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Catania, incendio aeroporto Fontanarossa, Gip archivia posizione vertici SAC

Secondo il Giudice per le indagini preliminari “non è emersa in capo agli indagati una condotta colposa casualmente riconducibile all’evento incendiario”

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A Catania la Gip del Tribunale etneo  Giuseppina Storari, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato la posizione di cinque indagati della Sac nell’inchiesta scaturita sull’incendio divampato il 16 luglio 2023 al Terminal A dell’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini, che causò la chiusura dello scalo.  Secondo la giudice “non è emersa in capo agli indagati una condotta colposa casualmente riconducibile all’evento incendiario”.

L’archiviazione ha riguardato tutti appartenenti alla Sac, la società che gestisce i servizi a terra: l’amministratore delegato Nico Torrisi, l’accountable manager, Giancarlo Guarrera, il post holder Terminal e responsabile sistemi informatici, Antonio Palumbo, e gli addetti di presidio Riccardo Sciuto e Carmelo Battiato.

“La SAC , società che gestisce gli aeroporti di Catania e Comiso, esprime grande soddisfazione per l’accoglimento da parte del GIP della richiesta di archiviazione relativa all’indagine espletate a seguito dell’incendio del 16 luglio 2023- si legge in una nota stampa della SAC- che aveva reso necessaria la temporanea chiusura del Terminal A, causando inevitabili disagi per i passeggeri. Il provvedimento del Gip, che ha recepito integralmente le argomentazioni dei Pubblici Ministeri, conferma la correttezza e linearità della condotta posta in essere dai vertici di SAC, che hanno sempre agito nel pieno rispetto delle normative vigenti, ponendo al centro della propria missione la tutela e la sicurezza degli utenti, dei clienti e dei fornitori”  si legge ancora nella nota stampa.

Soddisfatto l’amministratore delegato di SAC Nico Torrisi,  che risultava indagato assieme ad altre quattro persone.  “Ho scelto di affrontare questi mesi con discrezione e riservatezza, riponendo piena fiducia nell’operato della magistratura. In momenti così delicati è fondamentale unire le forze e lavorare insieme per affrontare le sfide con determinazione, trasparenza e responsabilità- ha dichiarato Torrisi-  In un contesto emergenziale come quello vissuto, SAC ha dimostrato un impegno costante, una professionalità e una competenza esemplari.

Nonostante le sfide affrontate, abbiamo lavorato incessantemente per garantire la continuità dei servizi e la sicurezza dei passeggeri, ripristinando le operazioni aeroportuali in tempi rapidi e con efficienza. La nostra priorità è sempre stata quella di garantire standard elevati per tutti coloro che transitano attraverso i nostri aeroporti, mentre continuiamo a portare avanti con determinazione il piano di sviluppo strategico che punta a rafforzare le infrastrutture, migliorare i servizi e ampliare le connessioni internazionali, rendendo i nostri scali sempre più competitivi e attrattivi” ha concluso Nico Torrisi.

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Sicilia, processo “Open Arms”, Matteo Salvini assolto “perchè il fatto non sussiste”

Il Tribunale di Palermo ha assolto il leader della Lega dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’uffici

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FOTO ANSA

Si è chiusa nel tardo pomeriggio di ieri la vicenda giudiziaria che ha visto imputato il vice premier Matteo Salvini. Infatti il Tribunale di Palermo ha assolto il leader della Lega dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio al processo per la vicenda della nave della ong spagnola Open Arms, perché ‘il fatto non sussiste’.  L’accusa contestava al vicepremier e ministro dei Trasporti, quando ricopriva la carica di ministro dell’Interno ad agosto 2019, di aver impedito illegittimamente all’equipaggio dell’imbarcazione catalana di far sbarcare a Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare.

“Sono felice: dopo tre anni ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia. Difendere la Patria non è un reato ma un diritto. Andrò avanti ancora più determinato di prima”. A dirlo Matteo Salvini subito dopo la lettura della sentenza da parte dei giudici palermitani.

