappresentare le ragioni degli allevatori dinanzi all’ASP di Catania, all’Assessorato regionale alla Salute e al Ministero della Salute- prosegue la nota stampa- È essenziale sottolineare che faremo tutto il possibile per sostenere gli allevatori, ma con realismo e trasparenza: non intendiamo creare facili illusioni o alimentare false promesse. Il nostro obiettivo è lavorare in stretta collaborazione con le istituzioni, affinché si possano trovare soluzioni concrete e realizzabili. Un allevamento sano e sostenibile è una garanzia per la stabilità a lungo termine del settore agroalimentare. Se gli allevatori vengono lasciati soli in momenti di crisi, l’intero settore potrebbe subire danni duraturi, portando a chiusure di aziende agricole e un impatto negativo sull’economia locale e nazionale. L’associazione dei consumatori ha quindi l’interesse a preservare una filiera agroalimentare solida e sostenibile, a beneficio dei consumatori”.