Oscar Camps, fondatore della Ong Open arms non soddisfatto della sentenza: “Il dispiacere è soprattutto per le persone, che come abbiamo detto dal primo minuto, sono state private della loro libertà. Aspettiamo le motivazioni dei giudici, per valutare se appellare la sentenza come speriamo anche la Procura della Repubblica. Con questo processo, che è unico nella storia italiana ed europea, abbiamo voluto restituire dignità alle 147 persone trattenute a bordo e private della loro libertà per 20 giorni”.

“Sono infinitamente felice per Matteo Salvini. Ma soprattutto, da cittadino e da ministro, sottolineo l’importanza di questa sentenza che riafferma un principio importantissimo: non si può mettere sotto processo la linea politica di un governo.  Di questo si stava parlando a Palermo. E la verità è che la strategia contro l’immigrazione irregolare attuata dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini rappresentava coerentemente la linea politica del Governo Conte 1, collegialmente perseguita dall’esecutivo con il sostegno della maggioranza parlamentare. I magistrati hanno evidentemente riaffermato questo principio che è fondamentale per assicurare un corretto rapporto tra i poteri dello Stato”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

 

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Catania, condannate tre dottoresse per un cesareo ritardato

La sentenza è stata emessa oggi dai giudici della terza sezionale penale del Tribunale del capoluogo etneo

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Sono state condannate a sei anni ciascuno di reclusione due dottoresse dell’ex ospedale Santo Bambino, Gina Currao e Amalia Daniela Palano, accusate di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. La sentenza è stata emessa dai giudici della terza sezionale penale del Tribunale di Catania.

Il processo ha riguardato l’inchiesta relativa alla nascita del 2 luglio del 2015 di un bimbo con gravissimi disturbi neurologici perché, secondo l’accusa, a fine turno avrebbero tardato a intervenire con un parto cesareo per non restare ancora al lavoro. Il collegio sul capo di imputazione di lesioni gravissime colpose non si è espresso, trasmettendo gli atti alla Procura per valutare il profilo del dolo eventuale.

Nel processo l’azienda ospedaliera Vittorio Emanuele, a cui faceva capo l’ospedale Santo Bambino, è entrata con il doppio ruolo di responsabile e parte civile ed è stata condannata in solido al pagamento dei danni morali, da stabilire altra sede, alle parti civili, i genitori del bambino. I giudici hanno disposto il pagamento di una provvisionale da parte dell’Azienda e delle due dottoresse di 150 mila euro ciascuno ai genitori del bambino, mentre, a loro volta, Currao e Palano dovranno risarcire personalmente l’ospedale con 20mila euro ciascuno.

Il Tribunale ha condannato a cinque anni di reclusione una terza dottoressa, Paola Cairone, per falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e al risarcimento, in solido con l’azienda, di 100 mila euro ai genitori del piccolo e, personalmente, a 15 mila euro all’ospedale. Le tre dottoresse sono state interdette in perpetuo dei pubblici uffici e legalmente per la durata della pena.

Il Tribunale ha trasmesso alla Procura gli atti delle deposizione di un teste per falsa  testimonianza. Amalia Daniela Palano e Gina Currao sono accusate di non avere eseguito subito un parto cesareo per “evitare di rimanere a lavorare oltre l’orario previsto, nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale emersi dal tracciato, somministrato alla gestante dell’atropina per simulare una inesistente regolarità nell’esame medico”.

Nelle indagini della sezione di Pg della polizia della Procura, è entrata anche la dottoressa Paola Cairone che, secondo l’accusa, “pur non essendo a conoscenza degli avvenimenti precedenti, praticava alla paziente per due volte le manovre di Kristeller, tecnica bandita dalle linee guida, nonostante un tracciato non rassicurante e non contattava in tempo il neonatologo che effettuava l’intervento di rianimazione con gravissimo ritardo”.

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